Brexit, verso le Elezioni europee?
Le vacanze pasquali hanno dato un po’ di respiro alla tribolata signora May, ma alla prossima ripresa i suoi problemi si ritroveranno ancora interi e apertissimi. Il dialogo aperto con i laburisti non ha dato finora alcun risultato apprezzabile. Come ho scritto più volte, non è solo un dialogo tra sordi potenziali, ma tra gente che negozia con le mani legate dietro la schiena. Né la May né Corbyn controllano i rispettivi partiti e qualunque accordo raggiungessero sarebbe poi violentemente contrastato dall’interno di essi.
Nella sostanza, i laburisti non possono che insistere almeno per un’unione doganale con l’Europa, però una parte consistente del partito e della sua dirigenza chiede con forza un referendum confermativo (con la possibilità di cancellare la Brexit), cosa che la May ovviamente non può accettare. Un compromesso al ribasso (accordo commerciale con l’UE sul modello norvegese o altro) è ovviamente sempre possibile, ma non soddisferà gli hardliner dei due partiti.
Il tutto è complicato dalla prospettiva ormai abbastanza concreta che la Gran Bretagna debba partecipare alle Elezioni europee. La May aveva ripetutamente giurato che ciò non sarebbe avvenuto, ed è ancora possibile evitarlo, ma solo se il Parlamento, in tempi brevi, si decide ad approvare l’accordo con l’UE già respinto tre volte. Ma a un mese di distanza dalla data delle elezioni (23 maggio), la macchina elettorale è in moto e tutti i partiti si muovono ormai con l’occhio fissato alla campagna. I sondaggi danno in testa il nuovo partito antieuropeo fondato da Nigel Farage, e in perdita i conservatori, mentre i laburisti sarebbero in crescita, limitata però dai nuovi gruppi pro-europei, dai liberali e dagli indipendenti. A differenza delle elezioni politiche, quelle europee sono rette dal sistema proporzionale, per cui alla fine andranno sommati i voti a favore e contro la Brexit, come test indicativo dello stato d’animo del paese, ma questo conto sarà difficile, considerate le divisioni all’interno dei conservatori e dei laburisti.
Il programma elettorale dei laburisti non è chiaro. Voci autorevoli in seno al partito reclamano una posizione esplicita a favore di un nuovo referendum, come solo mezzo per concentrare sul Labour i voti di quelli (oggi in maggioranza) favorevoli a restare in Europa. Pare che l’80% del partito sia a favore di questa linea, ma l’ineffabile Corbyn (un disastro in questa difficile fase) resta ambiguo. Per cui, se il Labour non prende finalmente una linea chiara e attraente, i voti dei pro-europei andranno dispersi in vari gruppi.
Purtroppo, in una vicenda vitale per il futuro del paese (e importante per l’Europa intera), continuano a prevalere interessi e calcoli di politica partitica. Non è un bello spettacolo quello che la più antica democrazia sta dando al resto del mondo.
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