Benedetta follia (Film, 2018)

Abbiamo recuperato un film perduto in sala durante la scorsa stagione cinematografica, nella convinzione di aver omesso la visone di un film interessante di Carlo Verdone, di un’opera che finalmente ci avrebbe fatto riscoprire la classe del regista di Compagni di scuola o di Io e mia sorella. Detto tra noi, ci sarebbe bastato anche rinverdire i fasti puramente comici di Borotalco, Un sacco bello, Bianco rosso e Verdone, Viaggi di nozze. Niente di tutto questo.

Benedetta follia strappa qualche sorriso ma produce soprattutto una dose massiccia di imbarazzo. Verdone interpreta un marito abbandonato dalla moglie che dopo trent’anni di matrimonio si scopre omosessuale fuggendo con la commessa del negozio – un’attività di oggetti sacri a servizio del Vaticano – e lo lascia in preda ai ricordi e alla solitudine. Il vuoto interiore del protagonista sarà riempito da una ragazzina trucida, assunta come commessa, che organizzerà appuntamenti al buio con donne improbabili (ipocondriache, ubriacone, ninfomani), fino all’innamoramento fatale con un’infermiera, guarda caso la madre della trucidona. Un film che definirlo inutile si fa un complimento all’inutilità, la sola cosa interessante è una straordinaria colonna sonora anni Ottanta che miscela La stagione dell’amore (Battiato) a Splendido splendente (Rettore), alcuni pezzi blues (Durango Blues) e un gran finale anni Sessanta con la suggestiva Estate di Martino. Fotografia identica a quella di mille altre commedie italiane prive di ambizioni (per dirla con Avati), quel giallo ocra notturno di una Roma immortalata a base di ordinari carrelli e asfittiche panoramiche.

I registi italiani non conoscono più la differenza tra commedia e farsa, forse non sono più capaci di fare commedia, perché ogni volta che ci provano viene fuori un prodotto impresentabile, che affida – come in questo caso – le armi della comicità nelle mani di personaggi che si infilano telefonini nella vulva, donne che si scolano litri di vino e trucidone che parlano in romanesco. Tutto questo è farsa e mi sta pure bene, quando il regista è consapevole di quel che sta facendo: confezionare una pellicola che faccia ridere di pancia. Non va bene quando il tentativo vorrebbe essere altro e finisce per diventare solo imbarazzante. In ogni caso grande incasso (8 milioni e mezzo), in fondo quel che interessa di questi tempi, per una pellicola che più provinciale e raffazzonata non si può, premiata dal pubblico e persino da certa critica che ha omaggiato Verdone. Non basta uno sceneggiatore valido come Guaglianone, purtroppo, a risollevare un film da una tristezza infinita, così come non sono sufficienti attrici interessanti del livello di Ilenia Pastorelli e Maria Pia Calzone. Ultima interpretazione per Paolo Paoloni, il megadirettore galattico di Fantozzi, recentemente scomparso, in un cameo come prete rincoglionito. Perché non riesci più a volare? Verrebbe da dire, parafrasando De André. Per rifarci la bocca, una di queste sere ci rivedremo Compagni di scuola. Benedetta follia, invece, è consigliato perderlo.

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Regia: Carlo Verdone. Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Carlo Verdone, Menotti. Fotografia: Arnaldo Catinari. Montaggio: Pietro Morana. Scenografia: Giuliano Pannuti. Costumi: Tatiana Romanoff. Musiche: Michele Braga, Tommy Caputo. Trucco: Alessandra Venzi. Produttore: Aurelio De Laurentiis. Produttore Esecutivo: Maurizio Amati. Casa di Produzione: Filmauro. Genere: Commedia. Durata: 109’. Interpreti: Carlo Verdone (Guglielmo), Ilenia Pastorelli (Luna), Lucrezia Lante della Rovere (Lidia), Maria Pia Calzone (Ornella), Paola Minaccioni (Raffaella), Federica Fracassi (Rita), Elisa Di Eusanio (Letizia), Gina Rovere (mamma di Letizia), Margherita Di Rauso (Antonietta), Aldo DE Martino (cardinal Maresca), Paolo Paoloni (padre Martinez).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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