Votantonio
Quest’anno per la prima volta sono molto indecisa se andare a votare. Non mi era mai successo di essere così demotivata e anche infastidita. Tutti mi fanno pena e alcuni anche altro. I primi della classe – quelli pane e legalità, parlo come penso, due neuroni al costo di uno – mi hanno proprio rotto; reggo poco anche i giustizieri e i detrattori dei giustizieri. Sembrano tutti caduti dal pero. Quelli che governavano prima sembrano all’improvviso colpiti da amnesia e attaccano presi da impeti di verginità rifatta. Oh Tinto, se siamo dove siamo è colpa anche vostra. Le persone normali esasperate da tanto malgoverno “di destra, di sinistra e di tutto il cucuzzaro”, hanno votato per protesta e ora si pentono. Bei tempi di una volta quando il candidato si presentava su un palco tutto imbandierato e diceva cose sensate o quantomeno che sembravano tali: adesso si attacca tutto e tutti.
E quelle belle Tribune politiche in bianco e nero dove tristissimi uomini appartenenti ai vari partiti, tutti con pose intellettuali ma composti nel loro bell’abitino, snocciolavano dati e promesse, parole intelligenti e incomprensibili. Mi ricordo da ragazza che le Tribune politiche erano seguite dai miei in religioso silenzio, tranne ogni tanto qualche sbuffo qua e là. La Rai cominciò le Tribune nel 1960: raccontò Leone Piccioni Vicedirettore dell’epoca che i partiti indicavano i nomi che poi venivano trascritti in fogli di carta che poi si arrotolavano e si mettevano in un sacchetto di stoffa, tipo quello dei numeri del Lotto. In presenza dei giornalisti (molti o pochi, a seconda) il Vice estraeva il fogliettino con il nome e lo rendeva noto subito al Direttore generale che era Bernabei. Però in certi casi, per amicizia o per rispetto, si telefona direttamente al candidato: per esempio a Moro, a Saragat, a Nenni.
Pensa un po’ a farlo ora: come minimo ti denunciano per proselitismo oppure ti sputtanano sui social come amichetto di questo o di quello. Sono nostalgica, parlo di un altro secolo e per questa ragione il mio candidato ideale è Antonio La Trippa. E lui voterò.
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