Cronache dai Palazzi

Il governo Conte si dà appuntamento a lunedì 27 maggio. Il voto europeo impone a tutti uno stop. Il decreto sicurezza è stato per l’appunto rinviato e il premier Conte ha annunciato che tornerà in Consiglio dei ministri dopo le Europee. “Dal presidente Sergio Mattarella nessuna censura preventiva”, ha assicurato il presidente del Consiglio, che ha incontrato il capo dello Stato al Quirinale.

Anche il vicepremier Matteo Salvini ha incontrato il presidente Mattarella, mentre il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che “senza affiatamento non si può andare avanti, non si può vivere di stallo”. Per il vicepremier Luigi Di Maio, invece, “basta minacciare crisi di governo e basta fare conta delle poltrone. Si pensi al Paese”.

Il decreto Sicurezza caro a Salvini e il decreto sulla Famiglia caro a Di Maio slittano a dopo il voto. A proposito del primo, il decreto Sicurezza, il premier ha affermato che “sembrano superate le criticità in precedenza segnalate” e ha ribadito che “ tutto il governo condivide i due obiettivi politici”. Nello specifico, l’esecutivo intende “intervenire sulla disciplina vigente in materia di sicurezza nei mari territoriali e nel territorio, al fine di introdurre anche misure di più efficace contrasto contro i traffici irregolari di migranti, e nell’altro caso intervenire con ulteriori misure a sostegno delle famiglie”. Di fronte alle telecamere di Porta a Porta, Matteo Salvini ha a sua volta mostrato il testo del decreto Sicurezza, affermando che “è pronto in tutto il suo articolato, la parte più importante è la lotta alla camorra e alla mafia, sui migranti è una minima parte”. Salvini ha inoltre aggiunto: “Toglierei l’abuso d’ufficio, i sindaci non firmano più niente per paura di essere indagati”. “Lo stallo sui rimpatri è la cosa che più mi preoccupa. Se nessuno ci pensa, allora ci penseremo noi – sembra aver affermato Luigi Di Maio – con un piano per rimpatriare le centinaia di migliaia di irregolari in Italia”.

Per quanto riguarda l’intervento del Quirinale, invece, “occorre un chiarimento”, ha affermato il premier Giuseppe Conte difendendo il ruolo esercitato dal Capo dello Stato. “È prassi consolidata che l’interlocuzione con gli uffici del Quirinale quando vi siano decreti legge abbia luogo, in via del tutto informale, anche prima dell’approvazione dei testi in Consiglio dei ministri, in previsione dell’emanazione, una funzione che spetta al presidente della Repubblica. Però per come è stata rappresentata ci sono delle incongruenze. Non si può attribuire al presidente una censura preventiva e il ruolo di sindacato politico. Il Quirinale non ha svolto questo ruolo e non intende svolgerlo, né in astratto né in concreto”.

Salendo al Quirinale, il presidente del Consiglio non ha comunque premuto l’acceleratore sui provvedimenti bandiera che i partiti azionisti della maggioranza avrebbero voluto definire prima del voto europeo. In effetti il decreto Sicurezza bis dovrebbe essere rivisto in alcuni passaggi definiti “critici”, su quali il Quirinale non transige. Mentre per quanto riguarda il decreto Famiglia è stato congelato anche perché necessiterebbe di una copertura finanziaria di circa un miliardo – come ha rilevato il ministro dell’Economia Giovanni Tria – per ora non disponibile.

Sergio Mattarella ha ribadito a Giuseppe Conte le proprie riserve costituzionali. Il premier, a sua volta, anche come esperto del diritto, si è assunto la responsabilità delle dovute correzioni da apportare ai due testi. Le modifiche riguarderebbero il cosiddetto sistema di “porti chiusi”, in quanto il decreto aumenterebbe i poteri del Viminale su traffico navale, migranti e scafisti, sottraendoli ai ministeri di Infrastrutture e Giustizia. Misure che inoltre rischierebbero di confliggere con le convenzioni internazionali in materia di ricerca, soccorso e salvataggio in mare. Un altro punto sul quale riflettere riguarda l’articolo 6 che esplicherebbe delle nuove misure di polizia con l’intento di fornire strumenti più forti agli agenti, con pene da uno a tre anni per chi ostacola un pubblico ufficiale durante una manifestazione.

Tra gli argomenti dolenti, e dibattuti tra coloro che hanno firmato il contratto di governo, spunta inoltre l’Autonomia regionale in stallo da diverso tempo. L’iter per Veneto, Lombardia e Emilia–Romagna è stato intrapreso a febbraio ma è stato bloccato dai pentastellati che hanno stoppato alcune bozze presentate dagli alleati. Ed ancora il decreto Sblocca cantieri: gli azionisti della maggioranza non sembrano mettersi d’accordo per quanto riguarda vincoli sugli appalti, deroghe, commissari ed opere alle quali dare la precedenza. L’intento di base sarebbe semplificare la normativa e le procedure in materia di public procurement con il ritorno al regolamento unico e sistemi di scelta del contraente non discrezionali. Alcuni territori, ad esempio dei comuni non capoluogo di provincia, potrebbero procedere autonomamente all’espletamento delle gare d’appalto. Si tratta nel complesso di norme da rivedere per poter procedere per gradi senza mettere in discussione la certezza delle fonti del diritto sulla quale, tra l’altro, si basa l’intero sistema legislativo del nostro Paese. Occorrerebbe evitare una certa confusione normativa e una possibile instabilità che a loro volta potrebbero creare dei blocchi invece che “sbloccare” i progetti. Ed infine le nuove norme sulla famiglia per le quali i due alleati di governo sembrano sfidarsi con testi contrapposti: da una parte pannolini detassati e assegni per figli disabili, dall’altra un fondo da un miliardo per le famiglie con figli con ciò che resta del reddito di cittadinanza.

Di fronte all’assemblea di Confindustria, nonostante l’accoglienza non calorosa (il contrario di quella tributata al presidente Mattarella), il premier Conte ha prefigurato uno scenario economico che può migliorare: “Siamo ferocemente determinati. Siamo fermamente convinti che l’Italia possa farcela, che tutti noi possiamo farcela. Riportiamo il Paese nell’orizzonte che gli spetta, un orizzonte di crescita, di sviluppo sostenibile”. E riguardo al suo governo ha assicurato anche al presidente Mattarella che “non cadrà”, nonostante l’alta tensione tra i partner.

Tutto è rimandato a tempi post elettorali, quando liberi dall’urgenza di rastrellare voti si potrà forse ragionare meglio e più concretamente – magari insieme, condividendo idee e progetti – sulle sorti del Paese. I primi di giugno, ad esempio, si ripresenterà la discussione sulla procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per eccesso di debito e il governo non può rischiare di farsi trovare impreparato. Come ribadito anche agli imprenditori il governo mira alla crescita, in pratica dopo la fase 1 dedicata all’emergenza sociale dovrebbe partire a breve la fase 2 dedicata a sostenere il sistema produttivo del Paese. Viale dell’Astronomia ha proposto un “piano triennale” da realizzare “insieme”, in cui si prevede la ripartenza dei cantieri e una nuova stagione di investimenti pubblici; una spending review con meccanismi premiali per valorizzare i funzionari pubblici che generano efficienza. Ed infine, l’assunzione di 10 mila giovani qualificati nella Pubblica amministrazione e il raddoppio in tre anni degli Its, gli Istituti tecnici superiori, che avrebbero il compito di formare le professionalità più richieste dalle aziende dopo il diploma.

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