Climate change, uccelli migratori a rischio
E’ stata celebrata qualche giorno fa, come avviene da qualche anno a cadenza puntuale, la Giornata mondiale degli uccelli migratori, istituita nel 2006, per far riflettere sulla loro importanza nell’ecosistema della Terra. Si tratta, purtroppo, di un “capitale naturale”, quello degli uccelli, messo sempre più a rischio dalle attività quotidiane dell’uomo.
Le Organizzazioni internazionali “Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici selvatiche” (Csm), “Accordo sulla conservazione degli uccelli migratori africani, europei e asiatici” (Aewa), il CNR, solo per citarne alcune, che operano sotto l’egida del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), hanno unito i loro sforzi per scongiurarne la scomparsa, la loro tutela e salvaguardare l’apporto che forniscono all’ecosistema del nostro Pianeta.
Se si viene a modificare l’equilibrio climatico a soffrirne non è solo il “Capitale naturale”, ma viene ad essere condizionata anche la salute delle persone, su tutte le forme viventi del Pianeta in modo diretto (per conseguenza degli “estremi” climatici, come le ondate di caldo) o indiretto (influendo sui determinanti ambientali come la qualità dell’aria, l’integrità dei servizi eco-sistemici, la qualità e la sicurezza alimentare e delle risorse idriche). La stessa diffusione epidemiologica delle malattie tra i Continenti e nei Continenti viene ad esserne influenzata: la malaria, la febbre del dengue e molte altre il cui ciclo di espansione epidemiologica sono influenzate positivamente dal cambiamento climatico.
Questo è il motivo che ha giustificato la creazione e il lavoro del Panel Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC), che ha dimostrato come il riscaldamento globale stia aumentando esponenzialmente a ritmi vorticosi: dall’1,5°C della fine del secolo scorso, ai 2°C dell’Accordo di Parigi fino ad arrivare ai 3°C della tendenza attuale e come sia condizionato anche da fattori quali la rapida urbanizzazione, la mancanza di una pianificazione territoriale lungimirante e gestita accortamente nell’ottica della sostenibilità che aggrava gli impatti del cambiamento climatico soprattutto nelle città, che sono un crocevia d’importanza strategica fondamentale non solo per le influenze sui cittadini, ma sulle collegate ripercussioni sul tessuto economico: assetti infrastrutturali e punto di snodo degli equilibri dell’innovazione e dello sviluppo della civiltà contemporanea.
A dimostrare la gravità di questo scenario concorrono le Ricerche dei ricercatori mondiali, tra questi lo Studio dell’Università di Edimburgo e pubblicato sul Journal of Animal Ecology e riportato nel sito della Bbc: gli uccelli migratori modificano i propri comportamenti per colpa dei cambiamenti climatici, arrivano prima nei luoghi della propria riproduzione, rischiano in questo modo di trovare meno cibo, meno spazio, un ecosistema non rispondente alle loro esigenze e di non poter, conseguentemente, nidificare. Lo Studio ha analizzato numerosissime specie di uccelli migratori in ogni Continente e giungendo alla conclusione che gli uccelli migratori a causa dell’aumento delle temperature prodotto dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento globale raggiungono i loro habitat estivi per la riproduzione un giorno prima del normale per ogni grado in più sulla media delle temperature del periodo stagionale esaminato. Dato questo, che non è affatto un fattore di secondaria importanza come può sembrare, ma che ha notevoli influenze sulla vita e sulla capacità riproduttiva di centinaia di specie di volatili. I ricercatori hanno notato che i più danneggiati sono i migratori sui lunghi tragitti che hanno notato avere una capacità di adattamento alle mutazioni ambientali meno rapida ed efficace.
Sono state esaminate dai ricercatori di Edimburgo anche materiali del passato, tra i quali lavoro di altri scienziati o naturalisti come quelli dell’americano Henry David Thoreau, quali momenti ed elementi d’importanza strategica notevole per la prevenzione degli effetti più gravi e pericoli per l’impatto ambientale sul Pianeta: “lo Studio, ma anche le indicazioni e gli appunti del passato che sono stati rinvenuti – dichiara Takuji Usui, uno tra i ricercatori che hanno curato il lavoro scientifico – sono fondamentali e rappresentano una base molto importante per aiutarci a comprendere e prevedere in futuro le capacità degli uccelli migratori di adattarsi ai cambiamenti climatici”.
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