Cronache dai Palazzi
Lo Sblocca cantieri è legge dopo il voto di fiducia posto da Montecitorio sul testo approvato dal Senato lo scorso 6 giugno. La definitiva conversione in legge dovrà comunque avvenire entro il 17 giugno pena la decadenza del DL 32/2019. Si tratta di un decreto che abbraccia edilizia, urbanistica e infrastrutture, con l’obiettivo di rilanciare gli investimenti pubblici. Diverse le semplificazioni, dai commissari straordinari per sbloccare le opere in stato di stallo alle correzioni al Codice appalti che dovrebbero contribuire ad alleggerire le procedure di aggiudicazione delle opere. In sostanza, lo Sblocca Cantieri dovrebbe snellire le procedure di presentazione e deposito delle pratiche edilizie e il contenuto minimo dei progetti previsti dal Testo Unico dell’edilizia. Nella pratica gli interventi sono classificati come “rilevanti per la pubblica incolumità”, di “minore rilevanza” o “privi di rilevanza”. I piccoli Comuni, con una popolazione che non supera i 20 abitanti, avranno più tempo per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale, finanziati dalla Legge di Bilancio 2019 per un totale di 400 milioni. In particolare è prevista l’installazione di sistemi di videosorveglianza all’interno di istituti per l’infanzia e scuole dell’infanzia nonché presso le strutture che ospitino anziani e disabili.
Altre misure sono state per ora congelate con un super-emendamento che ha pacificato i rapporti tra M5S e Lega. Tra le novità più rilevanti: appalto integrato fino al 2020; subappalto con tetto al 40% per cui, per ogni gara, sarà la Stazione Appaltante ad indicare nel bando la quota di lavoro o di servizi subappaltabili e non sarà necessario indicare la terna dei subappaltatori fin dalla fase dell’offerta; ed inoltre procedura negoziata fino a un milione di euro; nuove autorizzazioni sismiche per cui si va a modificare il Testo Unico dell’edilizia partendo dall’introduzione del consistente art. 94-bis, che prevede l’obbligo di acquisire la preventiva autorizzazione sismica per la realizzazione di costruzioni non più in relazione alla classificazione sismica (1, 2, 3) del territorio, bensì in relazione alla rilevanza dell’intervento strutturale. Istituito anche il commissario condominiale.
Smontato di fatto il Codice degli appalti della scorsa legislatura che era stato calibrato sugli standard europei, teso a contrastare la concorrenza e il malaffare, garantire la trasparenza delle imprese e delle opere, oltreché tutelare la sicurezza dei lavoratori. Si torna all’aumento della quota di subappalto, viene reintrodotto il criterio del massimo ribasso, la possibilità di procedere per trattativa privata. Ritorna anche l’appalto integrato di progettazione ed esecuzione e le varianti in corso d’opera. Ci si aggiudica il lavoro solo con il progetto definitivo che dovrà comprendere un ‘contenuto minimo’, ossia una relazione generale, elenco dei prezzi unitari delle lavorazioni previste, computo metrico-estimativo, piano di sicurezza e di coordinamento con l’esplicazione analitica dei costi della sicurezza da non assoggettare al ribasso. La realizzazione dei lavori dipenderà comunque dall’avvenuta redazione e approvazione del progetto esecutivo. Stoppati i collaudatori attraverso gli albi e il processo di riduzione delle stazioni appaltanti.
Sarà obbligatorio il parere del CSLP (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici) per le opere di importo superiore a 75 milioni di euro (oggi 50 milioni). Il sub-emendamento dimezzerebbe inoltre anche i termini per rendere il parere, che passerebbero da 90 giorni a 45 giorni. I documenti e le certificazioni degli operatori avranno invece una durata di sei mesi. Per quanto riguarda i certificati e i documenti (escluso il Durc) già acquisiti ma scaduti da meno di 60 giorni, per i quali sia stata avviata una procedura di rinnovo, la Stazione Appaltante potrà certificare direttamente attraverso gli enti certificatori la sussistenza di eventuali cause di esclusione. Qualora gli enti non rispondano entro 30 giorni, i certificati potranno essere ritenuti definitivamente scaduti. Non sarà inoltre possibile escludere dalle gare progetti con irregolarità fiscali non accertate in via definitiva, diversamente da quanto previsto dal Decreto Legge e dalla bozza precedente del ddl di conversione. Infine potrà essere nominato un collegio anti-contenzioso, istituito per prevenire le controversie nella fase di esecuzione del contratto. Si tratterebbe di un collegio consultivo tecnico di assistenza entro 90 giorni dall’apertura del cantiere. Sono previsti infine pareri di riserva anche a proposito degli aspetti progettuali, seppure già verificati, e viene estesa l’applicazione dell’accordo bonario.
Nel frattempo si attende il parere dell’Europa a proposito del famigerato debito pubblico. Il governo di Roma chiede più tempo all’Ue e il ministro dell’Economia Giovanni Tria frena la flat tax a trazione leghista, in quanto per ora mancherebbero le coperture. L’Italia potrebbe chiedere alle istituzioni europee di congelare la procedura fino all’autunno dato che solo nella seconda metà di luglio saranno disponibili nuovi dati sugli eventuali risparmi. Il ministro Tria ha comunque ribadito che verranno rispettati i parametri europei e che al momento non si avverte alcuna urgenza di una manovra correttiva. L’Europa ha a sua volta ripetuto che i tempi delle scadenze restano quelli delle prossime settimane e che sarà decisivo l’Ecofin del 9 luglio che riunirà i ministri finanziari dell’Ue.
A proposito della lettera di risposta del governo italiano all’Europa, il premier Giuseppe Conte ha dichiarato: “Da un lato vogliamo rispettare il patto di Stabilità e crescita, ma dall’altro lato non vogliamo rinunciare a offrire un contributo critico”. Per quanto riguarda il debito pubblico, invece, Conte ha affermato: “Riusciremo a ridurlo in un modo che forse neppure ci aspettavamo”. Nel contempo Palazzo Chigi ha previsto l’istituzione di diversi tavoli tecnici ognuno dei quali avrà il compito di affrontare un tema, dalla flat tax al cuneo fiscale, dalle privatizzazioni alla riforma delle esenzioni. L’Europa attende però delle risposte certe il prima possibile, in pratica non si potrà aspettare l’autunno. “Dobbiamo arrivare ad un compromesso” con l’Ue, ha dichiarato Tria, in quanto “è interesse dell’Italia e anche dell’Europa”. Il rapporto deficit/Pil infine, assicura il ministro dell’Economia, “andrà verso il 2,2 o il 2,1 per cento perché abbiamo una serie di entrate aggiuntive e risparmi non indifferenti”. Nel replicare a Bruxelles anche il premier Conte ribadisce la tenuta economica dei conti pubblici e delle scelte del suo esecutivo.
Per la Commissione europea rimane comunque “giustificata” una procedura per disavanzo eccessivo, tantoché l’Italia rischierebbe una multa fino a 9 miliardi di euro, ossia lo 0,5 per cento del Pil, oltre al congelamento dei fonti strutturali (73 miliardi fino al 2020) e lo stop dei prestiti concessi dalla Banca europea degli investimenti. Il governo italiano esclude a sua volta l’imposizione di patrimoniali e nuove tasse, e per ridurre il disavanzo prevede l’impiego dei tre miliardi recuperati da Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Per i dati, le cifre e i numeri definitivi che l’Europa ci chiede urgentemente si dovrà però attendere.
Il numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde ha espresso la propria fiducia nei confronti del Belpaese che “dovrebbe trovare il percorso di bilancio e avere il coraggio politico di attuare le riforme che liberino il genio italiano”. In caso contrario si ripresenterebbero i rischi di “bassa crescita, assenza o blocco delle riforme strutturali”, oltreché il rischio di perdere “la fiducia degli investitori”. Nel mirino del Fmi ci sono comunque anche altri Stati del Nord come Germania e Olanda, che “frenano la crescita” – ha affermato Lagarde – non rispettando la regola europea di non superare il 6 per cento di surplus nelle partite correnti. Tali capitali potrebbero essere investiti ad esempio per rilanciare la ripresa di Stati esportatori come l’Italia. Il Fondo monetario internazionale individua infine diversi punti di debolezza nel settore bancario europeo con crediti deteriorati, requisiti di capitale insufficienti, bassa redditività, oltre alla necessità di centralizzare l’azione contro il riciclaggio di denaro.
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