Sinistra incorreggibile
Le elezioni locali e quelle europee hanno permesso al PD un modesto recupero, che per le sue dimensioni può essere considerato solo come l’inizio di un cammino che non può che essere lungo e difficile. Di una cosa è però indubbio, che questo cammino di ripresa ha assoluto bisogno: una vera e solida unità del Partito e, al di là di esso, relazioni positive con altre componenti costitutive della sinistra, come Sindacati e cooperative. Accettando differenze e anche contrasti di idee, ma capace di comporle in programmi equilibrati e condivisi, alla fine rispettati lealmente da tutti.
Le primarie, con la scelta di Zingaretti a nuovo Segretario, costituivano un primo, necessario ma modesto passo in questa direzione. Il neo-Segretario si era presentato infatti come il sostenitore di un partito inclusivo, aperto alle varie componenti interne, e ne aveva dato un buon esempio nelle liste dei candidati alle europee. Poi, nella scelta della nuova Segreteria del partito, ha ceduto al vecchio, inguaribile vizio della sinistra: le scelte polemiche e sostanzialmente di corrente. Tenendone fuori i renziani, ha tenuto fuori una componente certo scomoda e critica, ma che rappresenta comunque una parte non del tutto trascurabile degli aderenti e degli stessi elettori. La mossa avrebbe un senso, sia pure remoto, solo se Zingaretti puntasse a una convergenza, sia pur di medio termine, con i 5Stelle e dovesse eliminare l’ostacolo rappresentato all’interno del PD da una gruppo renziano da sempre ostile all’idea. Ma prestare al Segretario del PD una strategia così complessa e lungo corso mi sembra abbastanza ingenuo.
Nel frattempo, lo spettacolo è tornato a essere quello di sempre: nella sconfitta come nella vittoria, lo sport preferito nella sinistra resta quello di litigare.
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