Analfabetismo funzionale nell’era dell’ignoranza

Nessuno si senta offeso: il termine è volutamente utilizzato nel suo corretto significato di non conoscenza, di non consapevolezza,o anche di incompetenza. Nulla di cui doversi vergognare: è chiaro che un avvocato è difficilmente in grado di poter parlare di algoritmi o fisica quantistica, e ben potrebbe pensare che siano esattamente la stessa cosa; allo stesso modo un esperto maestro gelatiere ben difficilmente potrà intervenire in una discussione in materia di astrofisica tra specialisti del ramo i quali, a loro volta, non dovrebbero disquisire sulla quantità di zucchero o latte siano previsti nella preparazione di un tiramisù.

Invece oggi i tuttologi imperversano ovunque: se prima ci limitavamo ad essere una nazione di commissari tecnici ogni volta che la nazionale di calcio scende in campo, oggi ricalchiamo l’immagine decisamente azzeccata data da Francesco Gabbani nella sua Occidentali’s Karma: tutti tuttologi sul web.

L’argomento è già stato ampiamente trattato (appunto) da tutti e in pochi riescono a non attribuire una grave responsabilità di questa situazione ad internet e alla rete che, andando oltre le parole di Umberto Eco, non ha solo dato voce a legioni di imbecilli ma, peggio ancora, ha dato a moltitudini di analfabeti l’illusione di poter accedere alla conoscenza. E non parliamo degli ormai pochi veri analfabeti, non in grado di leggere e scrivere, ma di quella categoria correttamente definita di analfabeti funzionali, cioè coloro che, pur in grado di leggere e scrivere,  non hanno la capacità di usare questi strumenti nelle situazioni di vita quotidiana, poiché del tutto incapaci di valutare e usare le informazioni di cui hanno la possibilità di disporre. Il risultato è la totale mancanza di valutazione dei messaggi che recepiscono, l’impossibilità di operare una valutazione critica e, pertanto, fermarsi ad una prima immagine, esteriore e superficiale, che viene apoditticamente accettata come verità assoluta.

Basta che i concetti siano semplici, che non richiedano elaborazione, che magari vadano contro altre opinioni o teorie che necessiterebbero ragionamento e comprensione. Esempi? Fin troppo facile: la terra è piatta perché non potremmo stare in piedi su una palla che gira a quella velocità; i vaccini? Contengono ferro e mercurio, ferro e mercurio sono veleni, un veleno uccide e porta le peggiori malattie prima fra tutti l’autismo. Vogliamo continuare? I poteri forti vogliono uccidere tutti e lo fanno con le scie chimiche (che poi non è dato comprendere come non  usino una banalissima atomica e poi chi siano questi poteri forti).

E la conoscenza ecco che diventa un qualcosa di superfluo; una perdita di tempo; un lusso da professoroni che ben possono essere criticati dal meccanico che spiega come si potesse salvare il ponte Morandi o dalla cugina della fruttivendola che critica il medico del Policlinico che si permette di prescrivere antibiotici che non servono a niente perché le malattie si curano con succo di girasole e clisteri di caffè. Anche per il cancro basta una mela al giorno.

Viene da chiedersi che cosa vi possa essere dietro queste decisioni di fermarsi ad una spiegazione tanto semplice e di effetto, quanto potenzialmente pericolosa. Recentemente sono stati condannati per omicidio colposo i genitori e l’omeopata di un bambino, morto per otite, che volevano curarlo, appunto, con l’omeopatia. Anche i genitori di una ragazza morta per leucemia hanno subìto una condanna per omicidio: volevano sostituire alla chemio rimedi naturali.

Sul web è più facile che trovi spazio un personaggio inquietante che promette di allungare la vita fino a 120 anni nutrendosi dei suoi prodotti alternativi. E poco sembra importare ai suoi troppi fan che sia stato denunciato dall’ordine dei medici e sanzionato da AGCOM per avere diffuso informazioni lesive della salute. Meno spazio e meno visibilità ha trovato la notizia che l’università di Lille ha chiuso il suo corso di omeopatia. Le voci che più si sono alzate sono state quelle di chi ha accusato l’ateneo francese di essere al servizio di Big Pharma e delle multinazionali che vogliono solo fare soldi sulla pelle altrui.

Analfabetismo funzionale e mancanza di conoscenza possono generare danni incalcolabili e dare origini a gravi situazioni irreversibili. Ma la massa sul web sembra che si sia scelta una sua diversa e nuova versione della “dotta ignoranza” di Cusano, senza neanche sapere di che cosa stia parlando. Si sono informati sul web e hanno una tastiera a loro disposizione. Che cosa altro chiedere alla vita? Malox per i professoroni.

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