Italia delle Regioni

Autonomia differenziata delle regioni, le posizioni dei alcuni presidenti di regione. Con l’autonomia regionale “vogliamo rafforzare l’efficienza di servizi e pubblica amministrazione, in un quadro di coesione in cui i livelli essenziali delle prestazioni siano assicurati a tutti i cittadini. Non vogliamo maggiori risorse, ma spendere meglio quelle che ci sono”. Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in un’intervista al Corriere della Sera. E a chi gli contesta di volere la ‘secessione dei ricchi’, risponde: “E’ un’accusa che non trova riscontro nelle nostre richieste”. E ribadisce: “Non chiediamo un euro in più: la sfida è l’efficienza, gestire meglio a parità di risorse. L’Emilia-Romagna non chiede 23 materie, e all’interno delle 15 a cui punta definisce funzioni precise per gestire meglio rigenerazione urbana, sicurezza del territorio, rifiuti, sanità”. Alla sua regione interessa “avere insegnanti nelle aule a settembre, scuole moderne e sicure. Un approccio diverso da Veneto e Lombardia”, afferma Bonaccini. E aggiunge: “Mi pare che il governo si stia attestando sulla nostra posizione. Per dire se firmeremo devo prima capire che risposte ci daranno. Ora vedo molta confusione”.

Rispetto alle perplessità manifestate da Fontana e Zaia sulle eventuale ipotesi in una intesa al ribasso, Bonaccini. in un’intervista al Tg2, sottolinea “Anche noi firmeremo l’autonomia se saremo convinti, ma sulla scuola la proposta del premier Conte è esattamente quella dell’Emilia-Romagna. Non vogliamo insegnanti dipendenti della Regione”. Ma “La nostra proposta – ha detto – non spaventa nessuno, quindi forse è quella più equilibrata. Se gli emiliano-romagnoli possono andare più veloci daranno una mano a crescere anche agli italiani”.

Il presidente della Liguria, Giovanni Toti,  in un post sul suo profilo facebook, commenta il fatto che il premier Conte, con una lettera al Corriere, abbia fatto un appello al nord, indirizzando di fatto alcune critiche “ai miei colleghi governatori Zaia e Fontana, che stanno contestando duramente le ultime scelte del governo in materia di autonomia. Mi chiedo perché – ha sottolinearo Toti – questi consigli non siano stati spesi anche di fronte alle scelte scellerate di alcuni ministri grillini, ultima fra tutte quella di bloccare una opera fondamentale come la Gronda di ponente. O quando, sempre per pura propaganda, si sono fatte scelte di politiche industriali o infrastutturali che inevitabilmente porteranno a blocchi e infiniti ricorsi a discapito degli italiani. Quindi proprio per il suo ruolo, caro presidente Conte, le chiediamo a nome del nord, a cui lei oggi parla, che vengano considerate le istanze delle regioni sull’Autonomia, comprese quelle della Liguria, frutto di studi approfonditi di cui si discute da anni e che porteranno crescita e sviluppo per tutto il paese, e soprattutto vigili affinché le opere infrastrutturali come Tav, Terzo Valico e Gronda si facciano al più presto. Caro presidente Conte, non condanni all’isolamento il nord con i no del movimento cinque stelle, quelli sì che sono a esclusivo uso politico e mediatico! Le preoccupazioni dei governatori di Lombardia e Veneto e dei loro abitanti sono legittime e noi come Regione Liguria ci uniamo a loro perché temiamo la decrescita infelice a cui le politiche del movimento cinque stelle ci stanno condannando. A inasprire il dibattito non sono certo i governatori che tutti i giorni sono sul territorio a contatto con i problemi della gente e siamo sempre a disposizione per un confronto costruttivo e privo di pregiudizi. Per questo chiediamo che ci sia un incontro al più presto a Roma tra lei e le Regioni coinvolte nel percorso di Autonomia, compresa la Liguria. Il nostro obiettivo infatti resta quello di portare risultati concreti e non qualche voto in più”.

Di diverso avviso il Presidente della Campania, Vincenzo De Luca che ha “apprezzato la posizione del presidente del Consiglio Conte sull’autonomia differenziata. Sarebbe stato meglio se la avesse esplicitata qualche mese fa, ma meglio tardi che mai”, ha detto nel corso di un’intervista a Radiouno, sottolineando che  “l’autonomia regionale senza prima un’operazione verità su quanti soldi pro capite ricevono i cittadini del sud e quelli del centronord è una truffa. Voglio vedere i numeri”.   “Io sono pronto – ha detto De Luca – ad accettare ogni risultato. Se viene fuori che ci sono sprechi allora tagliamo. Ma non posso tollerare l’idea della spesa storica né fare balletti sull’autonomia senza guardare ai numeri. I dati Istat per la spesa pubblica allargata ci dicono che il centrosud riceve 3.000 euro pro capite in meno rispetto al centronord: i dati parlano di una spesa pubblica allargata di 12.000 euro pro-capite al sud e di 14.900 al centro nord”.

Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, intervenendo alla trasmissione di Rai Radio 1 “Centocittà”, che ha affrontato il tema del regionalismo differenziato, ha detto che “Sembra circondata da un alone di mistero questa vicenda. E’ come se nessuno al di sotto della ‘linea gotica’ avesse il diritto di sapere di cosa stiamo parlando. Noi siciliani non siamo contrari in linea di principio al regionalismo differenziato, siamo autonomisti da 73 anni. Ma vogliamo capire cosa c’è dentro il Patto. Rimane un concetto misterioso”. Da parte nostra non c’è dunque – ha concluso Musumeci – nessun pregiudizio. A patto che manteniamo fede al dettato ricordato dal presidente Mattarella, che “l’Italia deve essere una comunità coesa e solidale. Ma se questo regionalismo differenziato, per una sbavatura nella sua applicazione, dovesse rendere più ricco chi è già ricco e più povero chi è già povero, non mi sembrerebbe una grande opera di architettura istituzionale”.

In ogni caso “Penso che l’autonomia differenziata non sia una questione limitata soltanto al triangolo del Nord. Perché le ripercussioni sul piano fiscale, ma sostanzialmente sulla finanza locale, arriveranno a tutte le altre Regioni e peseranno su queste”. Per questo motivo “Ho chiesto al presidente Conte di fare quello che avrebbe dovuto fare già da un pezzo, istituire un Tavolo per tutti i rappresentanti delle Regioni e non soltanto per quelle che chiedono l’applicazione dell’autonomia differenziata. Non ci ingelosiamo del fatto – ha aggiunto Musumeci -che le Regioni del Nord possano su alcune specifiche materie chiedere competenze e deleghe finora in capo allo Stato. Il problema è capire che fine faranno il Fondo di solidarietà, il Fondo perequativo, la perequazione infrastrutturale. Da parte dello Stato servirebbe un crono-programma, un controllo effettivo. Servirebbe la capacità di far sentire il fiato sulla nuca di certi amministratori del Mezzogiorno d’Italia, ma al tempo stesso abbiamo il diritto e il dovere di chiedere a Roma alcune deroghe, ad esempio sulle procedure per gli appalti. Si chieda all’Unione europea, lo faccia Roma, di derogare nelle procedure eliminando lacci e laccioli. E poi si vedrà chi sarà più in grado tra i governatori e gli enti locali del Mezzogiorno d’Italia di accelerare le spesa pubblica altrimenti restiamo sempre al palo”.

Su Facebook Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana precisa: “Tardivamente, il premier Conte parla di una riforma dell’autonomia regionale valida per il Paese e per tutte le Regioni. Allora sia conseguente: ci convochi e ci ascolti in modo da costruire soluzioni che non penalizzino nessuno e che siano davvero utili a tutti i cittadini italiani, senza fughe in avanti e senza la cosiddetta ‘secessione dei ricchi’. Diversamente, se la Toscana, a causa della riforma che vuole il Veneto e la Lombardia, si vedra’ lesa non avra’ timori a dare battaglia politica, fino a fare ricorso alla Corte Costituzionale”.  “Noi – aggiunge il presidente della Toscana – non abbiamo nulla da temere nemmeno dalla “compartecipazione fissa”, poiche’ in questi anni la nostra crescita è stata simile a quella di Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. Quindi anche noi, come queste Regioni, avremmo guadagnato non poco, rispetto al resto del Paese che sarebbe stato penalizzato essendo cresciuto di circa la metà. Voglio quindi lanciare un ‘messaggio ai naviganti’: nessuno deve pensare di dare un’autonomia speciale alle tre regioni del Nord senza concederla anche alla Toscana, che non è certo da meno per risultati raggiunti e capacità di governo.  Il tema e’ serio e per troppo tempo e’ stato lasciato nelle mani di apprendisti stregoni che lo hanno utilizzato a fini elettorali. Com’era facile prevedere, l’iniziativa leghista se non viene fermata mette a rischio l’unita’ nazionale. Un governo quasi morto non può certo permettersi un delitto di questo tipo per continuare a sopravvivere. Consiglio di spengere i motori e ripartire da capo coinvolgendo tutte le Regioni e il Parlamento che non può essere ridotto ad una funzione notarile su temi così importanti per il futuro dell’Italia”.

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