Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Film, 2017)

Un grande film angloamericano, con la regia di Martin McDonagh, certo non prodotto da una major ma da un’etichetta indipendente, tutto cuore e passione, ma anche rigore di sceneggiatura, fotografia che immortala grandi spazi verdi e un piccolo paese del Missouri, colonna sonora country impreziosita da alcuni brani di Joan Baez.

La storia si racconta in poche parole, ma gli sviluppi sono tutt’altro che prevedibili, soprattutto non tendono a semplificare e a edulcorare una cruda realtà. Una madre attende da sette mesi il risultato delle indagini sulla morte della figlia, stuprata e massacrata in una zona poco frequentata nei presi di Ebbing. Vista l’inconcludente attività della polizia, la donna decide di affittare tre grandi cartelli pubblicitari alle porte della città per denunciare il comportamento delle forze dell’ordine che perseguitano negri e gay invece di cercare assassini. L’improvvisa mossa di una madre disperata provoca una serie di inaspettate reazioni da parte del capo della polizia, ma anche di un agente con tendenze violente e di molti concittadini che non condividono un plateale gesto di accusa. Il film è tutto qui: dramma di caratteri e introspezione psicologica, personaggi scritti benissimo, soprattutto veri, non monodimensionali ma pieni di difetti e problemi.

Tre manifesti… vive di protagonisti negativi, persino la madre coraggio non è una santa, separata da un marito violento e ubriacone, non aveva un buon rapporto con la figlia defunta, al punto che la ragazza avrebbe voluto trasferirsi dal padre. Forse il solo personaggio positivo è il capo della polizia, tollerante con i subordinati violenti, paziente con la donna che lo accusa, malato terminale di tumore, si vede avvelenare gli ultimi giorni della sua esistenza da un gesto inatteso. Molto toccante la sequenza del suicidio nella stalla, con le lettere lasciate ai familiari, alla donna in cerca di giustizia e persino al poliziotto più indisciplinato. Finale aperto, inaspettato come il resto del film che vive di sequenze rapide e sconvolgenti, di gesti improvvisi e inconsulti, di emozioni che spingono a compiere azioni eclatanti.

Martin McDonagh (regista, soggettista, sceneggiatore e persino produttore) stigmatizza con decisione il razzismo del Missouri, la violenza della polizia, i complessi rapporti familiari e la vita di una provincia nordamericana sperduta tra montagne e vaste praterie, dove una donna può morire per aver attraversato una strada di campagna poco frequentata.

Tre manifesti… non ha vinto statuette agli Oscar (pur candidato), in compenso si è aggiudicato quattro Golden Globes e un premio a Venezia. Magistrale l’interpretazione di Frances McDormand, ma il resto del cast non è da meno. Visto grazie al cinema estivo di qualità che ogni estate organizzano a Piombino nella splendida cornice della Cittadella. Da recuperare.

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Regia: Martin McDonagh. Soggetto e Sceneggiatura: Martin McDonagh. Fotografia: Ben Davis. Montaggio: Jon Gregory. Musiche: Crater Burwell. Paesi di Produzione: USA – GB. Durata: 115’. Genere: Drammatico. Interpreti: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Caleb Landry Jones, John Hawkes, Lucas Hedges, Peter Dinklage, Abbie Cornish, Samara Weaving.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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