La politica commerciale UE
Come affrontare le sfide della globalizzazione mondiale dell’economia è una sfida che l’Europa ha raccolto mettendo in atto una politica economica volta non a combattere il fenomeno, ma a trasformarlo in una opportunità ulteriore per i cittadini europei. Il peso di una Comunità come quella europea è ovviamente enormemente superiore e può mettere in campo un potere negoziale inimmaginabile per un singolo stato. La UE può avviare negoziati bilaterali e all’interno degli organismi internazionali come l’Organizzazione internazionale del commercio (OMC) oltre che con i singoli stati. L’obiettivo della politica commerciale dell’UE è quello di aumentare le opportunità di crescita per le aziende europee rimuovendo le barriere commerciali come dazi e quote e garantendo una competizione leale, basti ricordare il recente accordo con la Cina che ha aperto le porte a 1.500 prodotti europei di cui oltre un centinaio italiani.
La politica commerciale europea genera occupazione incrementando l’export e creando quindi nuovi posti di lavoro, questi sono aumentati dai 21,7 milioni nel 2000 ai 36 milioni del 2017 in ragione di 13.000 nuovi posti di lavoro per ogni miliardo di esportazioni, e le opportunità di lavoro non sono limitate ai settori dell’export. Riguardano naturalmente anche la produzione di beni e l’offerta di servizi, in Italia le esportazioni verso i paesi al di fuori dell’UE assicurano 2,7 milioni di posti di lavoro. Grazie al mercato unico europeo un altro mezzo milione di posti di lavoro in Italia sono assicurati dalle esportazioni di altri paesi UE verso paesi terzi. In totale il 13% dei posti di lavoro in Italia è legato e dipende dalle esportazioni UE verso paesi terzi. Sono un altro mezzo milione i posti di lavoro nell’UE creati grazie alle esportazioni italiane. La quota di lavori qualificati nel settore delle esportazioni è in aumento e i posti di lavoro sono in media il 12% meglio retribuiti del lavoro in altri settori.
Oltre l’export la politica commerciale si occupa anche dell’import, garantendo che i prodotti importati nella UE rispettino le regole comunitarie di protezione dei consumatori. Si tratta di intervenire nel commercio di beni e servizi, sugli investimenti esteri diretti, negli aspetti commerciali della proprietà intellettuale (ad esempio i brevetti) e gli appalti pubblici. Si compone di tre elementi principali: il primo elemento sono gli accordi commerciali con paesi terzi per aprire nuovi mercati e aumentare le opportunità di commerciali per le aziende europee. Il secondo sono le regole commerciali per proteggere i produttori UE dalla competizione sleale. Il terzo è la partecipazione all’Organizzazione mondiale del commercio, che stabilisce le regole internazionali. Gli stati UE sono membri dell’OMC, ma la Commissione europea negozia a nome di tutta l’UE. Tra i vari accordi che la UE porta a compimento ci sono quelli con i paesi terzi (cioè non appartenenti all’UE), che vengono conclusi allo scopo di assicurare migliori opportunità commerciali. Questi possono essere di diverso tipo: ci sono ad esempio gli Accordi di partenariato economico per la promozione degli scambi commerciali tra l’UE e le regioni dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) e gli Accordi di libero scambio con paesi più sviluppati economicamente. Gli Accordi di associazione servono invece a rafforzare un più largo accordo di cooperazione politica, come nel caso dell’Unione per il Mediterraneo con la Tunisia, Il cuore degli accordi è la riduzione delle barriere doganali e l’aumento degli investimenti.
Nell’ambito della politica commerciale è fondamentale l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), costituita da 160 membri che rappresentano il 98% del commercio mondiale. Il suo obiettivo è quello di mantenere il sistema commerciale prevedibile facendo raggiungere accordi su regole comuni per il commercio fra paesi e controllandone l’applicazione. L’UE ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema commerciale internazionale e sostiene attivamente l’OMC, impegnandosi direttamente nei negoziati multilaterali. Il Parlamento segue questi negoziati e adotta le relazioni sul loro stato di avanzamento. L’UE si avvale dei giudizi e dei poteri di applicazione delle regole dell’OMC in caso di controversie commerciali ed è uno dei membri che usa di più il sistema di risoluzione delle dispute commerciali.
In base all’art. 207 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) la politica commerciale è una competenza esclusiva dell’Unione. Questo significa che solo la UE e non i singoli stati membri, ha il potere di legiferare sulle questioni commerciali e concludere accordi commerciali internazionali. Il Trattato di Lisbona del 2007 ha reso il Parlamento europeo co-legislatore assieme al Consiglio in materia di commercio e investimenti. Gli accordi commerciali internazionali possono entrare in vigore solo se approvati dal Parlamento, che interviene anche nei negoziati tramite le risoluzioni.
La politica commerciale della UE è anche uno strumento per tutelare i diritti umani e i diritti dei lavoratori nei paesi terzi, attraverso il sistema di preferenze generalizzate (SPG), un regime in base al quale 90 paesi in via di sviluppo godono di un accesso preferenziale al mercato dell’UE, a condizione che rispettino i diritti umani. In caso di violazioni sistematiche, l’accesso può essere revocato. La strategia dell’UE consiste nell’incoraggiare progressi graduali attraverso il dialogo e il monitoraggio. Il ricorso alle sanzioni avviene solo in casi estremi. L’SPG è stato sospeso tre volte: con il Myanmar nel 1997, la Bielorussia nel 2007 e lo Sri Lanka nel 2010. Se il sistema ha indotto i paesi beneficiari ad apportare modifiche legislative e istituzionali per promuovere i diritti umani, la sua attuazione è stata più lenta in alcuni paesi.
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