Cronache dai Palazzi

L’Europa accoglie con “grande disponibilità” il nuovo governo giallo-rosso di Giuseppe Conte che è arrivato a Bruxelles per incontrare i leader dell’Unione europea. “L’Italia ha bisogno dell’Europa, ma anche l’Europa ha bisogno di un Paese come l’Italia”, ha affermato il presidente dell’Europarlamento David Sassoli del Pd, incontrando il premier connazionale a Bruxelles.

“Non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con l’Italia e con Conte per affrontare sfide comuni – ha invece affermato il presidente designato del Consiglio europeo, il liberale belga Charles Michel -. Il nuovo governo in Italia ha un chiaro mandato ed è determinato a svolgere un ruolo costruttivo all’interno dell’Ue”.

Il premier italiano ha confermato l’atmosfera positiva all’interno dei Palazzi dell’Unione europea: “C’è una grande disponibilità nei confronti dell’Italia – ha affermato Conte -. In particolare con von der Leyen abbiamo parlato di quel che ci aspetta, della manovra economica, dell’immigrazione”.

Il presidente del Consiglio italiano ha proposto alle istituzioni europee un “patto con l’Europa” che conceda tempo e flessibilità di spesa per fare investimenti per una “Italia digitalizzata”, indirizzare inoltre “il sistema industriale verso una green economy”, prevedere un “regime agevolato” per il Mezzogiorno.

L’Italia dovrà, a sua volta, “tenere i conti in ordine” e perseguire una riduzione del “debito” ma “attraverso la crescita con investimenti produttivi”. E, per finire, occorre far fronte alla questione immigrati con una equa ripartizione dei rifugiati nei vari Paesi Ue e provvedere affinché siano portati a termine più “rimpatri”.

Nel frattempo all’ex premier Paolo Gentiloni è stata affidata la delega di peso degli Affari economici e in questo contesto l’attuale presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di “buono scambio” di prospettive “sulla nuova situazione politica in Italia, sull’immigrazione e sull’economia”; nel contempo, però, la presiedente ha anche sottolineato che “non ci sono stati risultati concreti” in quanto “non erano attesi”. Tutto ciò dovendo fronteggiare i Paesi nordici che in un primo momento non hanno condiviso pienamente la nuova nomina agli Affari economici.

“Rigore” ma anche solidarietà nei confronti dell’immigrazione clandestina. “Saremo ancora più rigorosi sull’immigrazione clandestina rispetto al governo precedente. Anche se saremo umani”, ha dichiarato da Bruxelles il premier Conte. “Il nostro obiettivo è l’automatismo nella redistribuzione –  ha precisato Conte – che sia raggiunto con un accordo permanente”. Per quanto riguarda il Regolamento di Dublino (che obbliga il primo Paese di approdo a esaminare la domanda di asilo) “crediamo di essere a buon punto sulla revisione” e “i pochi Paesi che riterranno di non partecipare all’accordo o che si opporranno dovranno ottenere meno risorse rispetto agli altri”. L’isolamento comunque non paga, occorre al contrario perseguire il dialogo. La nuova linea, quindi, è instaurare delle alleanze più che battere i pugni sul tavolo imponendo le proprie posizioni. L’aver scelto Bruxelles come prima uscita del governo giallo-rosso è di certo un segnale all’insegna dell’Europa, un importante ritorno nella casa europeista in un momento di forte fragilità storica per il futuro dell’Unione. “L’Italia può continuare a contare sulla solidarietà e sul sostegno della Commissione europea”, ha affermato a sua volta Jean Claude Juncker, presidente uscente della Commissione europea.

In definitiva, su sbarchi e decreto sicurezza il governo giallo-rosso intende riflettere. “È una questione di coerenza politica”, dicono a Palazzo Chigi. Al momento si devono rispettare le norme recentemente approvate e per quanto riguarda le modifiche occorre “prendere tempo”. Per la revisione, inoltre, si seguiranno le linee indicate dal Quirinale con la lettera che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha inviato al Parlamento in seguito all’approvazione del provvedimento.

A proposito di riforma elettorale, invece, il capogruppo di Leu Federico Fornaro sembra aver individuato le criticità di un percorso non proprio semplice, tantoché il nuovo governo giallo-rosso prende tempo anche su quest’altro fronte rinviando il voto sul taglio dei parlamentari all’autunno; taglio che secondo gli accordi dovrebbe essere accompagnato da una correzione proporzionale del “Rosatellum”, ossia la legge in vigore che prevede un 37% di maggioritario (232 collegi uninominali alla Camera e 116 al Senato). Voci illustri incoraggiano un ritorno al maggioritario in virtù di una più solida stabilità, come Romano Prodi: “Io dico che il Paese si regge sulla continuità che può dare il maggioritario. L’Italia ha bisogno del maggioritario per dare continuità di governo”. Sulla stessa linea del professore è Walter Veltroni che afferma: “Se noi tornassimo al proporzionale sarebbe il festival della frammentazione. Il Paese ha bisogno di governabilità”. Contro un eventuale ritorno del proporzionale si schierano anche le opposizioni. Per Fratelli d’Italia  “il ritorno al proporzionale sarebbe gravissimo e andrebbe contro la volontà che gli italiani hanno espresso nel 1993 con il referendum popolare”. Giorgia Meloni si rivolge quindi al presidente Mattarella chiedendogli di “farsi garante della volontà degli italiani”. Anche Matteo Salvini ha già previsto una raccolta delle firme contro la legge elettorale proporzionale che di fatto ridimensionerebbe la Lega. Forza Italia invece sembrerebbe condividere la formula proporzionale.

Nel contempo la Banca centrale europea rilancia la crescita riavviando l’acquisto di titoli a partire da novembre, per 20 miliardi di euro al mese e fino a che sarà necessario. Si fa leva quindi su strumenti di politica monetaria affinché possano funzionare da stimoli alla crescita. Il presidente Mario Draghi – che a breve cederà la presidenza della Bce alla francese Christine Lagarde – rilancia il Quantitative easing, una misura di politica monetaria espansiva non convenzionale, finalizzata a stimolare l’inflazione e quindi l’economia, immettendo nel sistema nuovo denaro acquistando titoli di Stato.

Draghi propone inoltre condizioni nuove e più favorevoli per i prestiti a lungo termine alle banche, prefigurando più possibilità per imprese e famiglie. Mario Draghi comunque avverte: “Da sola la politica monetaria non basta più. Ora tocca alla politica fiscale”. Il presidente della Bce ha inoltre spiegato le ragioni che hanno portato ad adottare i suddetti provvedimenti: “Siamo stati spinti all’azione da un indebolimento dell’economia nella zona euro più serio del previsto, dal peggioramento delle aspettative sull’inflazione, e dal protrarsi dell’incertezza, con una prevalenza dei rischi al ribasso”. Draghi ha inoltre avanzato fattori geopolitici e soprattutto le tensioni commerciali.

In definitiva si prevede più liquidità per chi investe e mutui e prestiti a interessi minimi. Le banche disporranno di maggiore liquidità per fare credito alle imprese e il costo sarà più basso. Verrà comunque posta una maggiore attenzione alla qualità del credito. Nel frattempo il nuovo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha esordito a Helsinki dove si è tenuto l’Eurogruppo informale, il consiglio che riunisce i ministri economici dell’Eurozona. Gualtieri deve negoziare con gli alleati europei con la consapevolezza che il governo italiano fra due settimane dovrà indicare la struttura del proprio bilancio, da definire poi entro un mese. L’impresa resta ardua. Se si vuole evitare l’aumento dell’Iva il disavanzo sembra destinato ad aumentare di un punto percentuale (dal 2 al 3 per cento). Se poi verrà aggiunto il taglio alle tasse sui lavoratori dipendenti il deficit potrebbe elevarsi al 3,4 per cento del Pil. In sostanza, per riportare il deficit ad un livello accettabile per Bruxelles (2,4 per cento al massimo) potrebbero servire circa 17 miliardi di tagli o nuove entrate.

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