Cronache dai Palazzi
Tensioni attorno alla manovra di bilancio alla quale sembrano mancare circa 5 miliardi di coperture. Il Consiglio dei ministri ha comunque approvato la Nota in maniera unitaria. Nel frattempo via XX Settembre ha messo a punto la quadratura dei conti conteggiando come prima cosa i risparmi dedotti da quota 100 e reddito di cittadinanza, circa 1,5 miliardi a disposizione per l’anno in corso. Si confida inoltre nel piano antievasione, tantoché il governo mira ad incamerare ben 7 miliardi nel 2020 attraverso i vari provvedimenti adottati per contrastare l’evasione fiscale, tra cui il pagamento con carta elettronica oltre al monitoraggio di varie forme di detrazioni e deduzioni ad esempio a carico del sistema sanitario nazionale.
Il premier Conte ha assicurato che ogni euro dedotto dalla lotta contro l’evasione sarà adoperato per ridurre le tasse sul lavoro. L’esecutivo esclude inoltre ogni forma di tassa patrimoniale sulla casa. I sindacati, che incontreranno il governo lunedì, reclamano a loro volta più fondi per i rinnovi contrattuali, meno tasse anche per i pensionati e fondi più consistenti per rilanciare la crescita.
A proposito di dazi il totale deciso dalla World Trade organization (WTO), l’Organizzazione mondiale del commercio, si aggira attorno ai 7,5 miliardi di dollari all’anno in tariffe sui beni di importazione europea in arrivo negli Stati Uniti, tra cui il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, Il Pecorino, il prosciutto cotto e il prosciutto crudo, l’olio extravergine di oliva, la mozzarella di bufala e il prosecco. Vi sono poi anche il caffè tedesco e il whiskey scozzese. Su questi ed altri prodotti gli Usa applicheranno un dazio del 25% e sugli aerei commerciali del 10% come contromisura per gli aiuti che l’Ue ha concesso all’Airbus. Nello specifico il valore delle perdite previste sull’export agroalimentare italiano verso gli Usa ammonterebbe a 460 milioni di dollari, mentre per l’alimentare made in Italy il mercato statunitense vale oltre 3 miliardi di dollari.
Durante il suo intervento a Palazzo Clerici di Milano in occasione dell’apertura del Forum Ispi 2019, il presidente Sergio Mattarella ha ribadito che “quando si prospettano guerre economiche, andrebbe posta attenzione al sostantivo più che all’aggettivo. Occorre grande e congiunta responsabilità”. Intervenendo aIl’assemblea generale di Assolombarda il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha invece assicurato di fare “tutto per limitare i danni, anche lavorando all’interno dell’Ue per una prospettiva compensativa”. L’attivazione di “un fondo europeo per azzerare l’effetto degli eventuali dazi americani” è invece la richiesta inviata al commissario Hogan dalla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova.
“Sostituire alle politiche di cooperazione quelle di competizione certo non aiuterebbe”, ha ammonito il presidente Mattarella dal convegno dell’Ispi sul multilateralismo. Il presidente della Repubblica ha inoltre ricordato la fase difficile del secondo dopoguerra quando “la competizione tra Stati lasciò il posto, dopo il 1945, alla competizione tra sistemi”, una fase che si è poi esaurita “con la caduta del muro di Berlino”. Quindi il capo dello Stato ha sollevato degli interrogativi fondamentali: “Emerge la tentazione di tornare alla concorrenza fra gli Stati come un secolo addietro? Si insegue il multilateralismo sui temi della sicurezza e si vorrebbe applicare il bilateralismo ai trattati commerciali?” Ed ancora: “È in discussione la soluzione multilaterale o, piuttosto, le insufficienze delle istituzioni che incarnano l’ordinamento internazionale?”
In definitiva, di fronte alle spinte disgregative che minacciano l’unione dell’Europa, alla luce di una lungimirante e necessaria “consapevolezza”, Mattarella auspica per l’Ue una “maggiore coesione, che ne farà una potenza multilaterale, in grado di far sentire, al più alto livello, una voce che trova radicamento in quei valori civili e politici che ne rappresentano il frutto migliore”. L’Unione europea dovrebbe inoltre “porre mano alle sue debolezze strutturali, specie in tema di politica estera e politica economica”. In questo contesto occorre “stemperare le tensioni che si addensano sui rapporti commerciali, le cui conseguenze in termini di contrasti doganali sarebbero negative per tutti”. L’Ue, ha sottolineato il capo dello Stato, “è fortemente dipendente dal buon funzionamento dei mercati internazionali, dalla sua capacità di esportazione e dalla presenza di economie aperte all’importazione”.
L’Unione europea rappresenta il “principale blocco commerciale del mondo” dunque “deve saper perseguire partnership positive, equilibrate, mutualmente vantaggiose e va dotata con urgenza di autonomi strumenti di politica economica e fiscale, e non solo in funzione anticiclica ma anche per permetterci di rimanere al passo con le grandi realtà economiche”. In definitiva il multilateralismo è il vero scudo contro “il prevalere del criterio della forza” e nel corso di tante crisi del passato si è dimostrato “l’unico rimedio”, e anche oggi potrebbe esserlo per fronteggiare “certi effetti negativi della globalizzazione”.
Per quanto riguarda il nostro Paese “l’Italia aveva preso una direzione pericolosa. Oggi dobbiamo rimetterla su un sentiero di crescita, stabilità, ricomposizione delle fratture sociali e territoriali”, afferma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sul Corriere della Sera. Per quanto riguarda il deficit “Il 2,2% ci assicura l’utilizzo pieno della flessibilità e consente di dare un’intonazione espansiva alla manovra, garantendo al tempo stesso una riduzione del debito”, assicura il ministro Gualtieri confermando nel contempo la disattivazione di 23 miliardi di clausole Iva, la riduzione delle tasse sul lavoro, il rilancio degli investimenti per salvaguardare scuola, sanità e welfare. Il governo si propone un “orizzonte triennale” e dopo la manovra intende intraprendere “un lavoro approfondito” a proposito di riforma fiscale e spending review. Ed infine il rapporto con l’Europa. “Io penso che l’Italia debba tornare ad essere protagonista politico del dibattito europeo”, afferma Gualtieri. La questione non è ottenere margini più o meno ampi di flessibilità bensì “rilanciare l’Europa” anche attraverso “una politica di bilancio dell’area euro più espansiva” in quanto “la politica monetaria da sola non basta”. In pratica, sono necessari maggiori investimenti per crescere.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione