La fragile tregua

Il Presidente turco Erdogan ha accettato, in un incontro con il Vicepresidente USA Pence, un cessate il fuoco di 120 ore per dare ai Curdi il tempo di ritirarsi da quella che lui considera la “fascia di sicurezza” in territorio siriano; in cambio, gli Stati Uniti rinuncerebbero alle sanzioni già decise contro Ankara.

Trump non ha misurato gli autoelogi, definendo la sua strategia “brillante”. In una lettera resa pubblica, aveva chiesto a Erdogan di “non fare lo scemo”. Più di recente, ha paragonato Turchi e Curdi a bambini che litigano, asserendo che bisogna lasciarli accapigliare per un po’ per poi intervenire a separarli.

Al di là delle intemperanze e assurdità verbali, il cessate il fuoco rappresenta in sé una buona cosa, ma il ritiro curdo dalla fascia di sicurezza costituisce una vittoria per Erdogan. Il lato buono è che sminuisce l’alleanza tra Assad e i Curdi sponsorizzata da Putin. Ma sono considerazioni immediate. Le tregue sono in genere fragili e questa potrebbe non durare. Lo vedremo nelle prossime ore o giorni. Altrettanto difficili da prevedere sono gli equilibri di forze che ne risulteranno in quella regione.

Insomma, una serie di punti interrogativi più che di certezze, per cui le vanterie trumpiane vanno quanto meno verificate nella realtà.

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