Cronache dai Palazzi

“È una manovra coraggiosa, nel segno della crescita pur avendo risorse limitate”, ha affermato il premier Giuseppe Conte, ammonendo: “Stop agli scontri sulle misure”. In definitiva, il premier non teme “ribaltoni”.

Per il presidente del Consiglio la manovra che sta per essere varata è tutt’altro che “pallida” e “spinge l’Italia nel futuro”: “Abbassiamo le tasse e con il cuneo fiscale diamo più soldi in busta paga ai lavoratori, circa 500 euro l’anno a persona. Eliminiamo il superticket– spiega il premier -. Ci sono 600 milioni in più per le famiglie, asili nido gratuiti e 100 milioni in più per i disabili. E poi c’è la madre di tutte le battaglie: la lotta all’evasione fiscale che rappresenta un cambio di passo mai visto prima. E tutto questo senza aumentare l’Iva e non toccando quota 100”.

Per quanto riguarda le clausole di salvaguardia disinnescate per il 2020 rimane la questione dei 28,8 miliardi di euro per gli anni che seguono; mancherebbero all’appello circa 18 miliardi di euro ma l’esecutivo conta di recuperare circa 9 miliardi di euro solo dalla lotta all’evasione, ed inoltre “la diminuzione dello spread ci permetterà di risparmiare oltre 18 miliardi nel prossimo triennio. La fiducia di cittadini, imprese e mercati è la migliore alleata“, afferma Conte. Tra gli imprenditori si teme che le misure contro l’evasione messe in campo dal governo rosso-giallo possano generare un’“ansietà che blocca gli investimenti”, qualora dovesse venire meno la “certezza del diritto”.

Diverse le novità presenti nella manovra, tra cui nuove misure per le detrazioni che spariranno per i redditi che superano i 240 mila euro annui. La riduzione delle detrazioni scatterà a partire dai 120 mila euro e sarà progressiva fino all’annullamento. Nel mirino i servizi alla persona, le spese per ristoranti o riparazioni. Più tasse inoltre sul gasolio, si prevede in pratica l’eliminazione “del beneficio sul gasolio utilizzato per il trasporto di merci e passeggeri dei veicoli di categoria Euro3 ed Euro4 dal 2021”. Sarà poi introdotta la nuova “tassa sui prodotti inquinanti usati per la produzione di energia”. Dal primo giugno 2020 scatterà anche la tassa sugli imballaggi di plastica, un euro al chilogrammo. Azzerati infine gli sgravi per le auto aziendali ritenute “più inquinanti”. Le aziende mal digeriscono, nello specifico, la tassa sulla plastica da 1,8 miliardi in quanto colpirebbe la produzione e, per di più, non è prevista un’alternativa tecnologica.

È atteso inoltre lunedì 21 ottobre in Consiglio dei ministri il decreto che pianifica la ricostruzione post-sisma nel Centro Italia. Il decreto conterrebbe un’importante novità ossia l’autocertificazione dei progetti di ricostruzione privata con il contributo pubblico da parte di professionisti incaricati. Oggi sono invece gli Uffici Speciali che concedono l’autorizzazione per ottenere i contributi. A tali Uffici, in futuro, potrebbe essere riservato solo il controllo a posteriori. Con 90 mila abitazioni che hanno riportato danni sono state registrate solo 8 mila richieste di contributo. Le case ricostruite sono poche centinaia e i cantieri sorti circa 2.500. Con 13 miliardi a disposizione sono stati spesi solo 350 milioni. Per quanto riguarda i beni culturali, invece, dei 700 interventi messi su carta non ne è stato realizzato nemmeno uno.

Sul fronte degli investimenti pubblici, la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha preannunciato, a sua volta, un piano annuale di 3 miliardi che aggiorna i contratti di programma con Rete ferroviaria italiana e Anas e finanzia la manutenzione di ponti e gallerie”. Intervistata dal Corriere della Sera, la ministra De Micheli  ha inoltre aggiunto “un Fondo unico per i Comuni sotto i 5 mila abitanti, per le opere che migliorano la qualità della vita” e “nuove risorse per le tramvie e le metro”.

Il segretario dem Nicola Zingaretti e il premier considerano questa manovra “l’inizio di un riposizionamento del Paese”, con la lotta all’evasione come faro. Luigi Di Maio vorrebbe “riaprire la manovra” che di fatto è stata già inviata a Bruxelles; Giuseppe Conte, a sua volta, rassicura dicendo che “la manovra è stata approvata salvo intese e quindi ci sono aspetti sui quali si può ragionare”. Però “l’impianto della manovra non si tocca” e le proposte di eventuali modifiche dovranno essere esaminate in Parlamento. Tra gli emendamenti proposti  vi è il carcere per i grandi evasori ( e inasprimento delle pene da inserire nel decreto fiscale o in sede di conversione) e misure a tutela di artigiani e commercianti, oltre all’abbassamento dell’uso del contante da 3.000 a 2.000 nel 2020, fino a 1000 nel 2021. “Noi la battaglia la facciamo con il carcere ai grandi evasori”, ha dichiarato il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli (M5S). Ma Italia viva puntualizza: “Nessuna intesa sul carcere”.

Il Documento Programmatico di bilancio approvato lunedì 14 ottobre in Cdm prevede anche dei cambiamenti per quanto riguarda le regole per la tassazione delle partite Iva. Il regime di deduzione dei costi non sarà più forfettario e cambiano le regole per la cumulabilità dei redditi. È prevista, in pratica, una mezza rivoluzione per autonomi e piccole imprese che avevano aderito al regime forfettario Iva. Per il ministro Roberto Gualtieri, intervistato dal Sole 24 Ore, si tratta di correggere “gli aspetti più discutibili” della flat tax al 15% voluta dalla Lega. Si prevede poi l’applicazione di un metodo analitico per determinare il reddito su cui applicare l’imposta piatta che rimane, e 65 mila euro è il limite di reddito massimo che permette a chi ha una partita Iva di accedere ad un’aliquota del 15%.

Dovranno essere contabilizzati i costi che risultano deducibili dall’attività d’impresa come sgravi (ad esempio per gli immobili strumentali) e ammortamenti. Sarà un ritorno al vecchio sistema dei “minimi” che di fatto sembra cancellare il regime forfettario. Tornerà poi obbligatoria la tenuta delle scritture contabili  che non risultavano più necessarie con il calcolo forfettario del reddito. Si prevede infine un “regime premiale” per la fatturazione elettronica con sconti e benefici. Il ministero dell’Economia sta valutando se rendere la fatturazione elettronica obbligatoria solo per le partite Iva che superano i 30 mila euro annui e opzionale per i redditi più bassi, oppure se offrire come “premio” a chi l’adotta l’esclusione delle nuove clausole ostative, ossia flat tax senza tetti per le spese di personale o per i beni strumentali e senza requisiti di reddito.

Sul fronte internazionale il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha incontrato a Washington il presidente Donald Trump. Sul tavolo dello Studio Ovale della Casa Bianca i dazi, le tecnologie cinesi del 5G, gli F-35 e l’offensiva turca in Siria (e il ritiro dei soldati americani). I famigerati dazi, che sono scattati venerdì 18 ottobre, interessano molti beni dell’industria agroalimentare italiana nonché l’industria delle auto. Dopo aver puntualizzato di non essere favorevole a nessun negoziato, Trump ha comunque preannunciato una “rimodulazione” dei dazi per “venire incontro all’Italia”; sembra aver assicurato al presidente Mattarella “di non aver intenzione di imporre dazi sulle auto europee”, una misura che rappresenterebbe un colpo basso per l’economia italiana ed anche per quella tedesca. Gli Usa, a loro volta, chiedono un cambio di rotta da parte dell’Unione europea su prodotti che stentano ad arrivare negli Stati Uniti a prezzi commerciali. In definitiva il presidente italiano ha ribadito la necessità di “un metodo collaborativo per trovare insieme delle soluzioni” per quanto riguarda lo scontro sui dazi, evitando una “spirale di ritorsioni da ambo le parti”. Donald Trump ha puntualizzato che “quei dazi non sono una ritorsione ma un risarcimento. Siamo stati trattati molto male dall’Unione europea che si è approfittata dei presidenti che mi hanno preceduto. Noi andremo avanti”, ha affermato il presidente americano. A proposito di armamenti, argomenti caro agli Usa, di fronte alla richiesta, da parte di Trump, di ammodernamento e la necessità di un riarmo dell’Alleanza, il presidente Mattarella ha ricordato al suo interlocutore che “l’Italia è il quinto contributore della Nato e il secondo per quel che concerne le missioni all’estero”. Il nostro capo dello Stato ha infine raccomandato agli Alleati d’oltreoceano di non abbandonare l’area del Mediterraneo e di contribuire, possibilmente, alla stabilizzazione della Libia. Il Mediterraneo è vitale per l’Europa ma lo è anche per l’Alleanza Atlantica.

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