Collezione Torlonia, i marmi in mostra

Dopo una a dir poco complicata trattativa partita svariati anni fa (conclusasi il 15 marzo 2016) tra il Ministero della Cultura e la Fondazione Torlonia e dopo un elaborato restauro avvenuto grazie al mecenatismo della maison Bulgari, 96 marmi romani, raccolti dal XV al XIX secolo e appartenenti alla famiglia Torlonia, saranno nuovamente visibili al pubblico.

Lo ha annunciato il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini in occasione della presentazione della mostra The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces, la prima grande esposizione dei marmi dei Torlonia. L’ultima volta in cui sono stati mostrati risale a 70 anni fa. Per questo motivo – ma anche per la fattura ed il pregio dei pezzi esposti – si può affermare che l’evento è di estrema rilevanza.

La mostra, collocata presso la nuova prestigiosa sede espositiva di Roma Capitale dei Musei Capitolini a Palazzo Caffarelli, sarà visibile dal 25 marzo 2020 e proseguirà fino al 10 gennaio 2021. Dopo Roma farà tappa anche in altre città del mondo. Al termine di questo tour, la collezione rientrerà a Roma dove, nel frattempo sarà stata individuata una sede permanente, un museo che possa raccogliere e conservare le opere della collezione Torlonia, definita universalmente “la collezione delle collezioni”, affinché diventi patrimonio dell’umanità.

Detta definizione deriva dal fatto che i busti, i rilievi, le statue, i sarcofagi e gli elementi decorativi che compongono la collezione, oltre ad essere insigni esempi di scultura antica, rappresentano quel processo culturale in cui Roma e l’Italia hanno avuto un primato incontestabile, che dal collezionismo privato di antichità ha portato al concetto di collezione museale, avviato dalla donazione dei bronzi del Laterano al Comune da parte di Sisto IV nel 1471.

Il progetto scientifico di valorizzazione della collezione è stato seguito da Salvatore Settis, mentre il curatore della mostra è Carlo Gasparri. Editore del catalogo e organizzatore, Electa. Fondamentale l’apporto di archeologi e accademici dei Lincei.

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