Metti la nonna in freezer (Film, 2018)

Avevo letto giudizi eccellenti su questo film, che mi ero perso al cinema, quindi ho recuperato con la visione televisiva, per finire con il chiedermi che fine abbia fatto la critica cinematografica italiana che un tempo snobbava Laurenti, Cicero e Corbucci e che adesso incensa Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi.

Per disgrazia dei nostri registi improvvisati, nati sul web, perfetti per la televisione, ero reduce dalla visione di una vera commedia francese (La prima vacanza non si scorda mai) e la differenza è parsa abissale. Abbiamo perso la distinzione tra commedia e farsa, perché non si può spacciare una storia improbabile e assurda come Metti la nonna in freezer per commedia. Il pubblico premia, comunque, con 4 milioni di incasso; la critica conferma con nomination e candidature, persino per la Bouchet, che si vede lo spazio di poche sequenze e si toglie una bella soddisfazione rispetto ai tempi in cui veniva (ingiustamente) vituperata.

La storia racconta le vicissitudini di tre restauratrici d’arte che mandano avanti l’azienda grazie alla pensione della nonna (Bouchet) di una socia, al punto che il giorno in cui la vecchia muore decidono di congelarla e di nascondere l’accaduto. Questa storia – che parte da un assunto farsesco – si interseca con un’improbabile vicenda amorosa tra un integerrimo maresciallo di finanza (De Luigi) e la restauratrice malandrina (Leone) che convince il suo uomo – per la prima volta in vita sua – a violare la legge.

Un film terribile, con pochissimi momenti comici (la parte migliore è il finale) e molta (troppa) carne al fuoco, tutta di modesta qualità. Motivo d’interesse la partecipazione di Barbara Bouchet (la nonna in freezer) e di Eros Pagni (innamorato della nonna), da tempo assenti in pellicole cinematografiche. La colonna sonora è suggestiva e composita, ben ritmata, merito del bravo Francesco Cerasi. Poco altro. Fotografia televisiva, identica a molte altre commedie italiane; dialoghi risibili e impacciati; sceneggiatura piena zeppa di incongruenze.

Siamo al canto funebre del cinema italiano, in modo particolare della commedia, lasciata alla deriva di registi e sceneggiatori maldestri, ma anche di interpreti sempre uguali a loro stessi (De Luigi) fino a diventare veri e propri cliché. Salviamo Miriam Leone, bella e brava, anche se ingabbiata in un ruolo troppo assurdo per essere credibile. Un film da evitare, se amate il vero cinema. Se vi piace la fiction televisiva è perfetto.

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Regia: Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi. Soggetto: Fabio Bonifacci, Nicola Giuliano. Sceneggiatura: Fabio Bonifacci. Fotografia: Valerio Azzali. Montaggio: Giancarlo Fontana. Musiche: Francesco Cerasi. Costumi: Monica Gaetani. Produzione: Indigo Film, Rai Cinema. Durata: 100’. Genere: Commedia. Interpreti: Fabio De Luigi, Miriam Leone, Barbara Bouchet, Maurizio Lombardi, Francesco Di Leva, Lucia Ocone, Marina Rocco, Eros Pagni, Claudio De Ruggieri, Susy Laude, Giovanni Esposito, Paolo Bessegato, Nando Irene.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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