Turbolenze nel mondo

Da qualche tempo si svolgono in varie parti del mondo manifestazioni di protesta che spesso sfociano nella più cieca violenza, provocando a loro volta dure reazioni armate con morti, feriti, arresti e tutto il corteo delle tristi conseguenze di queste situazioni.

Le proteste non hanno un chiaro e tantomeno univoco obiettivo, anche perché si rivolgono a regimi di diverso segno ideologico, e neppure  motivazioni eguali: in Francia e in Cile sono scoppiate come reazione ad aumenti  non irragionevoli di tariffe pubbliche, ma si sono ampliate per diventare mezzo di pressione per obiettivi più vasti: in Francia quello di costringere il liberale riformatore Macron ad andarsene; in Cile, governato da un Presidente di destra, ad ottenere una riforma della Costituzione che porta ancora l’impronta di Pinochet (obiettivo ottenuto). In Bolivia, la protesta popolare è scoppiata per il tentativo del Presidente Evo Morales, populista di  sinistra, di ottenere il quarto mandato, contro l’espresso dettato costituzionale, ed ha avuto frutto nell’appoggio delle Forze Armate. A Hong Kong, la rivolta degli studenti e di una buona parte della popolazione, originata da una norma riguardante l’estradizione in Cina, ha investito l’insieme delle norme autoritarie imposte e controllate da Pechino.

È lecito aspettarsi che nuove micce si accendano altrove. È anche ragionevole chiedersi se dietro questi scoppi popolari ci siano una, o più, manine (Putin, Cuba, Cina, la CIA?) giacché sembra sempre difficile credere alla spontaneità di eventi cosi ben organizzati e simultanei. È certo che il mondo sta ritornando allegramente a metodi e tempi della Guerra Fredda. Al di là di questo tipo di motivazione, un denominatore comune queste turbolenze ce l’hanno: l’insofferenza per un modo di governare autoritario e autoreferenziale, diretto più spesso ad autoperpetuarsi (come nel Venezuela), o ad imporre linee politico-economiche magari corrette, ma contrarie al comune sentire popolare, che le vede come opera arbitraria di regimi convinti di essere i soli portatori della verità e disposti a usare la mano pesante per imporla.

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