UE e tassazione delle Multinazionali
Il problema della tassazione delle multinazionali nella UE è uno dei temi più caldi in questi ultimi anni, in tempi di ristrettezze a bilancio e tagli di spese, che esistano aziende che pagano pochi spiccioli a fronte di incassi miliardari appare sempre più intollerabile. In passato c’era stata un ampio uso del tax ruling, accordi tra singoli Stati membri e multinazionali che portavano queste ultime a portare la sede fiscale in un paese piuttosto che un altro, per potere pagare, legalmente, meno tasse possibili. Questa sorta di guerra fratricida tra Stati membri ha mietuto vittime illustri e causato polemiche a non finire, Irlanda e Lussemburgo docet. Già dal 2015 il Parlamento Europeo ha espresso posizioni molto forti sull’argomento, ma non trovando mai la sponda giusta da parte dell’altro co-legislatore UE, il Consiglio Europeo.
La Commissione Europea aveva avanzato una proposta presso il Consiglio per rendicontare la posizione fiscale delle aziende con un fatturato di oltre 750 milioni di euro, granularmente esposta paese per paese, ove fosse evidenziato utile conseguito e tasse versate. Già nel 2017 il Parlamento Europeo aveva approvato una proposta legislativa per obbligare le multinazionali a rendere pubbliche le dichiarazioni contabili paese per paese, con possibili esenzioni in caso di informazioni commercialmente sensibili, il cosiddetto ‘country by country reporting’ (Cbcr). L’obiettivo era quello di aumentare la trasparenza fiscale rendendo pubblico il quadro delle imposte pagate dalle imprese e il luogo in cui tali imposte vengano pagate.
Secondo le misure proposte dai deputati, le informazioni sull’imposta sul reddito delle multinazionali con un fatturato globale pari o superiore a 750 milioni di euro verrebbero pubblicate per ogni giurisdizione fiscale in cui l’impresa o la sua affiliata opererebbe. Questi dati sarebbero disponibili gratuitamente e resi accessibili a tutti sul sito web dell’impresa e la società sarebbe inoltre responsabile di inserire le informazioni in un registro pubblico gestito dalla Commissione europea. Tra le informazioni da condividere i deputati avevano listato il nome della compagnia e, ove possibile, la lista di tutte le affiliate, una breve descrizione delle attività e la posizione geografica di ognuna di essa; il numero di impiegati a tempo pieno; l’ammontare del fatturato netto; il capitale dichiarato; l’ammontare dell’utile o della perdita prima dell’imposta sul reddito; l’importo dell’imposta sul reddito pagata durante l’anno fiscale in questione da parte dell’impresa e delle sue succursali nella relativa giurisdizione; l’ammontare dei guadagni totali, e se le imprese, le affiliate o le succursali beneficiano di un trattamento fiscale preferenziale.
L’Unione europea ha già adottato una legislazione che obbliga le aziende a fornire tali informazioni alle autorità fiscali nazionali, ma gli eurodeputati ritengono che rendere le informazioni pubbliche aumenterebbe la trasparenza e scoraggerebbe le aziende a spostare i profitti in cerca di regimi fiscali agevolati. Durante un dibattito nella plenaria del 22 ottobre, i membri del Parlamento hanno insistito sul fatto che i cittadini hanno il diritto di sapere di più sulla tassazione delle multinazionali. Evelyn Regner, eurodeputata austriaca dei Socialisti e democratici, ha dichiarato: “Spesso queste grandissime aziende non pagano tasse adeguate e creano costruzioni fittizie per ridurre il loro carico fiscale. Le aziende hanno il dovere di essere chiari con i cittadini riguardo a quante tasse hanno pagato e dove”.
Al momento è il Consiglio UE, dove siedono i rappresentanti degli Stati membri, a non concludere la questione, cavillando su questioni quali la visione della Commissione che l’ha classificato come un problema che riguarda il mercato unico, il che richiederebbe che Parlamento e Consiglio si accordassero sul testo secondo la procedura legislativa ordinaria, mentre il servizio giuridico del Consiglio sostiene che sia un problema di tassazione per il quale le decisioni richiederebbero unanimità in Consiglio mentre il Parlamento verrebbe soltanto consultato.
Veemente è stata la reazione dei deputati europei, che hanno criticato l’inazione del Consiglio. Sven Giegold, eurodeputato tedesco del gruppo dei Verdi/ALE, ha dichiarato: “E’ un vero rompicapo per molti europei capire perché abbiamo questi paradisi fiscali in cui finiscono i soldi delle tasse. La proposta sulla trasparenza è sul tavolo da tre anni. I governi stanno intralciando la giustizia fiscale e la concorrenza leale”.
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