Due docufiction Rai (2019)

Un genere nuovo si sta facendo largo nel panorama televisivo. Non sono sceneggiati, non è fiction pura, ma un mix ben dosato di documenti storici, testimonianze, interviste e riproduzioni della vita al tempo dei fatti, grazie ad attori e sceneggiatori all’altezza del compito.

Anna Foglietta nei panni di Nilde Iotti è stata molto convincente, così come il regista Emanuele Imbucci e i suoi collaboratori hanno saputo ambientare bene la storia e ricreare la giusta atmosfera. Lo spettatore ha potuto rivivere l’amore contrastato con Togliatti, i giorni bui dell’attentato, la morte del compagno, la solitudine, il suo femminismo, la passione politica, la condivisione di ideali fino alla conquista della prima donna Presidente della Camera dei Deputati. Tutto molto bello e soprattutto utile per le nuove generazioni.

Ma Rai Uno supera ogni aspettativa con Io ricordo Piazza Fontana, interpretata da un’ottima Giovanna Mezzogiorno (nei panni di Francesca Dondena), basata su una storia ben sceneggiata, straordinari documenti d’epoca e testimonianze inedite. Francesco Miccichè affronta con delicatezza – e al tempo stesso senza fare sconti a nessuno – temi scottanti come la morte dell’anarchico Pinelli e il coinvolgimento politico negli attentati che sconvolsero i nostri anni Settanta-Ottanta. Tutta la docufiction è condotta sulla base delle parole di Pier Paolo Pasolini, fino a quel grande pezzo di giornalismo che è l’articolo Io so, dove il poeta firmava la sua condanna a morte per aver lanciato accuse molto precise. La strage di Piazza Fontana viene raccontata come il primo degli attentati di Stato, perpetrato da Freda e Ventura ma con mandanti oscuri, nascosti dietro servizi segreti e uffici ministeriali.

Piazza Fontana è il nostro passato che torna dal dimenticatoio dove non deve essere sotterrato, perché i giovani devono sapere che c’è stato un tempo in cui chi governava avrebbe voluto un colpo di Stato e una restaurazione fascista, per arginare l’avanzata dei movimenti di sinistra. Se ci sono state le Brigate Rosse e un tentativo di rivoluzione comunista, precise responsabilità vanno individuate nell’operato di servizi segreti e pezzi di Stato deviati, che volevano un golpe, un ritorno al passato autoritario. La docufiction si mette dalla parte dei familiari delle vittime, ricostruisce il lungo iter processuale con tutti i tentativi (purtroppo riusciti) di insabbiamento, fino alla decisione delle parti lese di non arrendersi e di far conoscere a tutti la verità.

Il programma televisivo presentato da Rai Uno (a disposizione su RaiPlay) serve pure a questo, come sono utili libri e film che si approcciano con vari linguaggi a tale tematica. Tra tutti ricordiamo l’opera cinematografica di Marco Tullio Giordana e il romanzo Piazza Fontana di Patrizio Avella (Il Foglio Letterario Edizioni).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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