Italia delle Regioni
In attesa di ascoltare il discorso che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolgerà agli italiani in occasione del Capodanno 2020, in cui non mancheranno i riferimenti alle funzioni ed al ruolo insostituibile dei comuni, rileggiamo i contenuti principali dell’intervento che il Capo dello Stato ha rivolto ai Comuni italiani alla 36a Assemblea annuale dell’Anci svoltasi ad Arezzo lo scorso novembre.
Il presidente ha esordito precisando che “ i comuni non sono la periferia della Repubblica ma la base della Repubblica, come ha ricordato il presidente Decaro nella sua relazione appassionata e coinvolgente. Essi costituiscono un tratto essenziale della nostra identità nazionale e, posti come sono alle radici dell’ordinamento, lo alimentano in virtù della rappresentatività e della maggiore vicinanza con le concrete comunità di vita. Per questo non può esistere un’efficace strategia pubblica che escluda i Comuni o che li tenga ai margini”.
Secondo il Capo dello Stato, “affrontare consapevolmente il tempo dell’interdipendenza, governandone gli effetti vuol dire da un lato coinvolgere tutte le istituzioni, e con esse i corpi intermedi, in un’impresa di rilancio del Paese”. “Dall’altro vuol dire potenziare l’investimento e la dimensione europea, la sola in grado di renderci protagonisti nei scena globali”, partendo dalla “rete va costruita con i Comuni, l’unica capace di affrontare la sfida di questa epoca”.
Tra le sfide centrali per il futuro Mattarella indica proprio quella ambientale, con l’obiettivo di fare dell’Europa il primo Continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. “Partecipare in prima linea a questo impegno è cruciale per il futuro dell’Italia. E l’Italia può dare molto all’Europa. Possiamo riuscirvi. Ma senza i Comuni non ne saremo in grado”.
Nel suo intervento all’Assemblea dei Comuni italiani, il Presidente della Repubblica ha ribadito la necessità di un progetto di sviluppo complessivo che parta dalle periferie urbane tenendo “connesse le punte di eccellenza con la riduzione del divario sociale, la crescita di opportunità con la trasparenza e la legalità”. Per cogliere questo obiettivo “i Comuni possono fare molto se non lasciati soli. Questo vale ancor più per i piccoli Comuni, per le aree interne, per i borghi montani”, per i quali il Capo dello Stato ha auspicato “di dare continuità con impegno al percorso avviato con la legge sui Piccoli Comuni. Sarebbe gravemente sbagliato – è la sua convinzione – rassegnarsi a un’Italia a più velocità. Ciascuno, in ordine alfabetico: da Abano Terme a Zungri, sarà più forte se ridurremo gli squilibri tra chi abita al Nord e chi al Sud, tra chi vive nelle metropoli e chi nei piccoli centri”.
Quanto alle esigenze degli enti locali, Mattarella ha riconosciuto il valore della battaglia dell’Anci per la semplificazione burocratica, con le proposte della campagna ‘Liberiamo i Sindaci’ “tradotte, in una iniziativa legislativa che merita grande attenzione e che mi auguro riesca ad agevolare il mandato dei sindaci, superando procedure anacronistiche e inutilmente onerose”.
Dal Presidente della Repubblica è arrivato poi l’auspicio di “rendere più efficiente il pluralismo delle nostre istituzioni”, partendo dalla “necessità di ricomporre – con il più ampio consenso possibile – il quadro e la disciplina degli enti locali, delle Città metropolitane e delle Province”.
“Oggi l’autonomia passa da un rinnovato equilibrio della finanza locale. Tuttavia nel garantire, o nel riattivare, il suo circuito virtuoso, la responsabilità dello Stato centrale non è secondaria: è necessario superare blocchi e irragionevoli rigidità, nelle facoltà di spesa dei Comuni come nelle assunzioni, che talvolta possono provocare criticità finanziarie e paralisi gestionali, che non sono un impaccio solo per i Comuni ma anche per l’intero Paese”.
Secondo il Capo dello Stato, “affrontare consapevolmente il tempo dell’interdipendenza, governandone gli effetti vuol dire da un lato coinvolgere tutte le istituzioni, e con esse i corpi intermedi, in un’impresa di rilancio del Paese”. “Dall’altro vuol dire potenziare l’investimento e la dimensione europea, la sola in grado di renderci protagonisti nei scena globali”, partendo dalla “rete va costruita con i Comuni, l’unica capace di affrontare la sfida di questa epoca”.
Tra le sfide centrali per il futuro Mattarella indica proprio quella ambientale, con l’obiettivo di fare dell’Europa il primo Continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. “Partecipare in prima linea a questo impegno è cruciale per il futuro dell’Italia. E l’Italia può dare molto all’Europa. Possiamo riuscirvi. Ma senza i Comuni non ne saremo in grado”.
Nel suo intervento il Presidente della Repubblica ha ribadito la necessità di un progetto di sviluppo complessivo che parta dalle periferie urbane tenendo “connesse le punte di eccellenza con la riduzione del divario sociale, la crescita di opportunità con la trasparenza e la legalità”. Per cogliere questo obiettivo “i Comuni possono fare molto se non lasciati soli. Questo vale ancor più per i piccoli Comuni, per le aree interne, per i borghi montani”, per i quali il Capo dello Stato ha auspicato “di dare continuità con impegno al percorso avviato con la legge sui Piccoli Comuni. Sarebbe gravemente sbagliato – è la sua convinzione – rassegnarsi a un’Italia a più velocità. Ciascuno, in ordine alfabetico: da Abano Terme a Zungri, sarà più forte se ridurremo gli squilibri tra chi abita al Nord e chi al Sud, tra chi vive nelle metropoli e chi nei piccoli centri”.
Quanto alle esigenze degli enti locali, Mattarella ha riconosciuto il valore della battaglia dell’Anci per la semplificazione burocratica, con le proposte della campagna ‘Liberiamo i Sindaci’ “tradotte, in una iniziativa legislativa che merita grande attenzione e che mi auguro riesca ad agevolare il mandato dei sindaci, superando procedure anacronistiche e inutilmente onerose”.
Dal Presidente della Repubblica è arrivato poi l’auspicio di “rendere più efficiente il pluralismo delle nostre istituzioni”, partendo dalla “necessità di ricomporre – con il più ampio consenso possibile – il quadro e la disciplina degli enti locali, delle Città metropolitane e delle Province”.
“Oggi l’autonomia passa da un rinnovato equilibrio della finanza locale. Tuttavia nel garantire, o nel riattivare, il suo circuito virtuoso, la responsabilità dello Stato centrale non è secondaria: è necessario superare blocchi e irragionevoli rigidità, nelle facoltà di spesa dei Comuni come nelle assunzioni, che talvolta possono provocare criticità finanziarie e paralisi gestionali, che non sono un impaccio solo per i Comuni ma anche per l’intero Paese”.
Infine, dal Capo dello Stato un cenno al contributo che le amministrazioni comunali possono dare alla ripresa economica. “Se il rilancio degli investimenti è uno dei vettori più importanti, i Comuni dispongono di leve tra le più preziose. Queste leve vanno azionate. Migliaia di opere piccole e medie possono comporre un importante volano, economico e sociale, e la disponibilità di finanziamenti deve ora accelerare lo sblocco e i tempi di avvio.
I Comuni possono e devono essere motore di un rinnovato senso civico. La mia speranza – ha concluso il Capo dello Stato – è che essi diventino battistrada di una nuova stagione di sviluppo del Paese”.
E’ questo l’augurio che facciamo nostro per il 2020 che ci apprestiamo ad iniziare! Buon Anno ai nostri Lettori!
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