Pinocchio (Film, 2019)
Pinocchio di Matteo Garrone è un film di cui non si sentiva la necessità, ma è stato promosso così bene, in maniera talmente sistematica su reti televisive, stampa e social network che ha convinto tutti della necessità di andare a vederlo. Sfatiamo questo mito. Non esistono film che vanno visti. Esistono film scritti bene e film scritti male. Pinocchio di Garrone fa parte della seconda categoria. Si può fare a meno di vederlo.
Spieghiamo i motivi. Perché è un film senza cuore, senza pathos, con personaggi monodimensionali, ridotti a fumetto. Perché la sceneggiatura è scritta in maniera pedestre e i dialoghi sono scialbi, strutturati male, troppo impostati. Perché il romanzo di Collodi è tradito in molte parti, soprattutto nella morale, basti pensare a tutta la sequenza della scuola con un maestro perfido che punisce i bambini a bacchettate e li fa inginocchiare sui ceci. Perché manca la suspense narrativa, tutto sa di già visto e di tirato via, scritto in fretta e furia. Perché non ci si commuove mai, neppure quando Pinocchio ritrova Geppetto nel pescecane (per fortuna non è una balena!). Perché a un certo punto ci perdiamo pure Lucignolo, non si sa proprio che fine faccia, forse caduto in un buco di sceneggiatura. Perché un Gatto e una Volpe caricaturali ed eccessivi come Papaleo e Ceccherini non s’erano mai visti, un Pinocchio scialbo come questo ragazzino legnoso (in tutti i sensi) idem, persino il Mangiafuoco di Proietti delude.
Cosa si salva, allora? Poco davvero. Roberto Benigni nei primi venti minuti, dove qualche trovata di sceneggiatura e un’interpretazione ispirata mostrano quello che poteva essere il tono di tutto il film; l’atmosfera fantasy, anche se è così nera da stonare non poco con la fiaba di Collodi; gli effetti speciali (la trasformazione in asini, gli animali parlanti…) ad alti livelli; la confezione scenografica e la fotografia; lo stile di Garrone in piena sintonia con i lavori precedenti.
Inutile fare paragoni con il passato. Inutile scomodare Comencini. Siamo su due mondi diversi, altri emisferi cinematografici. Tutto è meglio di questo Pinocchio, persino il Pinocchio di Benigni. Ed è tutto dire.
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Regia: Matteo Garrone. Soggetto: Carlo Collodi (Pinocchio). Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Ceccherini. Fotografia. Nicolaj Brüel. Montaggio: Marco Spoletini. Musiche: Dario Marianelli. Scenografia: Dimitri Capuani. Costumi: Massimo Cantini Parrini. Trucco: Mark Coulier. Storyboard: Giuseppe Liotti. Produttori: Matteo Garrone, Jean Labadie, Anne-Laure Labadie, Jeremy Thomas, Paolo Del Brocco. Case di Produzione: Archimede, Rai Cinema, Le Pacte, Recorded Picture Company. Paesi di Produzione: Italia, Francia, Gran Bretagna. Distribuzione: 01 Distribution. Durata: 125’. Genere: Fantasy. Interpreti: Federico Ielapi (Pinocchio), Roberto Benigni (Geppetto), Rocco Papaleo (Gatto), Massimo Ceccherini (Volpe), Marine Vacth (Fata Turchina adulta), Gigi Proietti (Mangiafuoco), Aida Baldari Calabria (Fata Turchina bambina), Alessio Di Domenicantonio (Lucignolo), Maria Pia Timo (Lumaca), Davide Marotta (Grillo Parlante), Paolo Graziosi (Mastro Ciliegia), Massimiliano Gallo (Corvo/direttore del circo), Gianfranco Gallo (civetta), Terco Celio (Giudice Gorilla), Enzo Vetrano (Maestro), Nino Scardina (Omino di burro), Maurizio Lombardi (tonno), Guillaume Delaunay e Giuliano Del Taglia (circensi), Domenico Centamore (Giangio), Gigio Morra (oste). Mauro Bucci (Remigio, vicino di casa di Geppetto), Sergio Forconi (venditore).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]