UE-ASEAN, un anno in sintesi
Il 2019 è stato un anno turbolento per le relazioni tra Europa e il sud-est asiatico. L’Associazione delle Nazioni del Sud-est ha vissuto momenti di profonda difficoltà dovuti a tensioni interne sfociate in forti proteste e scontri, ma anche da accordi pan-regionali di rilievo. Rimane da vedere come le relazioni tra ASEAN-UE si evolveranno dalla firma del ‘partenariato strategico’ tra i due blocchi siglato lo scorso agosto.
Tra i fattori positivi c’è da registrare l’entrata in vigore dell’accordo commerciale con Singapore a Novembre, e prima ancora la sottoscrizione di un accordo commerciale con il Vietnam. Entrambi i paesi rappresentano quasi il 45% del totale in scambio commerciale tra l‘UE e ASEAN.
Il 2019, però, non era certamente iniziato nel migliore dei modi. A gennaio il primo ministro cambogiano Hun Sen avevo deciso di ingaggiare uno duro scontro politico e commerciale con l’UE, infuocato al punto da minacciare di agire contro l’opposizione del paese qualora l’UE seguisse con il suo proposito di ritirare i benefici commerciali a favore di Phnom Penh. L’accusa rivoltagli e’ di aver limitato la libertà di espressione dei suoi oppositori politici in vista della sua rielezione. Lo scontro è destinato a riproporsi nuovamente nel 2020, il capo dell’opposizione Rainsy in esilio da Parigi ha infatti più volte detto di voler rientrare in Cambogia per sconfiggere il regime ‘totalitario’ di Hun Sen. Un primo tentativo e’ stato bloccato dalle autorità thailandesi, che hanno impedito al leader di rientrare via Bangkok.
Un altro evento politico chiave dell’anno appena concluso sono state le prime elezioni democratiche thailandesi dalla presa di potere della giunta militare nel 2014. Infatti, l’assenza di un’apertura democratica aveva creato attriti con Bruxelles, che si era rifiutato di intavolare negoziazioni su un possibile accordo commerciale con Bangkok. In seguito alle elezioni tenutosi a marzo la giunta ha legittimato il suo potere, ma non senza problemi, visto che le elezioni avevano sancito un sostanziale pareggio con il partito d’opposizione sostenuto dell’ex-primo ministro Thaksin Shinawatra. Al termine di un contenzioso duro ed estenuante che si è protratto per diversi mesi si è giunti alla elezione dall’ex generale Prayut Chan-o-cha come Primo Ministro.
Un mese dopo le elezioni thailandesi, è stato il turno dell’Indonesia, che ha visto il testa a testa tra il presidente Joko Widodo e Prabowo Subianto per la seconda volta di fronte alle elezioni. Joko ha prevalso e mantenuto la sua posizione di presidente del paese non senza proteste e rivolte nella capitale Giacarta. I disordini che sono seguiti al rifiuto dell’ex generale Prabowo Subianto di accettare la sconfitta hanno causato otto vittime e altre centinaia di feriti. In questo caso l’UE si era astenuta dal pronunciarsi direttamente, anche perché le relazioni con Giacarta avevano già registrato un punto di flessione dettato dallo scontro commerciale sulle esportazioni dell’olio di palma, questione che rimane ancora aperta.
A giugno, la Thailandia ha ospitato il 34° vertice dell’ASEAN, con diverse importanti questioni sul tavolo negoziale. Tra i punti della dichiarazione finale del vertice nella quale i leader hanno sostenuto gli sforzi del Myanmar per “facilitare il ritorno volontario degli sfollati in modo sicuro, protetto e dignitoso” mancava il termine “Rohingya”. Tale decisione ha suscitato le proteste di diversi attivisti e organizzazioni per il i diritti e umani e dell’UE, che è tra i principali contributori degli aiuti internazionali diretti al Myanmar per la crisi dei rifugiati dello stato del Rakhine.
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