La miccia Trump
Si può giudicare come si vuole il raid americano che ha ucciso il Generale Soleimani. Credo sia ozioso discettare ora se atti del genere siano giustificati dal diritto internazionale, se Trump sia incriminabile e di fronte a quale Corte di Giustizia. Né serve troppo discutere se eliminando fisicamente un nemico dichiarato e pericoloso si sia raggiunto un risultato militare apprezzabile.
L’Iran è un Paese complesso governato da fanatici e un successore di Soleimani non tarderà ad apparire. La questione è un’altra ed è di natura strategica: in una guerra dichiarata e combattuta sul campo, si capisce e si giustifica l’eliminazione di un personaggio centrale (se fosse riuscito uno dei tanti tentativi di far fuori Hitler, la guerra sarebbe terminata prima). Ma in una partita quale quella giocata tra Iran e Stati Uniti è lecito pensare che ogni mossa debba rispondere a un proposito ed essere decisa con una visione chiara delle sue conseguenze. Washington non poteva ignorare le reazioni di vendetta degli iraniani, e per ora sa rispondere solo con le insopportabili bravate di Trump che fulmina minacce di distruzioni e risposte “sproporzionate” se l’Iran si permette di attaccare.
Sotto la presidenza Obama, con l’Iran era stata faticosamente intrapresa una strada di conciliazione con Teheran, che aveva permesso di raggiungere un accordo sul nucleare e apriva la possibilità di eliminare le sanzioni e stabilire rapporti più normali, favorendo quella vasta corrente dell’opinione iraniana, espressasi con l’elezione di Rohani. Trump, spinto dalle sue idiosincrasie, dal desiderio di disfare tutto quanto fatto da Obama, dalle pressioni del suo amico Netanyahu (e forse dai sauditi) ha disfatto tutto e intrapreso un cammino chiaramente e fortemente ostile.
Vedremo come va a finire. Intanto, gli USA hanno ricompattato tutti gli iraniani e per di più ha prodotto un problema grave con l’Irak (che è, ricorriamolo, a maggioranza sciita) il cui Parlamento ora chiede il ritiro delle truppe americane. Trump ha reagito con il solito stile minaccioso, ma è temibile una situazione in cui la presenza americana, anche se forse gradita a parte dei sunniti, è dichiarata ufficialmente non voluta (e, tra parentesi, non dovrebbe il nostro Governo pensare a ritirare le centinaia di soldati italiani che operano nell’addestramento dell’esercito regolare iracheno?).
Insomma, Trump ha acceso una miccia e il mondo intero sta con il fiato sospeso chiedendosi quando e come scoppierà l’incendio.
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