Fast Fashion, la moda mordi e fuggi
Finalmente una mostra dedicata all’importante tema dell’impatto della moda a basso costo sull’ambiente e sullo sfruttamento della manodopera: Fast Fashion. The dark sides of fashion. La città scelta per l’evento non poteva che essere Berlino, da sempre all’avanguardia su temi sociali a livello mondiale nonché vivaio internazionale per lo sviluppo di idee innovative nell’ambito della moda sostenibile. Nella capitale più hippie d’Europa varie sono infatti le alternative alla moda rapida e a basso costo. Tra queste ha preso ad esempio piede l’upcycling, ovvero il riuso di materiali di scarto o di prodotti dismessi.
L’esposizione, allestita presso il MEK, Museum Europäischer Kulturen, a due passi dalla Freie Universität, trasporta il visitatore lungo un percorso composto da foto, filmati e testimonianze, che parte dalla progettazione degli indumenti fino alla loro realizzazione e vendita.
L’intento è quello di dimostrare come la moda low cost, considerata al suo debutto positivamente in quanto si adegua in tempo reale ai gusti in continua evoluzione del consumatore (grazie a veloci processi produttivi), causi elevati consumi d’acqua e di altri materiali i cui scarti inquinano fortemente l’ambiente.
Per realizzare ad esempio una t-shirt ci vogliono 2700 litri d’acqua. Senza contare che spesso i capi di abbigliamento percorrono migliaia di km prima di arrivare al negozio dove sono venduti a prezzi irrisori. La fast fashion sforna di continuo collezioni mentre in passato le collezioni erano una per stagione. Il risultato è un maggior consumo di capi di abbigliamento complice la cattiva qualità dei tessuti.
Ma il lato oscuro della fast fashion non si limita a questo. Dietro le t-shirt vendute a pochi euro c’è lo sfruttamento soprattutto femminile. Ecco allora che la mostra propone immagini di modelle in passerella a cui seguono foto di donne stremate da turni di lavoro impossibili. Si tratta soprattutto di operaie del Bangladesh dove si concentra gran parte della produzione di vestiario a basso costo. Pochi spiccioli per orari massacranti. A rischio quotidiano della vita.
Per i suoi messaggi sociali, la mostra potrebbe diventare itinerante. A Berlino fino al 2 agosto 2020.
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