Joana Baptista, tra STEM e Society 5.0

A 18 anni Joana Baptista è fondatrice di tre startup, un tech podcast e una rivista di economia. E’ una imprenditrice sociale e public speaker con un forte interesse che riguarda la diversità, STEM e l’imprenditorialità. Il suo ente di beneficenza “She Dot” mira a colmare il divario socio-economico per le ragazze che perseguono carriere tradizionalmente maschili e lo porta avanti insieme ai suoi studi. Tiene conferenze nelle scuole e nelle grandi aziende, tra cui Cambridge University, Facebook e GirlGuides. Tra i momenti culminanti della sua carriera: la conoscenza della principessa Anna, la conferenza sulla leadership femminile a Boston alla quale ha partecipato grazie al finanziamento da parte dell’ambasciata statunitense ed i suoi interventi al World Summit di AI. Vincitrice di vari premi (Women of the Future, WeAreTheCity, Inspiring Juniors e Women in Tech Awards), ha un vivo interesse che unisce attivismo, educazione, STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e imprenditorialità. Joana ha partecipato al TedX Roma 2019.

Nel XXI secolo esiste ancora un ‘problema donna nel lavoro’, stipendi diversi per lo stesso ruolo, come si può combattere il gender gap?

Se le persone che stabiliscono gli stipendi non vengono mai contestate o ritenute responsabili, non cambieranno mai. Penso che sia incredibilmente importante che le donne si sentano sicure nel parlare di soldi e quale sia lo stipendio medio per il tipo di lavoro che svolgono. Potrebbero pensare di essere pagate bene, solo per scoprire in seguito che tutti gli uomini vengono retribuiti di più. Tramite questo arriva la fiducia necessaria a chiedere un aumento di stipendio quando meritato. Questo è qualcosa con cui le donne lottano relativamente più degli uomini, ma non dovrebbe essere così È nostro diritto essere pagate equamente, e se così non fosse, dovremmo lottare per arrivarci. Allo stesso modo, se pensiamo di fare un lavoro migliore di quanto suggerisca la nostra retribuzione, dovremmo credere in noi stesse abbastanza da chiedere quell’aumento di retribuzione. D’altronde è incredibilmente importante ritenere le aziende responsabili delle proprie azioni. La pubblicazione di un rapporto con i salari e il divario retributivo di genere impedirebbe alle società di nascondersi dietro il segreto aziendale come hanno fatto in passato, e nel caso questo non fosse sufficiente a cambiare il sistema, possiamo essere noi a decidere di lavorare per altri.

Gli uomini continuano a occupare le posizioni apicali nel mondo, Donald Trump e Boris Johnson sono fortemente maschilisti, eppure non la spuntano contro Nancy Pelosi, Branda Hale e Gina Miller, siamo di fronte alla rivincita delle donne contro il sessismo maschile? Barack Obama ha dichiarato che il mondo sarebbe migliore se fosse governato dalle donne, Michelle Obama vincerebbe le elezioni probabilmente in caso di candidatura, una donna come Presidente degli Stati Uniti quando conterebbe?

Una delle cose più scioccanti per me è che negli Stati Uniti non c’è mai stata una presidente donna, un fatto veramente incredibile. Le donne costituiscono la metà della nostra popolazione e tuttavia non sono rappresentate equamente nelle prime posizioni. Penso che Barack Obama abbia detto un poco di verità nelle sue dichiarazioni, anche se per precisare meglio questa affermazione (in modo da non turbare tutti quegli uomini sensibili che vivono in tale situazione di privilegio e pensano che l’uguaglianza sia una minaccia), credo una donna non sarebbe necessariamente e automaticamente un leader migliore di un uomo, ma può un uomo ricoprire una posizione di comando senza comprendere la metà delle persone che guida? Comprendiamo sempre più il valore delle competenze trasversali nella leadership, competenze che tradizionalmente sono legate alle donne quando diciamo che sono “premurose” e “riflessive” e così via, eppure non vediamo questo riflesso nei nostri candidati eletti. Non credo che Michelle Obama vincerebbe le elezioni se partecipasse alla competizione, nonostante lei sarebbe probabilmente un candidato migliore di tutti gli altri. Non solo non sarebbe presa sul serio come una donna, ma dovrà anche affrontare il peso di essere una donna di colore e, soprattutto, se si presenterà lei dovrà combattere con il suo essere una donna buona, onesta, genuina che non ha bisogno di usare un linguaggio radicale, offensivo, e teso a incentivare politiche estreme e reazionarie per attirare voti.

La generazione conformista che governa il mondo considera che i giovani non siano in grado di attivarsi veramente per cambiare il pianeta, eppure la nuova icona Greta Thunberg ha 16 anni, lei ne ha 17, la premier della Finlandia Sanna Marin 34. Si può trovare un punto di equilibrio che unisca l’entusiasmo dei giovani con l’esperienza delle generazioni passate?

L’esperienza arriva con l’età, questo è vero, ma è anche assodato che con l’età arriva una perdita di creatività, di immaginazione, di audacia. Le generazioni più anziane al potere pensano che noi giovani non possiamo fare ciò che fanno loro perché hanno passato così tanti anni a governare con una visione che per loro è diventata l’unico modo di vedere il mondo. Ma non importa quale sia la nostra età, abbiamo tutti qualcosa da offrire. Il cambiamento climatico non è solo un problema per adulti, è un problema planetario, se una ragazza di 16 anni innesca una rivoluzione, è importante che abbia 16 anni o che abbia iniziato un cambiamento? Questo non vuol dire che le generazioni più anziane non siano importanti, sono sagge e competenti, piene di esperienza e talenti. È per dire che se non iniziamo a comprendere che tutti, indipendentemente dalla loro età, sesso, razza o background, possono portare qualcosa sul tavolo, non massimizzeremo mai il nostro vero potenziale.

Il gender gap culturale si riflette anche nelle piccole cose, ai bambini si regalano giocattoli tecnici, alle bambine vengono donate le Barbie. Quali problemi ha dovuto affrontare lei per intraprendere la carriera STEM?

Non possiamo essere ciò che non conosciamo. Se le ragazze sono cresciute con ragazze magre, bianche, bionde e barbie che amano solo la moda e i ragazzi, come possono aspettarsi di essere astronauti, imprenditori o ingegneri? I miei genitori mi hanno fatto conoscere non solo quei tradizionali giocattoli femminili, ma anche altri giocattoli più ampi e mi hanno incoraggiato a esplorare ogni tipo di carriera e opzioni di soggetto, indipendentemente dal fatto che fossero tradizionalmente maschi o femmine. Sono cresciuta andando a una scuola per sole ragazze e ho sentito il mio primo ostacolo da ragazza nello STEM quando sono uscita dalla mia comfort zone scolastica e sono entrata nel “grande mondo”. Spesso non sono stata presa sul serio o dileggiata perché volevo avviarmi allo STEM. Ho trovato difficile “adattarmi” con i tipici gruppi STEM, perché le persone erano molto diverse da me, ed è stato difficile essere coinvolti in un sistema con una cultura così maschilista. Ricordo un esempio particolare, l’anno scorso ho partecipato a un concorso di informatica, e dopo essermi classificata tra i primi, sono stata invitata a un ulteriore round con la cerimonia di premiazione. Ero terribilmente eccitata fino a quando sono entrata nella stanza e ho capito che non solo ero l’unica femmina lì (tutti gli altri indossavano felpe con cappuccio e cuffie con zip, mentre avevo un maglione rosa e una fascia per la testa), ma anche una delle poche ragazze nella stanza. È molto difficile esprimere la tua passione per qualcosa se non riesci a connetterti con tutte le persone intorno a te con cui condividi la tua passione.

Le quote rosa per legge create in Italia e in India ad esempio, per forzare l’inserimento delle donne nei posti che contano in economia e nella politica, possono essere una soluzione per sbloccare il meccanismo che vede la maggioranza di uomini occupare i ruoli di comando?

Penso che la creazione di quote o obiettivi per far assumere alle donne ruoli importanti sia un buon passo in avanti, ma non sia la soluzione ideale e perfetta. Per avviare un ciclo di sviluppo è necessario coinvolgere le donne, e se le aziende non lo fanno da sole, le quote assicurano che le donne vengano collocate dove dovrebbero essere. Tuttavia, le quote non sono mai la soluzione ideale perché le donne dovrebbero essere inserite in quel ruolo per le proprie virtù e non sentirsi come se stessero semplicemente riempiendo una quota. Non credo che le donne saranno mai prese sul serio e rispettate nei loro ruoli se “provengono da una quota”, anche se sono più che qualificate per quel ruolo. Quindi sono progressi, ma non l’obiettivo finale, dobbiamo giungere al momento in cui le donne siano impiegate per il loro merito, indipendentemente dal fatto di essere donne.

La prof.ssa Mary Semmerling con la sua famosa poesia, What I was wearing, ha posto in risalto un problema grave e terribile, che nei casi di stupro si cerca sempre di addossare colpe alle donne violentate addebitandogli comportamenti ‘poco virtuosi’ rispetto a una morale socialmente accettabile. Come combattere questo atteggiamento da parte delle istituzioni e della società, per cui una donna viene giudicata in base ai vestiti che indossa?

Una donna non deve essere modesta per essere rispettata, questa è la una importante verità che non viene ancora percepita come tale. Quanto è imbarazzante che noi, come persone, scegliamo ancora di determinare la colpa sulla base di una gonna “troppo corta” o di un top “troppo attraente” piuttosto che su una persona che ha fatto qualcosa di così disgustoso. Secondo me, questo fondamentalmente corre molto più in profondità, si fonda nella percezione che le donne sono oggetti, un possesso di un uomo e sono preziose solo se riescono a stare ferme e hanno un aspetto gradevole. Per fortuna molti di noi abitanti del mondo non la pensano in questa maniera, ma il nostro sistema tende ancora a usare questa valutazione. La società non è cambiata tanto nel tempo, fino a quando non inizieremo a valutare le donne in base al loro intelletto, ai loro talenti e ai loro successi anziché al loro aspetto, vestiti e corpo, non cancelleremo mai questa tragica tentazione di attribuire la colpa alle vittime.

La maggior parte delle violenze avviene tra le mura domestiche, in campo femminile abbiamo il problema dei matrimoni combinati per denaro, in aumento anche in Europa (nel Regno Unito si stimano 5.000 casi)?

I diritti delle donne sono diritti umani e i diritti umani sono diritti delle donne. Non avremo raggiunto gli stessi diritti per le donne fino a quando non avremo raggiunto gli stessi diritti per TUTTE le donne. Questo è il pericolo del femminismo privilegiato: dimentichiamo che le donne di tutto il mondo stanno affrontando l’oppressione in tutte le forme e, mentre è importante risolvere il divario retributivo di genere, è ancora più importante che lavoriamo per salvare la vita di migliaia e migliaia di vittime di abusi domestici, mutilazioni genitali femminili, stupri e così via. Non è abbastanza essere una femminista (anche se questo è un ottimo in passo avanti), dobbiamo essere femministe intersezionali e femministe del mondo.

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Sarei molto felice se continuaste a seguirmi: Website – www.joanabaptista.co.uk // www.shedot.co.uk, Twitter – @JoanaDBaptista, LinkedIn – Joana Baptista.

Intervista in lingua inglese

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