Matteo, Beppe e Matteo
Sembra proprio che non si sopportino. Politicamente parlando, s’intende. Beppe Grillo e Matteo Renzi, di certo, non si possono definire degli amiconi.
“Beppe firma qua: caro Grillo hai 160 parlamentari decisivi per fare le riforme”, ha esordito il sindaco di Firenze, riferendosi al leader 5Stelle, nel giorno del suo debutto come segretario del Pd. “Io sono disponibile a rinunciare ai 40 milioni del prossimo anno se tu ti impegni per superare il Senato, abolire le Province e su legge elettorale. Se ci stai, si fa. Se non ci stai per l’ennesima volta un chiacchierone e l’espressione buffone vale per te”. La risposta dei grillini è stata per le rime: “Renzi è tutto chiacchiere e marketing. I 40 milioni di euro dei rimborsi elettorali deve restituirli agli italiani, non a noi”. Ancora più perentorio Beppe Grillo con un tweet: “Si sciolga il Parlamento e al voto con il Mattarellum. Sarà il prossimo Parlamento a fare la nuova legge elettorale”.
Ma perché questa netta contrapposizione? La sensazione è che la rivalità possa diventare ancora più marcata nelle prossime settimane. La questione è semplice, si tratta di voti. Alcuni sondaggi – tra cui l’ultimo è trasmesso da Agorà – mostrano un Pd in crescita che sfonda la soglia del 30 per cento e un Movimento 5Stelle in discesa, attorno al 20 per cento, di poco sopra Forza Italia. Non c’è da stupirsi se una buona fetta di elettori del Movimento, circa il 10 per cento, si è recata compatta a votare Matteo Renzi alle primarie del Pd. Il rifiuto della vecchia classe dirigente non è più solo un’esclusiva dei pentastellati, anche il nuovo segretario democratico incarna l’idea di cambiamento. Almeno nelle intenzioni degli elettori.
E che i voti siano importanti lo sa bene anche Silvio Berlusconi che è a caccia proprio di quelli di Grillo. “Non sarà difficile considerando che gente Grillo ha mandato in Parlamento e i risultati che hanno ottenuto”, aveva commentato nei giorni scorsi il Cav, intervenendo telefonicamente all’inaugurazione di una sede di Forza Italia.
Non siamo in campagna elettorale, ancora, ma i leader politici sembrano non accorgersene e tengono i toni del dibattito molto alti. Anche contro l’Unione europea, definita come “un crimine contro l’umanità” dal neo segretario leghista, Matteo Salvini che da Bruxelles ha avvertito come i sindaci della Lega si stiano organizzando “per mettere in atto azioni di disobbedienza civile alle regole assassine di Bruxelles e allo scellerato Patto di stabilità che ha messo in ginocchio i nostri Comuni”.
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