Hammamet (Film, 2020)
Hammamet è un film che incuriosisce, proprio per questo risulta una riuscita operazione commerciale, ma non aggiunge niente alla conoscenza storica di un periodo oscuro della società italiana. Gianni Amelio si cautela a dovere non chiamando nessun personaggio con il vero nome, ma le fattezze del Presidente – impersonato da un grande Favino truccato in modo magistrale – sono tali da non consentire dubbi di identificazione.
La storia è quella di Tangentopoli, della fine del Partito Socialista, della malattia con relativo esilio tunisino del vecchio leader sofferente. Amelio racconta gli ultimi giorni del Presidente con partecipazione e pietas umana, ricorda un poco Lizzani (Mussolini ultimo atto) ma è sceneggiatore meno storico e più fantasioso, molto onirico e psicologico. Una storia dalla quale la famiglia del Presidente esce con le ossa rotte, soprattutto il figlio, che Paradossi interpreta con le caratteristiche di un totale incapace; pure moglie (Cohen) e figlia (Rossi) non sono da meno, la prima una borghese annoiata, la seconda una donna devota a un padre anaffettivo. Infine ci sono l’amante (Gerini) – abbastanza inutile e surreale in un simile contesto – e un vecchio politico (Carpentieri), forse un democristiano pentito, uno dei tanti che ha parlato per poi farsi da parte.
Il film è sceneggiato secondo le regole di un cinema che si scontra palesemente con il realismo, inventando un antagonista come Fausto (Filippi), troppo importante nell’economia del racconto per non essere mai esistito. Amelio sa fare cinema da un punto di vista tecnico, non lo scopriamo oggi, passa dal piano sequenza a ispirate parti oniriche, cita Fellini e imposta scene sognanti con il Presidente che incontra il padre sul Duomo di Milano, ricollega gesti dell’infanzia (il sasso scagliato contro la vetrata) a eventi della maturità, riporta identico simbolo in un’evocativa sequenza finale.
Tutto questo per dire che Hammamet è cinema di buona fattura che intrattiene per due ore senza annoiare, ma appare una mera prova di stile, uno sfoggio di abilità tecnica, del tutto priva di utilità storica. A nostro parere sarebbero serviti altri anni di riflessione per poter affrontare un argomento così delicato e troppo vicino al nostro quotidiano. Hammamet è un film girato e fotografato (Amelio Ujkaj) a dovere, dotato di una colonna sonora suggestiva (Piovani), recitato benissimo, con il limite di un giudizio storico affrettato e semplicistico, persino inopportuno. In ogni caso un film da vedere.
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Regia: Gianni Amelio. Soggetto: Gianni Amelio. Sceneggiatura. Gianni Amelio, Alberto Taraglio. Musiche: Nicola Piovani. Scenografia: Giancarlo Basili. Produttore: Agostino Saccà, Maria Grazia Saccà. Costumi: Maurizio Millenotti. Trucco: Andrea Leanza. Casa di Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema, Minerva Pictures. Durata: 126’. Genere: Drammatico. Interpreti: Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Alberto Paradossi, Luca Filippi, Silvia Cohen, Renato Carpentieri, Claudia Gerini, Federico Bergamaschi, Roberto De Francesco, Adolfo Margiotta, Massimo Olceste, Omero Antonutti, Giuseppe Cederna.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]