La lezione di Auschwitz

Capi di Stato e di Governo si sono riuniti nei giorni scorsi In Israele per commemorare i 75 anni dalla liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz (non certo l’unico, ma quello che ha maggiore carica simbolica ed emotiva della tragedia dell’Olocausto) e riaffermare il loro solenne impegno ad agire per impedire che la tragedia possa ripetersi.

Non è vuota retorica: atti di antisemitismo sono tornati a ripetersi in Europa e anche in Italia, opera certo di una assurda minoranza di fanatici estremisti, ma non per questo meno rivoltanti e pericolosi. E anche quella parte della destra (la maggior parte) che non ci sentiamo di accusare di coltivare sentimenti antisemiti, rischia di contribuirvi con un diffuso e strisciante razzismo. Contro l’intolleranza e l’odio razziali (a chiunque si diriga) non è consentita tolleranza, compiacenza  e neppure colpevole indifferenza, perché è l’indifferenza dei più che alla fine permette la malvagità di pochi.

Questo hanno chiesto al mondo gli ormai pochi sopravvissuti all’Olocausto. Questa è la sola, vera, significativa lezione di Auschwitz.

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