La Gran Bretagna è fuori
Dopo il voto positivo (a stragrande maggioranza) del Parlamento Europeo, la Gran Bretagna è ufficialmente fuori dell’UE, della quale è stata membro importante per 47 anni. In questi anni, le relazioni anglo-europee hanno conosciuto qualche momento alto (la realizzazione del mercato interno, l’estensione ai Paesi dell’Est, le iniziative per una politica estera, se non comune, almeno coordinata), però ci sono stati più momenti di tensione (la battaglia per il bilancio combattuta da Margaret Thatcher, il tentativo di impedire la moneta comune e via dicendo: la lista è molto lunga) e Londra è rimasta fuori da molte iniziative europee, quali gli Accordi di Schengen sulla libera circolazione e tante altre. In generale, nel gruppo dei maggiori paesi membri, Francia e Germania hanno svolto un ruolo trainante e la GB un ruolo di freno. Perciò già anni fa scrivevo che la sua uscita avrebbe potuto essere di fatto un vantaggio per l’Unione, sempre che gli altri europei (tra cui l’Italia) siano veramente decisi a rafforzare seriamente i loro legami.
Cosa succede ora? Ovviamente, i 67 parlamentari inglesi saranno fuori dall’Europarlamento e tutti i funzionari di nazionalità britannica lasceranno i loro posti in tutte le istituzioni europee. Sul piano economico e commerciale, tutto dipenderà dagli accordi che saranno negoziati dal 3 marzo e dovrebbero chiudersi entro l’anno. Come vorrebbe Johnson, si partirebbe da un accordo di libero commercio con zero quote e zero imposte doganali. Ma ci sono questioni tecniche e di controllo, che non sarà facile districare.
Una conseguenza politica importante sta nella posizione della Scozia che, a Brexit conclusa, insisterà per ripetere il referendum sull’indipendenza, che Londra si rifiuterà di permettere.
Ma quel che è interessante sarà vedere le conseguenze del divorzio dall’Europa sulla posizione internazionale della GB. Essa si ritroverà isolata, in un rango di potenza intermedia in un mondo sempre più condizionato da giganti. In sostanza, dovrà ormai fare affidamento sulla “relazione speciale” con gli Stati Uniti, dai quali di fatto dipende militarmente anche come potenza nucleare. E dovrà fare affidamento sull’Accordo di libero commercio promesso da Trump. Auguriamo agli inglesi di non doversi presto accorgere che Trump è un alleato difficile, uno che più che amici cerca vassalli.
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