Partiti a corto di finanziamento
Ci avevano già provato nel 1993 i radicali con uno dei referendum più partecipativi della storia democratica italiana senza troppo successo. Già perché a pochi mesi di distanza (in occasione della tornata elettorale del 1994), con la consueta manipolazione giurisdizionale italiana, si sostituì la parola “ finanziamento” con la più sobria “rimborso”.
In realtà un nulla di fatto. Negli anni questi rimborsi hanno raggiunto la mostruosa cifra di quasi 200 milioni nella tornata elettorale del 2008 suscitato forte sofferenza nell’opinione pubblica. Da lì si sono approvati timidi tentativi di riduzione di spesa arrivando fino ai circa 90 milioni attuali.
Nonostante tutto, la crescente insofferenza verso l’attuale classe politica, ha imposto una accelerazione da parte del Premier Letta, che nel tentativo di stemperare la tensione sociale che aleggia intorno alla politica, ha deciso di trasformare un provvedimento già licenziato dalla Camera e in lettura in Senato nel tanto amato e tanto italico Decreto Legge.
Così dal 2017 ai partiti resteranno solamente le private donazioni liberali e il 2×1000 volontario sul reddito IRPEF. Se dovesse effettivamente mantenere questa strutturazione, con una riduzione del 25% annua, i partiti si troveranno ad essere finanziati solamente da militanti e lobbisti. Se così fosse (il condizionale è d’obbligo) sarebbe la norma più liberale dal dopoguerra ad oggi, una vera rivoluzione.
Ma come tutte le rivoluzioni in Italia, c’è già chi storce il naso. Già perché se nella patria del liberalismo, le industrie che finanziano la politica mantengono inalterata la propria reputazione, nel paese dell’ipocrisia generalizzata c’è da aspettarsi la nascita di movimenti di boicottaggio ai finanziatori della casta.
Nella ormai offuscato immaginario collettivo anche il finanziamento privato porterà tensioni e pregiudizi di ogni genere, anche perché la trasparenza dei bilanci porteranno i finanziatori alla gogna mediatica con lo scontato risultato di dover risolvere comunque il problema all’italiana, ossia aggirando l’ostacolo.
Ci apprestiamo ad una innovazione di senso, ancora in fase embrionale, che nella tecnica dovrebbe portare nel mondo del finanziamento ai partiti un po’ di ordine, ma come in tutti i provvedimenti atti a regolamentare l’ormai odiato mondo politico, anche questo è destinato a subire nel tempo una mutazione, un po’ per accontentare gli uni, un po’ per accontentare gli altri.
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