Cronache dai Palazzi
Si discute sulla prescrizione. I Cinque Stelle sono pronti a sfidare un’approvazione che viene definita ad alto rischio, mentre il premier Conte cerca di calmare gli animi invitando gli attori della maggioranza a trovare un accordo pacifico.
L’approccio non è di certo dialogante anche se il ministro grillino per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ritiene che “si possa arrivare ad una soluzione”. Per Italia Viva il conflitto sulla sospensione della prescrizione è questione di principio e di visibilità, in un momento in cui, tra l’altro, il Movimento è costretto ad affrontare varie vicissitudini interne, in attesa degli “Stati generali” di aprile.
Per il partito di Matteo Renzi sembra sia possibile esclusivamente il rinvio della riforma Bonafede, nonostante sia già in vigore (da inizio gennaio 2020); un percorso che bloccherebbe il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, con sullo sfondo la minaccia di votare la proposta di legge del forzista Enrico Costa che mira ad abolire la riforma.
A Palazzo Chigi per ora ha prevalso la proposta del deputato di Leu, Federico Conte, e tre partiti su quattro (Pd, M5S e Leu) sembrano aver raggiunto un accordo. Una situazione che di fatto conferma il blocco della decorrenza della prescrizione per gli imputati condannati sia in primo che in secondo grado. Occorrerà procedere o con il decreto Milleproroghe oppure applicando un provvedimento d’urgenza.
In un primo momento con il “lodo Conte” –dal nome del premier che ha cercato di arginare i conflitti convincendo il Guardasigilli ad effettuare una revisione – era stato deciso, esclusivamente per i condannati in primo grado, di interrompere il calcolo del tempo entro cui il reato decade, conservando invece il vecchio regime per gli assolti. Lo step successivo, con il “lodo Conte bis” dal nome del deputato responsabile Giustizia di Leu, prefigura una distinzione ulteriore: qualora il condannato in primo grado venga assolto nel processo d’appello, rientrerebbe in campo la decorrenza della prescrizione con effetto retroattivo, come se fosse stato assolto nel precedente giudizio. Tale stato di cose potrebbe estinguere la causa prima della sentenza della Cassazione. In questo modo, applicando le suddette regole, la riforma Bonafede verrebbe applicata solo nel caso in cui vi sia una doppia sentenza di colpevolezza. Tutto ciò permetterebbe inoltre di evitare che, superati i giudizi di merito, il lavoro svolto dai giudici risulti vano a causa del trascorrere del tempo, in attesa di un’apposita valutazione delle forme.
La riunione a Palazzo Chigi si è così chiusa con l’accordo a tre (Pd, M5S e Leu) e la parola del ministro Bonafede di presentare la riforma complessiva del processo penale fin dalla prossima settimana, garantendo tempi più rapidi e certi in virtù di altre modifiche che dovrebbero rendere praticamente superfluo tutto il dibattito attorno alla riforma della prescrizione targata Bonafede. La delegazione di Italia Viva capitanata da Maria Elena Boschi ha comunque ribadito il proprio “no” e rivolgendosi al ministro della Giustizia i renziani affermano: “Se non lo convincerà la politica, ci penserà la matematica”. Bonafede replica: “Iv si assumerà le sue responsabilità”.
Su un altro fronte il Viminale ha deciso di stanziare più fondi per far fronte all’accoglienza dei migranti. Il decreto Salvini imponeva una spesa massima di 26 euro per migrante per i servizi nelle varie strutture, la ministra dell’Interno Luciana Lamborgese ha quindi firmato una circolare destinata ai diversi prefetti per potenziare il budget. La circolare mette in evidenza “la “necessità di rimodulare i bandi che in prima pubblicazione hanno riscontrato la totale assenza di offerte”. Viene inoltre specificato che “le prefetture possono individuare operatori economici da consultare (almeno cinque) selezionando l’offerta migliore a condizione che non siano modificate in modo sostanziale le condizioni iniziali del contratto”. In pratica si tratta di una “procedura negoziata senza bando” in condivisione con l’Anac che, come disposto dal ministero dell’Interno, dovrebbe gestire al meglio il funzionamento dei vari centri di accoglienza per i richiedenti asilo e i rifugiati. Tali centri hanno segnalato uno stato di emergenza per quanto riguarda la carenza di cibo ma anche di vestiario oltre che di servizi obbligatori quali gli interpreti e i mediatori culturali. Attualmente nelle varie strutture italiane vengono accolte più di 89mila persone. In virtù delle nuove disposizioni, ai migranti verrà assicurata anche una dignitosa “assistenza sanitaria complementare da porre a carico dell’appaltatore che può essere rimborsato a parte rispetto al prezzo pro capite al giorno posto a base di gara”, sia per quanto riguarda le visite periodiche sia per gli interventi di pronto soccorso. “Salvini aveva lasciato la macchina senza benzina, in questo modo l’abbiamo rimessa in moto nell’interesse di tutti”, ha affermato il viceministro Matteo Mauri del Pd. Mentre per Matteo Salvini “dopo aver riaperto i porti, il governo riapre i portafogli degli italiani, aumentando i soldi per chi accoglie richiedenti asilo e fa ripartire il business legato agli sbarchi”.
Di fronte al traballare della maggioranza il leader del Pd, Nicola Zingaretti avverte: “Se si va avanti così non andiamo da nessuna parte… Anzi andiamo a sbattere”, e a proposito della manifestazione di piazza del prossimo 15 febbraio, annunciata da Luigi Di Maio per difendere le misure grilline dei vitalizi, Zingaretti aggiunge: “Giudico questa iniziativa un errore e invito Di Maio a guardare al futuro e casomai a dare un contributo sul come questo governo ritrova, in provvedimenti da mettere in campo insieme, una sua prospettiva politica”. Ai microfoni di Radio Capital il segretario dem puntualizza infine che “non è vero che di per sé il governo non regge”, ma le discussioni e gli attriti lo espongono ovviamente ad un rischio “logoramento”. Quindi “dalle parole si passi ai fatti oppure il governo si indebolisce”, ha ammonito Zingaretti che reclama ad esempio la revisione dei decreti sicurezza impostati da Salvini, e sottolinea che non è sufficiente recepire le osservazioni e gli avvertimenti del presidente della Repubblica, bensì occorre fare di più.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha a sua volta fatto visita, a sorpresa, a una delle scuole più multietniche della Capitale, nel quartiere Esquilino definito la “Chinatown romana”. “Amicizia e pace sono fondamentali e voi lo sapete”, ha detto il capo dello Stato rivolgendosi ai ragazzi. “Un segnale chiaro contro ogni possibile pregiudizio”, ha affermato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che ha ribadito: “Creare allarmismi non serve”. In un’intervista al Corriere Azzolina si è dichiarata inoltre soddisfatta per come funzionari, presidi e insegnanti stanno fronteggiando l’emergenza Coronavirus nelle diverse scuole italiane, dimostrando “senso di responsabilità”.
Nel frattempo il Coronavirus continua comunque a mantenere alta la tensione. “Stiamo parlando di un rischio sanitario che richiede un costante aggiornamento”, ha affermato il premier Giuseppe Conte; mentre il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia si appella “al governo affinché riprendano i voli e si eviti che a finire isolati siamo noi”, in quanto “siamo l’unico Paese europeo che ha interrotto i collegamenti aerei con la Cina”, ha sottolineato Boccia.
Nel frattempo la task force messa in campo dal ministero della Salute è pronta ad attuare ulteriori misure di prevenzione sui cittadini di ritorno dalle aree a rischio.
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