Caricabatteria universale in Europa?

Nel 2009 erano in uso 500 milioni di cellulari nella UE, questi usavano oltre 30 tipi diversi di caricabatteria, questa situazione ha creato forti disagi ai consumatori e creato una montagna di rifiuti elettronici. Partendo da questo, la Commissione Europea mise a punto un MoU (Memorandum of Understanding, protocollo d’intesa) per arrivare ad un accordo tra tutti i produttori di telefonia e facilitare l’adozione di un modello unico di caricabatteria. Firmato nel 2009 il MoU prevedeva la standardizzazione dei modelli a partire dal 2011. Esteso successivamente da due Lettere d’Intesa nel 2013 e 2014, non ha partorito i risultati attesi e il caricabatteria universale è ancora di là da venire.

Durante il dibattito del 13 gennaio nella commissione Mercato interno, i deputati hanno chiesto alla Commissione europea di presentare entro luglio 2020 una proposta per la regolamentazione dei caricatori che accompagnano quasi ogni dispositivo elettronico, dal telefono alla macchina fotografica. La vice-presidente della commissione Róża Thun und Hohenstein ha dichiarato: “La Commissione europea deve mostrare la sua leadership e smettere di lasciare che i giganti della tecnologia ci impongano i loro standard. Se la sovranità digitale significa qualcosa per questa nuova Commissione, ci aspettiamo che vengano stabiliti gli standard per un caricatore comune entro i prossimi sei mesi. Da oltre dieci anni i deputati al Parlamento europeo promuovono una campagna a favore di un caricabatterie universale per le apparecchiature radio mobili, inclusi telefoni cellulari, tablet, lettori di libri elettronici (e-book), fotocamere intelligenti, dispositivi elettronici indossabili e altri dispositivi elettronici di medie e piccole dimensioni. Malgrado gli sforzi della Commissione, gli accordi volontari tra gli operatori del settore non hanno prodotto risultati soddisfacenti. Quasi tutte le famiglie dell’Ue avrebbero accumulato diversi vecchi caricabatterie, generando, secondo le stime, oltre 51 000 tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno. I consumatori sono obbligati ad acquistare nuovi caricabatterie per tutti i nuovi dispositivi e quando viaggiano sono effettivamente costretti a portare con sé caricabatterie diversi per simili dispositivi. Questa situazione limita la libera circolazione dei cittadini dell’Ue e la loro piena partecipazione alla società, generando inoltre un’inutile impronta ecologica. Vi è urgente bisogno di un’azione dell’Ue al riguardo. È necessario adottare urgentemente uno standard relativo a un caricabatterie universale per le apparecchiature radio mobili. Invitiamo pertanto la Commissione ad adottare in primo luogo l’atto delegato che integra la direttiva 2014/53/UE sulle apparecchiature radio entro luglio del 2020, introducendo il caricabatterie universale.”.

L’introduzione di un caricatore unico per tutti i prodotti (non solo smartphone, lettori digitali, ma anche “wearable” come braccialetti digitali) ridurrebbe i rifiuti elettronici, abbasserebbe il costo dei prodotti e migliorerebbe la sicurezza e l’interoperabilità dei caricatori. Finora la Commissione europea ha preferito un approccio su base volontaria che incoraggiasse i produttori di telefoni a cooperare volontariamente. Il commissario Maroš Šefčovič, che ha partecipato al dibattito in rappresentanza della Commissione europea, ha detto che secondo la Commissione l’approccio su base volontaria “E’ il modo migliore per raggiungere i nostri obiettivi senza ostacolare l’innovazione”. Ma i risultati, come abbiamo visto, non sono stati quelli che ci si aspettava, ed è proprio la Commissione europea a certificare che i rifiuti elettronici sono uno dei tipi di rifiuti in maggior crescita nell’UE, e si stima che possano arrivare a più di 12 milioni di tonnellate entro il 2020. La produzione di materiale elettronico di scarto, il RAEE (sigla che sta per Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) è in aumento negli Stati membri Ue. Una vera e propria valanga di spazzatura, che secondo le stime, nel corso di quest’anno potrà superare i 12 milioni di tonnellate. L’E-waste cresce a ritmo incessante, ma solo un quinto dei rifiuti viene raccolto e smaltito nel modo giusto, ammoniscono gli esperti. “Tutto il resto viene abbandonato in discarica, bruciato, gestito illegalmente o trattato al di sotto degli standard, con conseguenze dannose per l’ambiente, per l’economia e per la salute delle persone” precisa il consorzio Remedia, che si occupa di gestione e smaltimento dei RAEE. Con il proliferare degli apparecchi tecnologici, infatti, la loro produzione cresce a un ritmo del 3-4% l’anno. Ciò porterà nel 2025 a un quantitativo di 60 milioni di tonnellate di rifiuti. Per sensibilizzare sui benefici della loro corretta gestione, il WEEE Forum, l’Associazione internazionale no profit che riunisce 32 tra i più importanti Sistemi Collettivi europei, ha lanciato l’International E-Waste Day, una giornata di riflessione sul tema il 14 ottobre di ogni anno.

Apple è l’unica tra i vari produttori a utilizzare un attacco proprietario, Lightning, anziché l’USB-C che ormai sta diventando standard (connettore usato ad ogni modo su iPad Pro). Secondo Apple “La legislazione avrebbe un impatto negativo diretto portando confusione tra gli utenti di centinaia di milioni di dispositivi e accessori attivi dei nostri clienti europei e ancora di più tra i clienti Apple in tutto il mondo, creando volumi senza precedenti di rifiuti elettronici, infastidendo notevolmente gli utenti. Prima del 2009 la Commissione ha considerato di rendere obbligatorio per tutti gli smartphone l’uso di connettori USB Micro-B, elemento che avrebbe limitato il progredire di Lightning e USB Type-C. Al contrario, la Commissione ha stabilito un approccio su base volontaria che ha visto il mercato passare da 30 diverse tipologie di caricatori a 3, e che presto diventeranno 2, Lightning e USB-C, evidenziando il funzionamento di questo approccio”.

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