OGM ed Europa
Il tema degli OGM nell’alimentazione umana è sicuramente uno dei temi più dibattuti all’interno della UE, per capire la legislazione comunitaria bisogna distinguere la coltivazione dalla commercializzazione. In Europa l’utilizzo di organismi geneticamente modificati (OGM) è sottoposto a regole molto rigorose e procedure di autorizzazione complesse per la loro coltivazione e commercializzazione. Da aprile 2015, i paesi possono decidere se consentire la coltivazione di OGM sul loro territorio, per quanto riguarda la commercializzazione, il Parlamento ha votato contro i divieti nazionali il 28 ottobre scorso.
OGM significa “organismo geneticamente modificato”, nello specifico si tratta di organismi il cui materiale genetico è stato modificato artificialmente per aumentare la resistenza di una pianta ad una malattia, un insetto o alla siccità, o ancora un aumento della produttività. Le principali coltivazioni interessate dagli OGM sono il mais, il cotone, la soia, la colza e la barbabietola da zucchero. Le norme comunitarie prevedono che sia necessaria un’autorizzazione preventiva e una valutazione scientifica del rischio sia per la coltivazione e che la commercializzazione degli OGM importati. Al momento ci sono 8 domande in attesa di autorizzazione, tra cui il rinnovo del mais MON 810; per quanto riguarda l’importazione da paesi terzi, esistono 58 OGM attualmente autorizzati nell’Unione europea per il consumo di alimenti e mangimi, altri 58 sono in attesa di autorizzazione. Diversamente da altri metodi di miglioramento genetico, l’applicazione di questa tecnologia è strettamente regolamentata. Prima di poter essere immesso sul mercato dell’UE ogni prodotto od organismo geneticamente modificato è sottoposto a una procedura di autorizzazione nel corso della quale è accuratamente valutata la sua sicurezza per l’uomo, gli animali e l’ambiente.
La maggior parte degli OGM autorizzati nell’UE sono destinati ai mangimi per gli animali d’allevamento ma alcuni alimenti importati possono contenerne alcuni. Il sistema di etichettatura alimentare dell’UE impone alle aziende di indicare se gli alimenti o i mangimi che producono contengono OGM (quando la presenza è al di sopra di 0,9% del prodotto). Inoltre, le aziende possono anche, ma senza obbligo, indicare sulle etichette se un alimento o mangime non contiene OGM. Nel quadro generale della legislazione comunitaria la scelta ultima di autorizzare o meno la coltivazione nel territorio nazionale è demandata in capo agli stati membri, ogni paese può autonomamente decidere se permettere la coltivazione degli OGM entro i propri confini. La Commissione Europea intendeva lasciare anche la decisione in merito alla commercializzazione ai singoli stati membri, ma il Parlamento ha bocciato tale proposta (577 voti a favore, 75 contro, 38 astensioni) in quanto in assenza di controlli doganali si rischiava di generare un caos incontrollabile. Dal 2015 in Italia è vietata la coltivazione degli OGM, divieto confermato dal Consiglio di Stato che ha rigettato il ricordo di un agricoltore friulano, resta come detto la possibilità di commercializzare prodotti di questa tipologia.
In base alla direttiva 2001/18/CE, un’impresa che intende immettere in commercio un OGM deve presentare una domanda di autorizzazione all’autorità nazionale competente dello Stato membro in cui il prodotto sarà commercializzato per la prima volta. La domanda deve comprendere una valutazione completa del rischio ambientale. Se l’autorità nazionale emette un parere favorevole all’immissione in commercio dell’OGM, lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri tramite la Commissione europea. In mancanza di obiezioni di altri Stati membri o della Commissione europea, l’autorità competente che ha proceduto alla valutazione iniziale concede l’autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto, che vale per tutta l’Unione europea alle condizioni previste dall’autorizzazione. In Europa si coltiva un mais Ogm (Mon 810) in 5 stati membri (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) su un totale di circa 150.000 ettari di terreno, l’Unione ha infatti bisogno di più di 36 milioni di tonnellate di soia all’anno per alimentare il bestiame. La produzione europea arriva ad appena 1,4 milioni di tonnellate, il resto è di importazione da paesi terzi, siamo quindi fortemente dipendenti dalle importazioni da paesi terzi. Secondo i dati di Coldiretti solo Spagna e Portogallo nella UE continuano a coltivare OGM, con un ulteriore calo del 8% la superficie europea coltivata a transgenico in è scesa ancora ad appena 120.990 ettari nel 2018 rispetto ai 131.535 dell’anno precedente.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione