Argentina, la Kirchner tenta di risalire la china
Nel 2013 ricorre un importante anniversario per l’Argentina: trent’anni fa, nel 1983, i generali, dopo la dura sconfitta subita nella guerra della isole Falkland (o Malvinas), lasciarono il potere ai civili. La “presidenta” Cristina, in forte caduta di popolarità – l’indice di rigetto al 60% è il più alto delle sue due presidenze – pensava di cogliere l’occasione delle manifestazioni per celebrare la data per risalire la china.
Ma il 3 di dicembre, in seguito ad uno sciopero della polizia, a Cordoba, seconda città del paese, si sono scatenati saccheggi con morti. L’opposizione chiede di fermare le cerimonie del trentennale in segno di lutto; altri saccheggi in ben diciassette delle ventiquattro provincie dell’Argentina, con un bilancio di 12 morti, non ottengono risultati. La Presidenta porta avanti le celebrazioni assicurando che forze non oscure che manovrano con grande precisione sono responsabili dei saccheggi. I disagi nei corpi di polizia a causa delle crescenti difficoltà economiche e una micro criminalità sempre più forte non esistono per i peronisti di Cristina Kirchner. Le provincie si sono organizzate in vista delle feste di fine anno con forze inviate dal centro, i privati hanno scatenato una corsa al riarmo riportata con preoccupazione da un giornale brasiliano di S. Paolo.
Il cambio estremamente favorevole ha fatto dell’Argentina una delle mete preferite dei brasiliani, purtroppo però trovano una situazione particolare. All’ondata di insicurezza si aggiunge una inattesa ondata di calore, siamo nell’estate australe e le temperature superano abbondantemente i 30 gradi e purtroppo ci sono le sorprese dei black out. Con non celata soddisfazione la Folha de Sao Paulo del 21 dicembre titolava: “quartieri di lusso e turistici restano al buio”. Restare senza luce vuol dire restare senza condizionatori che, per i brasiliani, è come restare senz’aria. Gli impianti sono vecchi e la produzione in diminuzione a causa dei prezzi congelati da anni, fatto che impedisce alle compagnie di elettricità di investire. Tutto ciò non interessa al nuovo capo di gabinetto di Cristina Jorge Capitanich: le società elettriche devono risolvere i problemi che provocano i black out o lo farà lo Stato, le società verranno espropriate e nazionalizzate.
Il corrispondente della BBC in Argentina ricorda come, da quando è arrivato nel paese otto mesi fa, l’insicurezza, la crisi economica e l’incertezza politica non hanno fatto altro che aumentare. Non deve perciò sorprendere se nell’elenco delle 100 persone più importanti del paese compilato dalla società Giacobbe e associati SPA non figurano più né l’ex capo di gabinetto Medina, né l’attuale vice presidente Amado Boudon. Un argentino che sale c’è, un certo Jorge Bergoglio passa dal 49° al secondo posto, solo dopo Cristina. Per la “Presidenta” si tratta sicuramente di una operazione dell’opposizione, di cui, per l’ex presidente e marito Nestor, Bergoglio era il vero capo.
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