L’Italia e il Coronavirus
Notizie sul Coronavirus, la sua progressione, le morti, le guarigioni, sono presenti nella stampa di praticamente tutti i Paesi. Ma non quanto in Italia, dove sembra essersi imposta una psicosi collettiva. Si può, naturalmente, capire, perché In Italia è forse, in Europa, il Paese più colpito (quale ne siano le ragioni è difficile dirlo) e perché noi italiani siamo portati facilmente al pessimismo.
C’è inoltre un’atavica diffidenza verso la capacità e la competenza delle Autorità pubbliche a far fronte a situazioni del genere, laddove in altri Paesi la gente si affida con fiducia alle decisioni dell’Autorità. Aggiungiamo a tutto questo le consuete risse della politica, che non mancano anche in situazioni serie come l’attuale, quando ogni speculazione di bassa politica andrebbe accantonata (abbastanza positiva mi è parsa, paragonate ad altre, la posizione adottata da Giorgia Meloni).
Detto tutto questo, bisogna evitare di esagerare con misure e comportamenti che provocano all’economia un danno ben superiore di quello prodotto dalla malattia. Adottare le misure necessarie e utili consigliate dagli esperti e non lasciarsi ad un panico autodistruttivo. Lo so, è un equilibrio difficile, come ci ricorda un editoriale di sabato del Direttore del Corriere della Sera, ma è necessario se non si vuol affondare la nave Italia già in perigliosa navigazione.
E taccia per un po’ la rissosa dialettica politica. C’è tempo per riprenderla quando l’emergenza sarà passata. Per ora, l’obbligo di chiunque, governo ed opposizione, Autorità centrali e locali,è lavorare insieme per il bene di tutti.
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