Coronanomics, Lira vs. Euro
L’emergenza Coronavirus a margine ha riacceso la storica querelle sull’Euro, la richiesta di aiuti viene portata avanti da Lega e sovranisti in ordine sparso con il solito mantra del “L’Euro è la rovina, torniamo alla Lira e saremo ricchi, stampiamo tutta la moneta che ci pare e salviamo l’economia”. Cosa c’è di vero in questa affermazione? Il ritorno alla Lira sarebbe davvero la panacea di tutti i mali? I social hanno dato voce a chiunque alzando a livello di esperti persone che non hanno mai letto o studiato una sola riga di un qualunque testo di economia e sarebbe meglio si informassero, oltre che occuparsi delle materie di loro competenze, ma oramai il mondo gira così, cerchiamo quindi di fare chiarezza.
Tralasciamo il fatto che essere nell’Eurozona garantisce stabilità alla moneta e distribuisce il rischio paese in maniera sistemica (vedasi caso Grecia, ma non solo), concentriamoci sul “Euro o Lira?”. Cosa cambia da una moneta all’altra? Il commercio internazionale si basa sul fatto che vi sia uno strumento di pagamento e conto accettato da tutte le parti in causa, in assenza di questo si tornerebbe al baratto. Questa antica forma di scambio implica una serie di problemi, trovare chi è interessato al tuo bene, se hai lana devi trovare chi vuole comprare lana, nel contempo se cerchi uova la controparte non solo deve volere la tua lana, ma deve anche possedere le uova che desideri. In assenza di queste condizioni il baratto non avrà luogo, se questo scenario viene rispettato sorge un ulteriore problema, dare un valore alla tua lana e alle uova della controparte per decidere la quantità dei beni che verranno scambiati. Ovviamente tutto questo è difficoltoso in un mercatino di paese, diventa irreale in uno scenario di commercio organizzato e ad ampio raggio. Il problema si supera usando un unico strumento, la moneta.
La moneta in sé è un bene totalmente inutile, se in possesso di un solo individuo non serve a nulla, non può essere consumata per soddisfare i propri bisogni e nemmeno essere usata. L’utilità della moneta nasce dal fatto che questa venga universalmente accettata dal più ampio numero di individui, più vasta sarà la platea di chi l’accetta come pagamento e misura di conto, maggiore sarà il valore della moneta e l’uso che ne può derivare. Il premio Nobel per l’economia James Tobin l’ha giustamente paragonata al linguaggio, un idioma parlato solo da uno ristretto numero di individui è limitante, una lingua parlato da tutti è diviene un bene comune, sapere parlare l’inglese è certamente molto più utile che conoscere il bulgaro.
Appare evidente che la Lira usata solo in Italia diventa molto meno appetibile dell’Euro adottato da mezzo miliardo di persone e che viene accettato come mezzo di pagamento mondiale in alternativa al dollaro. Quest’ultima caratteristica deriva da una fondamentale proprietà che deve possedere la moneta, la credibilità. Finché vigeva il ‘Gold Standard’ la convertibilità in oro era una garanzia, cessato questo sistema la moneta trae forza dalla sicurezza che ha chi la prende come pagamento che questa mantenga il suo valore nel tempo e possa essere convertita in altre valute senza problemi e senza perdita. Una Lira che veniva svalutata continuamente, usata in una economia gravata da inflazione a due cifre, quale credibilità può avere rispetto un Euro basato sulle maggiori economie mondiali? Se la moneta non ha credibilità ed esistono dubbi sulla sua tenuta chi l’accetta come moneta di pagamento chiederà un differenziale (spread) molto più alto rispetto una moneta ‘sicura’, il venditore vorrà essere tutelato dal rischio che si assume chiedendo più Lire per cedere i propri beni. Dovrebbe essere ora fugato ogni dubbio sul fatto se sia meglio la Lira o l’Euro, non basta stampare banconote per salvare l’economia se non si produce ricchezza, a chiusura ricordiamo che il Pil rappresenta quello che produce il paese pro-capite per ogni lavoratore attivo.
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