Cronache dai Palazzi
Sarà lockdown fino al 3 maggio, il mondo produttivo ripartirà gradualmente. Palazzo Chigi conferma la linea dell’estrema cautela per non vanificare gli sforzi e i risultati ottenuti fino ad ora.
Il Viminale rende noto un rafforzamento dei controlli su strade e autostrade per bloccare ogni tentativo di fuga in questo weekend di Pasqua ad esempio verso le seconde case. Molte le persone sanzionate fino ad oggi per non aver rispettato le prescrizioni, per aver violato i divieti anti-contagio, per aver fornito false dichiarazioni, oppure per aver violato la quarantena. Secondo i dati del ministero dell’Interno i controllati dalle forze dell’ordine fino ad oggi sono stati circa 300 mila. Gli esercizi commerciali controllati sono stati invece oltre 100 mila, per alcuni dei quali è stata decretata addirittura la chiusura.
Sul fronte europeo continuano le trattative con l’Ue per quanto riguarda le risorse anticrisi. “Io ho una sola parola – ha scritto il premier Conte in un Tweet -: la mia posizione e quella del Governo sul Mes non è mai cambiata e mai cambierà”. In sostanza l’Unione europea non può essere esclusivamente finanza e piani economici da rispettare. Al Sole 24 Ore il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha comunque spiegato che un Mes “senza condizionalità economiche estranee al contrasto al Coronavirus” potrebbe essere condiviso dal governo di Roma “nel quadro di un pacchetto ambizioso” che comprenda gli eurobond.
“Il nostro strumento è l’eurobond”, ha ribadito il premier Conte ieri sera in conferenza stampa da Palazzo Chigi, ritenendolo lo strumento più adeguato. Poi “L’Italia non ha bisogno del Mes” in quanto “non adeguato a questa emergenza”, ha aggiunto il premier. “Noi ci stiamo battendo per avere un ventaglio di nuovi strumenti” in campo finanziario, strumenti che però devono ancora essere strutturati ma “che dovranno essere applicati nell’immediato”.
“La risposta europea la valuto nel suo complesso, ribadendo l’eurobond”, ha spiegato Conte sottolineando infine: “Io non firmerò fino a quando non avrò un ventaglio di strumenti adeguato alla crisi che stiamo vivendo”. Sono previste ulteriori negoziazioni nel corso del Consiglio europeo che si riunirà il prossimo 23 aprile, al quale spetteranno le decisioni finali.
Nel frattempo, l’ accordo varato dall’Eurogruppo corrisponde ad un piano di oltre mille miliardi, ma la Germania continua a rifiutare gli eurobond. “Non credo che dovremmo avere debito comune a causa della situazione della nostra unione politica ed è per questo che lo respingiamo”, ha dichiarato Angela Merkel a proposito degli eurobond o stability bond.
Per il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni il piano che prevede circa 540 miliardi di prestiti è un pacchetto senza precedenti. Verranno messi a disposizione subito 500 miliardi e poi un “recovery fund” per ripartire, supportato dal debito comune. L’Italia partirebbe da una base di 80-90 miliardi. Però “il fondo deve essere disponibile subito”, ha affermato il premier Conte in conferenza stampa da Palazzo Chigi.
La Fase 2 avrà inizio solo dopo il 3 maggio, “Non siamo ancora nelle condizioni di riaprire a pieno regime”, ha detto il premier. La ripresa di una pseudo normalità non sarà comunque uguale in tutta Italia. La parola chiave continua ad essere ‘prudenza’. Occorre condividere le decisioni con gli esperti e rispettare “Protocolli di sicurezza sanitari molto rigorosi” per evitare un eventuale contagio di ritorno. Questo tempo ci permetterà di “ripensare le nostre organizzazioni di vita per ripartire con ancora più forza”, ha affermato il presidente del Consiglio.
Nel frattempo si sta studiando anche un’apposita app per tracciare gli spostamenti. La Commissione europea ha fissato la data del 15 aprile per l’elaborazione di un “pacchetto di strumenti per un approccio paneuropeo per le applicazioni mobili” da parte degli Stati membri, in collaborazione con il Comitato europeo per la protezione dei dati. La Francia ha già dato la propria adesione attraverso il National Institute for Research in Computer Science and Automation (Inria). Nel nostro Paese, invece, la ministra per l’Innovazione Paola Pisano ha detto alla Commissione Trasporti della Camera che “dovrà essere coinvolto il Parlamento” oltre a specificare che i dati dei cittadini “saranno gestiti da un soggetto pubblico che ancora non è stato scelto”. In questo contesto, per quanto riguarda il trattamento dei dati e l’eventuale conseguenza di “specifici reati”, il Garante per la privacy Antonello Soro ha prefigurato “una norma di rango primario” che potrebbe essere anche “un decreto legge” nel caso in cui non si rispettino le regole. Le caratteristiche della suddetta app dovrebbero essere le seguenti: download volontario – anche se resta da capire se sarà obbligatoria per salire sui mezzi pubblici o presentarla alle autorità – e comunicazione attraverso il Bluetooth fra gli smartphone vicini per poter avvisare del rischio a chi è entrato in contatto con un individuo rivelatosi positivo. Sia l’identità della persona malata, sia l’identità di coloro che l’hanno incontrata dovranno essere protette e quindi “anonimizzate”. L’applicazione sarà utile anche per comunicare con i medici. “L’obiettivo è ridurre le possibilità di contagio, ma non sarà una sola applicazione a risolvere tutto”, ha puntualizzato la ministra Pisano.
Per quanto riguarda le riaperture saranno scaglionate e già dopo Pasqua alcune aziende potranno riprendere il lavoro se munite di tutti i dispositivi di sicurezza per i propri lavoratori. Confindustria auspica a sua volta che le riaperture avvengano in maniera ordinata e i segretari dei sindacati Cgil Cisl e Uil valutano il da farsi insieme al governo. “Abbiamo convenuto che non ci siano le condizioni per ripartire. Tutti vogliamo che si riapra nel massimo della sicurezza”, ha affermato la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan.
Librerie, cartolerie, negozi di vestiti per bambini rialzano la saracinesca già dal 14 aprile, mentre rimane la chiusura al pubblico per bar e ristoranti, specificando però che ristoranti e tavole calde possono consegnare a domicilio rispettando ovviamente le dovute norme igienico-sanitarie. Potranno riavviare la produzione alcune aziende meccaniche e di supporto al sistema agroalimentare.
Il premier Conte ha comunque ribadito il parere del comitato tecnico-scientifico che ricorda di “non attenuare le misure restrittive, non si deve abbassare il livello di guardia e bisogna continuare ad operare con lo stesso rigore”. Palazzo Chigi ha inoltre annunciato la costituzione di una task force composta da esperti (manager, economisti, psicologi, sociologi), da parti sociali e dai ministri competenti, incaricata di studiare tempi e modalità di ripresa delle produzioni. Il gruppo sarà presieduto da Vittorio Colao.
Il rientro in azienda e nei vari luoghi di lavoro non sarà comunque così semplice. Tra le misure che le aziende dovranno mettere in pratica per poter riaprire, oltre all’obbligo di mascherina per tutto il personale, ci sarà ad esempio la misurazione della febbre ai dipendenti prima dell’ingresso in azienda, la presenza di almeno un medico all’interno dell’ambiente di produzione, e ovviamente sanificazione degli ambienti e distanziamento di almeno un metro tra i lavoratori. Dovranno essere inoltre evitati assembramenti nelle mense e negli spogliatoi, e incoraggiato lo smart working se possibile. Prima della riapertura degli stabilimenti i lavoratori potrebbero infine ricevere un pacchetto di informazioni con le misure da adottare nei diversi reparti tramite Whatsapp ed email.
Dovendo tornare a vivere una pseudo normalità la mascherina diventerà, molto probabilmente, d’obbligo per ognuno di noi. Come spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, “dobbiamo immaginare un futuro dove, oltre a indossare le mascherine, ci terremo a distanza gli uni dagli altri e ricorderemo di lavare spesso le mani. Il virus continuerà a stare in mezzo a noi anche quando il lockdown sarà terminato e il governo deciderà di riaprire con grande cautela alcune attività. Ma la vita normale, quella no, scordiamola per un bel po’”. In sostanza “l’uso sistematico” di mascherine tra la popolazione ridurrebbe di molto il rischio di contagio.
Solo nel momento in cui sarà disponibile un vaccino, e una cura adeguata, si potrà dire che il virus non è più il nemico invisibile che è invece ora, non solo in Italia. Allo stato attuale sono circa trenta i progetti di vaccino nel mondo, nelle mani di aziende e organizzazioni accademiche, e sembra essere l’unica soluzione a lungo termine contro la pandemia scatenata dal Covid-19. Gli studiosi però ipotizzano che, ragionevolmente, non è possibile aspettarsi un risultato applicabile su larga scala prima di un anno; tra qualche mese è prevista una profilassi da testare su soggetti più a rischio come gli operatori sanitari; dopodiché occorrerà aspettare l’opportuna autorizzazione, e solo dopo aver ricevuto il via libera con l’autorizzazione si potrà procedere producendo le dosi in quantità sufficienti (milioni di dosi) per soddisfare il bisogno europeo e mondiale. È chiaro che solo il vaccino potrà garantire alla popolazione una immunità di base: l’arma di prevenzione necessaria per poter impostare il futuro.
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