Letture in tempi di virus
Tra i tanti effetti collaterali dovuti al diffondersi del Covid19 c’è quello del boom delle vendite di libri in cui la protagonista principale è l’epidemia. Desiderio di approfondire e capire il fenomeno o di volerlo esorcizzare? Probabilmente ambedue. Sta di fatto che molti titoli risultano ad oggi esauriti o sono disponibili solo in versione e-book. È questo, ad esempio, il caso di Profezie di Sylvia Browne in cui, la celebre sensitiva americana, parla di un virus che avrebbe afflitto il mondo proprio nel 2020.
Oggi però proponiamo la lettura di quella che può essere definita una cronistoria di una pandemia. Si tratta di Diario dell’anno della peste di Daniel Defoe, scrittore inglese divenuto famoso con il libro Robinson Crusoe. Defoe, che all’epoca aveva solo cinque anni, racconta con precisione certosina l’epidemia di peste bubbonica che colpisce Londra tra il 1664 e il 1666 e miete migliaia tra uomini, donne e bambini.
Il protagonista, che decide di restare nella City anziché fuggire in campagna, tiene un diario nel quale riporta non solo i dati, le ordinanze delle autorità per limitare il contagio e lo sviluppo degli eventi, ma anche gli aspetti psicologici, religiosi ed economici legati all’epidemia. In primo piano le conseguenze sui ceti meno abbienti. Molti, dopo aver perso la casa e il lavoro, per non morire di fame, sono costretti ad accettare lavori in cui sono esposti al contagio. Toccanti i passi in cui vengono annunciati alla popolazione i primi decessi, il dilagare del panico, gli stratagemmi per sfuggire al focolaio ed infine la descrizione dell’incendio che colpisce buona parte della città ponendo fine alla diffusione della peste.
Diario dell’anno della peste può essere considerato un documento storico fondamentale per chi voglia approfondire il tema della diffusione delle epidemie, un puntuale affresco storico, politico, sociale dell’Inghilterra del 1600, ma anche un appassionante romanzo dal linguaggio semplice e coinvolgente.
Piccola curiosità su Daniel Defoe. Si avvicina alla scrittura in età avanzata mentre si trova recluso per aver diffamato, nonostante fosse un convinto credente, la Chiesa d’Inghilterra.
Riportiamo di seguito l’incipit: “Fu intorno all’inizio di settembre del 1664 che, insieme ai miei vicini, appresi che la peste era tornata a flagellare l’Olanda; già nel 1663 essa aveva colpito con violenza il nostro paese, e particolarmente Amsterdam e Rotterdam, portata dall’Italia, secondo alcuni, arrivata dal Levante, secondo altri, fra le merci introdotte dalla flotta turca; altri ancora suggerivano che provenisse da Candia, o da Cipro. Non era davvero rilevante da dove arrivasse, ma nessuno poteva ignorare che fosse tornata in Olanda”.
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