Cronache dai Palazzi

Il Recovery Fund è il nuovo “Fondo per la ripresa”. La Commissione europea parla di “migliaia di miliardi”, anche se non è ancora chiaro il reale ammontare degli stanziamenti, e soprattutto se potranno essere spesi già da quest’anno. Il Fondo per la ripresa richiesto dal governo italiano ammonterebbe a 1500 miliardi e, nel contempo, la Commissione europea sta vagliando se mettere a disposizione altri fondi eventualmente mobilitati dal suo Programma per la ripresa per altri 2 mila miliardi. Mentre sarebbero 320 i miliardi del Recovery Fund direttamente collegato al bilancio Ue 2021-2027, finanziato attraverso l’emissione di bond da parte di Bruxelles.

La road map prevede che il 6 maggio venga presentato il nuovo Fondo per la ripresa da parte della Commissione Ue mentre entro il primo giugno saranno operativi i fondi messi a disposizione dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), Mes e Sure. Il Fondo per la ripresa dovrebbe diventare operativo dal primo luglio.

Il giusto mix tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto deve ancora essere definito e rimane il disaccordo dei 27 Paesi membri sulle modalità di gestione e di fruizione dei vari fondi. Nonostante tutto il premier Conte si è dichiarato soddisfatto in quanto “è stata segnata una tappa importante nella storia europea, impensabile sino a poche settimane fa, i 27 Paesi hanno accettato di introdurre uno strumento innovativo” che “renderà la risposta europea più solida e più coordinata”.

In definitiva le misure dell’Ue prevedono 100 miliardi per il progetto Sure contro la disoccupazione, 200 miliardi messi a disposizione dalla Bei per i prestiti alle imprese, 540 miliardi saranno i fondi disponibili da giugno ed infine 240 miliardi è la nuova linea di credito del Mes per costi diretti e indiretti da Covid-19 senza condizionalità.

Il Recovery Fund sarebbe “un fondo per la ripresa con titoli comuni europei che supporterà tutti i Paesi più colpiti tra cui l’Italia ma non solo l’Italia”, ha spiegato il premier Conte, un fondo che si è “deciso di introdurre per reagire a questa emergenza sanitaria, economica e sociale”. Un atteggiamento entusiasta quello dimostrato da Palazzo Chigi nonostante l’incertezza sulle modalità di erogazione dei fondi, la tempistica e il budget reale messo a disposizione. I titoli che verranno emessi in virtù del Recovery Fund, infine, non saranno eurobond in senso tecnico, ma molto simili ad essi. Secondo la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen i fondi che saranno messi a disposizione potranno essere utilizzati già nel corso dell’anno.

Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, il Recovery Fund è “uno strumento fondamentale per proteggere le economie in difficoltà e finanziare la ripresa, riconosciuto dagli Stati come necessario e urgente”.

Nel corso del Consiglio europeo del 23 aprile il presidente del Consiglio italiano ha inoltre sottolineato: “Noi stiamo lavorando per preservare il mercato interno e in questa prospettiva non ci sono differenze tra Nord e Sud dell’Europa. Dobbiamo rivedere il concetto di solidarietà non solo nel senso di altruismo, ma anche nel concetto meno romantico di comunità di interessi”.

Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha ammesso l’urgenza di istituire un Fondo per la ripresa post coronavirus, che “dovrebbe avere la grandezza sufficiente, essere mirato ai settori e alle parti geografiche d’Europa più colpite”. L’accordo definitivo è stato però rimandato al Consiglio europeo di giugno. Il negoziato vero e proprio potrà comunque già iniziare dopo che il 6 maggio la Commissione Ue avrà presentato il suo Fondo per la ripresa, “migliaia di miliardi”, in parte prestiti e in parte aiuti a fondo perduto, come ha spiegato la presidente von der Leyen senza però quantificare l’ammontare delle risorse messe a disposizione.

Ursula von der Leyen ha inoltre sottolineato che “l’unico strumento” per fronteggiare la crisi è “il bilancio pluriennale Ue legato al Recovery Fund”, riguardo al quale la Commissione “esplorerà soluzioni innovative” come richiesto “all’unanimità” dai vari leader europei. La presidente von der Leyen ha comunque ribadito che l’Ue ha già stanziato 3.300 miliardi per supportare l’emergenza sanitaria ed economica provocata dal diffondersi del Covid-19, e gli aiuti di Stato sono pari a circa 1.800 miliardi.

“Il Pil dell’Ue può andare giù del 15%, serve subito un Recovery Fund forte e flessibile”, ha invece affermato la presidente della Bce Christine Lagarde. Di fronte alla ingente quantità di denaro che sta per essere messa a disposizione la cancelliera Angela Merkel ci ha tenuto invece a precisare: “Se stiamo andando, come sembra che stiamo andando, verso la mobilitazione di una quantità di denaro senza precedenti per costruire la necessaria capacità di bilancio allora dobbiamo avere coerenza nei sistemi di tassazione delle società e ci serve un sentiero di convergenza: non una quantità enorme di idee diverse su come usare i nostri sistemi fiscali”. Sprechi, sperperi e inefficienze in materia di bilanci vanno discussi insieme in un’ottica di solidarietà finanziaria in quanto “la coerenza non è una strada a senso unico”, ha ammonito Merkel.

“Ora che mettiamo insieme le nostre risorse dobbiamo essere pronti a discutere insieme come le spendiamo e come tassiamo”, ha a sua volta specificato il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno. Nel Recovery Plan che comparirà nelle prossime settimane dovranno essere esplicate tutte le linee guida necessarie per far fruttare al meglio le risorse messe a disposizione, ma una risposta comune inizia ad esserci. Sembra profilarsi un’Europa solidale e disposta a condividere il peso della crisi.

“In attesa che il Recovery Fund si materializzi, sarebbe bene che i Paesi si attrezzassero per essere capaci di spendere”, ha dichiarato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli intervistato dal Corriere. “È un problema che devono porsi tutti gli Stati, tanto più quelli più esposti alla crisi. Oggi ci sono Paesi che non sono in grado di farlo e rimandano i soldi indietro”, ha ammonito Sassoli rivolgendosi anche all’Italia: “Credo che l’Italia debba prepararsi pianificando la spesa. Anche con aggiustamenti, rivedendo, correggendo o razionalizzando le procedure, il codice degli appalti, i meccanismi burocratici che spesso impediscono o rallentano l’accesso alle risorse europee”. Inoltre “il sistema bancario per esempio deve semplificare la propria burocrazia”.

Il presidente Sassoli spiega infine il Mes che “è una cassa prestiti. Non è più il vecchio salvastati, nel nuovo regolamento sarà chiaro che non ci sono condizionalità diverse dalla destinazione per spese sanitarie dirette e indirette legate alla lotta al coronavirus. Avrà un tasso molto favorevole, in media dello 0,30%. Può essere conveniente. Per esempio, per creare ambulatori nelle zone industriali dove non ci sono, centri Covid nelle Università, aiutare le Regioni commissariate e che non possono fare investimenti o assunzioni”. Tutte decisioni che comunque dovrà prendere il governo italiano.

Per quanto riguarda le riaperture, previste e strutturate da Palazzo Chigi di concerto con la task force guidata da Vittorio Colao, si parte dai settori manifatturiero, costruzioni e servizi. “Per questi tre settori – ha spiegato Colao – il primo step prevede il ritorno al lavoro di 2,7 milioni di persone”. Colao precisa che per riaprire le varie attività occorrono tre condizioni: “Situazione epidemiologica stabile o in miglioramento; sicurezza ed efficienza del sistema sanitario, perché serve un margine per arginare un’eventuale ripresa dell’epidemia; forniture sufficienti dei dispositivi di protezione, come le mascherine”. Qualora non sia presente anche solo una delle suddette condizioni “si va sulla scritta rossa e si continua a stare chiusi” rispettando le linee del “lockdown selettivo su base locale”, in virtù del quale “tenere al minimo il rischio di essere colti di sorpresa”.  Chi può dovrà comunque continuare a lavorare in modalità smart working.

Per quanto riguarda l’app “Immuni”, infine, “sarebbe ideale se l’avessimo già”, ha affermato Colao, ma per il sistema di tracciamento dei contatti (contact tracing) si dovrà ancora attendere, in quanto si tratta di una soluzione che continuerà ad essere migliorata e implementata nei prossimi mesi.

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