Neera, scrittrice dimenticata
Neera, ovvero Anna Zuccari, scrittrice di estrazione borghese, vissuta a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, è stata a suo modo una rivoluzionaria. La donna e la sua condizione sociale costituiscono il tema centrale in tutti i suoi scritti.
Rimasta orfana a dieci anni, si trasferisce da Milano, sua città di origine, in provincia di Bergamo, in casa di due zie nubili, un ambiente decisamente soffocante, impregnato di convenzioni. Quando si sposa (con il banchiere Emilio Radius) ritorna a Milano dove comincia a frequentare l’ambiente letterario.
La sua prolifica produzione letteraria include romanzi, racconti, saggi nonché articoli per riviste e giornali, tra i quali il “Corriere della Sera”. Meno nota, è comunque considerata una delle voci femminili più autorevoli del nostro Paese insieme a Matilde Serao.
Per farsi largo in campo letterario, all’inizio deve faticare non poco. La sua figura e il suo lavoro vengono “sdoganati” grazie al sostegno e all’apprezzamento sia di Luigi Capuana (insieme a Verga dà vita alla corrente letteraria del Verismo) che del filosofo Benedetto Croce.
Vero è che – se nel libro Le idee di una donna (1904) si dice contraria all’emancipazione femminile – le protagoniste di tutti gli altri suoi romanzi e racconti si confrontano con l’ordine sociale dell’epoca. Se da un lato accettano di contrarre matrimonio e di diventare madri di famiglia, come prevedono le convenzioni sociali, dall’altro, si pongono in perenne lotta con la società patriarcale che le relega in ruoli tradizionali. In tal senso è emblematico il romanzo Teresa (1886) facente parte della Trilogia della donna giovane. Colpita da un male incurabile, Neera, prima di morire (1918) riesce a dettare le sue memorie: Una giovinezza del secolo XIX (1919).
Mentre in vita, nonostante la mentalità maschilista, raggiunge un elevato livello di notorietà, dopo la sua morte cade nel dimenticatoio allungando così la lista, già nutrita, di scrittrici di cui si hanno solo blandi riferimenti in alcune antologie.
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