Cronache dai Palazzi

Il ministero del Lavoro assicura “altri 13 miliardi per gli ammortizzatori sociali, ulteriori 9 settimane di cassa integrazione utilizzabili fino a fine dicembre 2020 e stop ai licenziamenti per altri due mesi”. La ministra Nunzia Catalfo le definisce “misure importanti” per fronteggiare l’emergenza economica provocata dalla crisi sanitaria da Coronavirus. In sostanza, spiega la ministra, occorre “cercare di evitare l’aumento della disoccupazione o la chiusura delle attività imprenditoriali”. In particolare “le piccole imprese sono quelle più a rischio: stiamo trasferendo i fondi alle Regioni per consentire a tutti, anche a chi ha un solo dipendente di ripartire”. Per quanto riguarda i fondi ancora non pervenuti, la ministra Catalfo assicura: “Stiamo procedendo alle autorizzazioni e al pagamento e la procedura sarà velocizzata”, in virtù anche di una “semplificazione delle procedure con l’aiuto dell’Inps”.

Il bonus da 600 euro, che nel nuovo decreto sarà di 800 euro, finora è stato richiesto da oltre 4 milioni di persone e più di 3 milioni lo hanno già ricevuto. “Una mole che all’inizio non ci aspettavamo” ha ammesso la ministra del Lavoro. Successivamente il cosiddetto reddito di cittadinanza dovrebbe supportare fasce di popolazione come baby sitter e badanti che a causa dell’epidemia si sono trovate improvvisamente senza alcun introito. Si tratta di “situazioni estreme” che potrebbero “diventare un pericolo per il nostro Paese: il reddito di emergenza serve per tutelare queste fasce di persone e famiglie che si sono trovate in situazioni di estrema difficoltà”. I percettori del reddito di cittadinanza e di altri ammortizzatori sociali potrebbero invece essere impiegati nel settore agricolo “dove oggi c’è una grande carenza di manodopera”. Ed ancora il tema dei bambini e delle famiglie, in quanto il rientro al lavoro con le scuole chiuse preoccupa molti genitori che non sanno a chi affidare i loro figli. In questo caso la ministra Catalfo, oltre al rinnovo del congedo parentale, prevede una “eventuale e graduale apertura dei centri estivi: stiamo studiando delle linee guida perché se è importante tutelare le imprese, bisogna pensare anche alle famiglie”.

In  vista della graduale riapertura delle attività e dei luoghi di lavoro il governo sta inoltre prevedendo un bonus di 200 euro per la “mobilità alternativa” che servirà per l’acquisto di bici, anche elettriche, monopattini e per pagare car, moto e bike sharing. Potranno usufruire del bonus i residenti nelle città con più di 60 mila abitanti, come ha spiegato la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. Tale misura del bonus per la “mobilità alternativa” sarà inserito nel prossimo decreto legge di sostegno all’economia che doveva essere il “decreto aprile” ma che l’esecutivo ha deciso di rinviare al mese di maggio. Un provvedimento che prevede un ulteriore indebitamento di circa 55 miliardi. Non è di certo il momento di politiche restrittive come sottolineato anche dalla Banca d’Italia, occorre sostenere l’economia del sistema Italia e fronteggiare al meglio una eventuale previsione di crollo del Pil valutato dell’8 per cento.

La cosiddetta “Fase 2” sarà un vero e proprio banco di prova per la ripartenza. Di fronte alle innumerevoli polemiche, e varie prese di posizione – anche da parte di alcuni amministratori locali – il premier Conte ha sottolineato di ascoltare le tesi scientifiche e non le opinioni, puntualizzando che il governo ha intavolato delle decisioni fondandole sui rapporti degli scienziati. In sostanza “ un approccio non graduale della riapertura porterebbe a una recrudescenza dell’epidemia” con il rischio di conseguenze drammatiche sia per il sistema sanitario sia per i danni “che potrebbero essere ancora maggiori per la nostra economia”.

Se dopo il 4 maggio l’epidemia apparirà sotto controllo, e non sarà individuato alcun contagio di ritorno particolarmente gravoso, “potremmo anche anticipare ulteriori aperture, ma sempre su basi strettamente scientifiche”, ha sottolineato il presidente del Consiglio ai parlamentari. E in questo contesto “sono da considerarsi del tutto illegittime quelle ordinanze regionali che sono più permissive rispetto alle decisioni del governo”, ha ammonito Conte preannunciando una sperimentazione e un monitoraggio costante durante le prossime settimane per acquisire così “un quadro più completo”.

Per quanto riguarda i più piccoli, anche il premier è convinto che “occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell’infanzia, oltre ai centri estivi e ad altre attività ludiche ed educative destinate ai nostri bambini”. Il parere del Comitato tecnico scientifico inciderà comunque sul piano che il ministero della Famiglia sta elaborando in questi giorni. Si prevede di riavviare le attività con i ragazzi nel mese di giugno per proseguire a luglio e magari anche ad agosto, utilizzando oltre agli spazi degli asili e delle materne anche le palestre e i cortili delle scuole che la ministra Lucia Azzolina intende mettere a disposizione. Eventuali centri estivi dovranno comunque essere rimodulati rispetto alle esperienze del passato, garantendo le massime misure di sicurezza. I protocolli sanitari prevedono ad esempio ingressi scaglionati – un bambino ogni cinque-dieci minuti – e potrebbero essere esclusi i bambini più piccoli al di sotto del primo anno di età. Si dovranno organizzare piccoli gruppi e ogni gruppo sarà guidato da un operatore: gruppi fino a cinque unità per i bambini in età prescolare, sette unità per i bambini della scuola primaria e fino a dieci unità per i più grandi. I genitori dovranno attendere al di fuori di ogni struttura e coloro che si avvicineranno dovranno disinfettarsi e sottoporsi al controllo della temperatura. I bambini si laveranno le mani più volte al giorno e sembra che non saranno sottoposti all’uso delle mascherine, mentre gli operatori dovranno indossare necessariamente la mascherina. Non si potranno portare giocattoli da casa e sono da preferire spazi all’aperto e giochi che possono essere lavati.

Per quanto riguarda il contact tracing, l’App “Immuni” dovrebbe entrare in azione già nel mese di maggio e non sarà obbligatoria. Nessun braccialetto elettronico inoltre per chi non possiede uno smartphone. Il governo considera l’App per il tracciamento dei contatti uno strumento fondamentale per la Fase 2, in quanto consentirà di avvertire, in maniera tempestiva, chi è entrato in contatto con un soggetto positivo al virus. Il governo assicura comunque che verrà tutelata la privacy dei dati e chi vorrà scaricare l’App riceverà “informazioni dettagliate e trasparenti al fine di raggiungere una piena consapevolezza sulle finalità e sulle operazioni di tracciamento”. Viene inoltre specificato che i “dati personali raccolti devono essere esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti risultati positivi”.

Il sistema non avrà in pratica accesso ai nomi presenti sul nostro cellulare: il “tracciamento dei dati è basato sul trattamento di dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi oppure, ove ciò non sia possibile, pseudonimizzati”. Inoltre “è esclusa in ogni caso la geolocalizzazione dei singoli utenti” e sulla privacy il decreto assicura “misure adeguate ad evitare il rischio di reidentificazione degli interessati”. I dati “sono conservati anche nei dispositivi mobili” ma, si assicura, “per il periodo strettamente necessario” quindi non oltre dicembre 2020. La ministra dell’Innovazione Paola Pisano ha dichiarato che se l’App sarà scaricata dal “25-30% degli italiani ci sarà una buona resa”; in sostanza la soglia del 60% che era l’obiettivo iniziale non sembra attuabile nella realtà.

Di certo ci aspetta un futuro nuovo in cui nulla sarà come prima, come ha affermato anche il capo dello Stato nel suo messaggio del Primo maggio. Occorre pensarci fin da ora e, eventualmente, prolungare “la battuta d’arresto” – che gli italiani sopportano ormai da due mesi – “per accelerare la strada verso un cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia con scelte lungimiranti”. Sarà necessario “governare il cambiamento per affrontare ritardi antichi, come quelli del lavoro per i giovani e le donne” – ha ammonito il presidente della Repubblica – in una prospettiva di globale “riprogettazione” in cui il mondo dell’impresa e il mondo della ricerca assumeranno un ruolo “centrale”.

Per “consolidare i risultati ottenuti finora nella lotta al virus”, ha sottolineato il presidente Mattarella, è necessario un “equo, efficace e tempestivo sostegno alle famiglie e alle attività produttive, a quanti sono rimasti disoccupati e senza reddito”. Nella pratica occorre passare dalla politica del dire alla politica del fare, e anche abbastanza velocemente, sciogliendo in primo luogo i lacci e i lacciuoli della burocrazia.

In sintesi, per poter tornare presto ad una pseudonormalità, alla politica spetta il compito di costruire un “responsabile clima di leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni” – ciò che comprende anche il rapporto tra Regioni e governo – mentre ai cittadini spetta  mettere in pratica la “spontanea capacità di adottare comportamenti coerenti, nella comune responsabilità di sicurezza per la salute”, come del resto la maggioranza degli italiani ha dimostrato di saper fare fin dai primi giorni dell’emergenza. Un’emergenza che non si può dichiarare terminata, ma ci si avvia verso “un graduale superamento delle restrizioni” tanto da permetterci di “guardare già alla ripresa”.

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