Cronache dai Palazzi
La prima settimana di Fase 2 ha registrato non pochi intoppi tra proteste e inconvenienti su vari fronti, a partire dalle multe salate incassate da alcuni commercianti manifestanti, per proseguire con la proposta di sanatoria tanto discussa e mirata a regolarizzare i migranti che lavorano come braccianti, in particolare nelle campagne del Sud d’Italia.
“Non faccio tappezzeria, se non si vuole risolvere la questione, non sono utile al mio posto”, ha dichiarato la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, che ha proposto la regolarizzazione di 600 mila lavoratori fra migranti, colf e badanti e ha minacciato anche le dimissioni qualora non si raggiungesse un accordo. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo (M5S) sembra invece non caldeggiare la sanatoria proposta dalla ministra di Italia viva.
Bellanova mira a far inserire la suddetta sanatoria nel decreto Maggio, il decreto da 55 miliardi di euro tanto atteso da imprese, famiglie e lavoratori per il quale via XX Settembre sembra ipotizzare uno spacchettamento con un decreto successivo che riguarderebbe “semplificazioni e investimenti”.
Per poter varare il cosiddetto decreto Maggio occorre un accordo all’interno della maggioranza in primo luogo sulle seguenti questioni: la regolarizzazione dei braccianti, il reddito di emergenza, il salvataggio pubblico delle aziende e la modifica del Temporary framework a proposito degli aiuti di Stato da discutere in Europa. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha preannunciato che ci saranno 15 miliardi di aiuti a fondo perduto alle “micro imprese” asfissiate dal lockdown, resta però da confermare il limite massimo del fatturato annuo che per ora è di 5 milioni di euro. Lo Stato interverrà inoltre per le aziende di maggiori dimensioni prevedendo “ricapitalizzazione e credito d’imposta per gli investimenti, non soltanto in fabbrica ma anche per il settore dell’edilizia”. È quasi certo, infine, lo slittamento del pagamento di imposte e contributi che dovranno essere pagati o con un’unica rata tra luglio e settembre o in quattro rate con l’ultima in dicembre. Il neo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, di fronte alle telecamere di La 7 ha a sua volta elencato tre misure fondamentali che il governo dovrebbe mettere in atto per supportare il mondo delle imprese: “Tagliare l’Irap, pagare i debiti della Pubblica amministrazione alle imprese private, sbloccare i fondi già finanziati per le opere pubbliche”.
Per quanto riguarda il lavoro stagionale sui campi il mercato è bloccato dal Covid: mancano oltre 200 mila lavoratori. La ministra Bellanova insiste così sulla sanatoria degli immigrati che non hanno un contratto e sono esposti ad evidenti rischi sanitari senza alcuna tutela. In questo modo si tutelerebbero anche i raccolti data la carenza di manodopera. Il datore di lavoro potrebbe contribuire alla regolarizzazione del lavoro recandosi in prefettura per farsi rilasciare un normale permesso di soggiorno, che può comunque essere richiesto dallo stesso lavoratore. Pd e Iv ipotizzano sei mesi rinnovabili per altri sei mesi, i Cinque Stelle uno o al massimo due mesi. In questo contesto, per quanto riguarda gli immigrati, a fine marzo – nel bel mezzo dell’emergenza Covid – il ministero dell’Interno ha comunque prorogato i permessi di soggiorno in scadenza fino a giugno.
I Pentastellati non sembrano però digerire la sanatoria proposta da Bellanova. Vittorio Crimi ha sottolineato: “Siamo pronti alla regolarizzazione con emersione del lavoro nero e contratti di lavoro. Il resto è una regolarizzazione di immigrati di cui non capiamo il senso”. Il compromesso in atto all’interno della maggioranza riguarderebbe inoltre la possibilità di regolarizzare braccianti, colf e badanti italiani.
Sul tema è intervenuto anche il Pontefice: “Ho ricevuto diversi messaggi da braccianti agricoli, tra cui molti immigrati, che lavorano nelle campagne e vengono duramente sfruttati. La crisi deve essere un’occasione per rimettere al centro la dignità della persona e del lavoro”.
Per Matteo Salvini “con la maxi sanatoria ci sarebbero sbarchi di massa”. In sostanza il leader della Lega definisce la sanatoria un “premio alla illegalità”. Forza Italia insiste invece con la sanatoria per colf e badanti: “Il modello Maroni che Crimi irride, è stata una grandissima prova di civiltà del centrodestra”, ha affermato Mara Carfagna.
Altro nodo al pettine di questa Fase 2 è l’eccessiva burocratizzazione delle pratiche che rende ad esempio poco snelli i finanziamenti alle imprese. “La sburocratizzazione è decisiva”, ha dichiarato il ministro della Cultura Dario Franceschini, mentre il segretario dem Nicola Zingaretti ha ribadito che “i ritardi sull’attuazione dei provvedimenti minano la credibilità dello Stato”. La preoccupazione è ovviamente l’inasprimento del disagio sociale qualora imprese e cittadini non dovessero ricevere le risorse promesse.
Per quanto riguarda la tenuta di Palazzo Chigi, di fronte al pressing di Italia viva Zingaretti ribadisce che “in questa legislatura esiste solo questo governo, non ci saranno rimpasti o altre astruserie”, altrimenti “si va al voto”. In pratica “se questo governo non ce la fa vedo difficile un’altra maggioranza”, ha dichiarato il segretario dem.
Matteo Renzi, a sua volta, incalza e afferma: “Per quanto possa sembrare paradossale, qui c’è un’unica persona che ha interesse a votare ed è Conte. Perché adesso è sopra nei sondaggi e punta su uno scontro tra lui e Salvini, visto che il Pd è scomparso, sperando di vincere e di governare poi senza problemi”. In fondo però “le elezioni non le vuole nessuno”, puntualizza Renzi, “nemmeno l’opposizione”. Un’opposizione anch’essa spaccata su più fronti, come sulla mozione di sfiducia ad Alfonso Bonafede per la quale la Lega insiste mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia vorrebbero evitarla. Italia viva fa presente che potrebbe votarla ma molto probabilmente desisterà.
All’interno di un scenario politico alquanto traballante, nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria ancora non del tutto risolta e in balìa di una crisi economica in pieno svolgimento, tornano i “giochi di potere” a Palazzo. La pandemia ha solo latentizzato lo stato delle cose che ora torna ad amplificarsi ed ad accelerare. Cala il contagio da Coronavirus ma in politica tornano a serpeggiare le divisioni. La squadra dell’esecutivo risulta quotidianamente divisa sulla maggior parte dei dossier e sono migliaia gli emendamenti ogni volta. Le conclusioni non si materializzano e ciò vuol dire, soprattutto, che molti degli aiuti finanziari messi nero su bianco ancora non sono arrivati nelle tasche dei cittadini: bonus vari, cassa integrazione, fondi per le famiglie e per le imprese.
“Cercheremo di chiudere il decreto Maggio in settimana”, ha detto il premier Conte, ribadendo che si tratta comunque di una fase di “grandi sofferenze” che comporta l’urgenza di “affrettare le misure”, e quindi non eludendo le visibili difficoltà in corso: tra dati sul covid- 19, richieste di aperture anticipate da parte di diverse categorie, scontri nel mondo della Giustizia e sanatoria degli immigrati. L’esecutivo sembra arrancare ma l’epidemia, anche se in una fase discendente, non dà spazio a colpi di testa. In questo frangente occorre mantenere i nervi saldi e il timone ben fermo.
Nel frattempo le istituzioni europee hanno varato le linee guida del Mes: 240 miliardi di euro che serviranno per soddisfare spese sanitarie dirette e indirette (sanità, cura, prevenzione) mirate a fronteggiare il Covid-19. La nuova linea di credito del Mes, vagliata dall’Eurogruppo, sarà accessibile a tutti gli Stati membri e non prevederà una sorveglianza rafforzata come è stato per il salvataggio della Grecia. Non è previsto inoltre alcun Memorandum di intesa da negoziare in quanto l’accesso sarà standard. In una lettera inviata al presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, e il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, hanno specificato che la sorveglianza nei confronti degli Stati che richiederanno di accedere al “Pandemic crisis support” del Mes riguarderà esclusivamente il modo in cui verranno spesi i soldi ricevuti, da utilizzare esclusivamente per spese sanitarie. Viene quindi ribadito lo “scopo molto specifico e limitato” di questa linea di credito che dovrebbe essere operativa da giugno e garantirebbe all’Italia risorse per circa 36 miliardi.
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