Donne e Task force

Momento davvero difficile. Ho avuto l’impressione che tutti i nostri governanti volessero fare qualcosa di indimenticabile e tutti volessero dare l’impressione di ascoltare il popolo. E allora vai di Commissari, Commissioni, Task force e via dicendo. La fiera del primo maggio in certi paesi non è così affollata. Il risultato è stato una confusione notevole. Mi veniva in mente un romanzetto che ho letto tempo fa dove il personaggio principale agiva in base alle parole che ascoltava prima di andare a letto. E al mattino quando si alzava decideva cosa fare anche se era tutto e il contrario di tutto. Comunque, sembra davvero la fiera delle merci. Una cosa che mi ha molto infastidito sono state le nomine tardive di donne nelle varie Commissioni volute dal governo.

Caro Borrelli, riflettendo su una sua dichiarazione, vorrei dirle che fin dall’inizio queste persone esistevano e ricoprivano le cariche che ricoprono, bastava solo volerle contattare, trasformare una riunione di maschi in preda al panico in qualcosa di molto più costruttivo. Ma tant’è, a voi maschi questo non entra in testa.

E allora, il movimento “Dateci Voce” vi ha rotto le uova nel paniere. Ora si è provveduto, si è messa la pezza a colore. Credo che il rimedio sia peggio della malattia. Intanto è una seconda scelta; intanto sono tutti nomi molto importanti, donne di grande spessore ma per la maggior parte sono studiose, universitarie, medici, filosofe. Ecco. E la piazza, il popolo, quella che la mattina va ad aprire una fabbrica che da lavoro a mille famiglie? Quella che non sa se dovrà mandare a casa padri di famiglia. Manca l’impresa.

Mi chiedo, nessuno si rende conto che l’impresa e soprattutto l’impresa femminile è il perno centrale della nostra economia? Ma non pensate che siano proprio loro, le imprenditrici a capire bene la situazione perché la vivono tutti i giorni sulla loro pelle? Con la grande differenza di avere anche il peso e la responsabilità di tutte le persone che lavorano per loro. Perché l’impresa non viene rappresentata ma considerata quasi una cosa da padroni?

Ho letto spesso, da parte di persone di ogni livello, frasi tipo “Confindustria vuole solo riaprire; che gli importa dei contagi? Loro, i soldi ce l’hanno e li vogliono sempre avere”. Ecco. Non tenendo conto che l’azienda – prendiamone una a caso, una piccola produttrice di dolci con otto dipendenti e i bar e tutto il settore ricettivo chiuso – quanto può resistere prima di fallire, prima di mandare a casa gli otto operai? Non è certo un problema di chi pontifica dall’alto di mega stipendi o mega pensioni.

Andiamo ad un’altra storia: “non riapro, con quelle linee guida è impossibile. Sono condizioni demenziali scritte da gente senza idee e se resteranno così, non si riapre né lunedì né mai più“. Questo dichiara  Arrigo Cipriani, patron dell’Harry’s Bar di Venezia, lo storico locale a due passi da piazza San Marco fondato ottantanove anni fa dal padre e mai chiuso tranne una parentesi nel ’43. “Allora fu requisito dai repubblichini. Adesso sta per essere chiuso dalle menti sublimi dell’Inail”, continua  il gestore che contesta gran parte delle linee guida previste per la riapertura dei locali.

Che significa? Significa che tutti questi esperti sono esperti per caso. Ora hanno voluto metterci alcune figure femminili. Dico loro: rifiutatevi, siete seconda scelta. Deve cambiare questa mentalità maschilista da bar. Non accettate, sarebbe un grande segnale forte. E poi fatevi una domanda – voi donne siete più sensibili – ma davvero pensate che vi daranno voce? Vi mostrano come una bella azione, ma lo fanno solo per avere consenso, non fate il loro gioco.

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