Per un pugno di Like
Sfogliando qua e là giornaletti di gossip si entra in un mondo di mezzo (o di sotto o di sopra o come vi pare); comunque diverso dal quotidiano della persona tipo. Mi spiego. Tutte queste famose (o quasi o così così) hanno trascorso il lockdown in mutande (o quasi). Hanno passato il tempo a fotografarsi il sedere o le tette in pose molto naturali, appena appena accennata la maglietta e poi parola d’ordine “pancia in dentro e petto in fuori”. Si facevano duemilacinquecento flessioni ma tutte in calzamaglia che sembrava fossero a fare una visita medica tanto si evidenziava ogni piega. Poi il tatuaggio malandrino; ma perché proprio lì? Si vede non si vede si vede eccome.
Ecco. Un mercatino della pelle umana davvero deprimente. Pensare che poi queste foto sono propedeutiche a occhi malati o malaticci di gente che sbava mi fa stare male. Ma perché. Mi viene in mente la Senatrice Merlin. Lina Merlin donna nata nell’ottocento. Nel 1946 fu una delle ventuno costituenti: a lei si deve l’interpolazione della locuzione “di sesso” nell’articolo 3, tra i criteri di distinzione che non possono determinare discriminazioni di trattamento, parametro fondamentale per impedire disposizioni legislative dal carattere discriminatorio nei confronti delle donne.
Una donna speciale Lina; fu sempre in prima linea per il miglioramento della condizione femminile. Eletta al Senato nel 1948, quante volte sarà stata oggetto di battutacce cattive da parte di un certo tipo di uomo con i baffi molto scocciato di queste intromissioni femminili in un mondo totalmente orientato al maschile. Ecco lei imperterrita andava per la sua strada. Tante le sue proposte di legge: l’abolizione del carcere preventivo o la procrastinazione dell’inizio della pena per le madri, l’eliminazione dell’indicazione di “figlio di NN” (Nomen Nescio) dai documenti anagrafici, l’introduzione del divieto di licenziamento per causa di matrimonio. Lei comunque legò per sempre il suo nome alla famosa legge 75 del 20 febbraio 1958, con la quale veniva abolita la regolamentazione statale della prostituzione e si disponevano sanzioni nei confronti dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione. Fu un iter lunghissimo; pensate per un momento al film Filumena Martorano, la vita di quelle donne era in vetrina, sempre discinte in attesa di un cliente bello brutto magro o grasso giovane o vecchio. Allora si mettevano in vetrina per fame, ora lo fanno per fama. Una grande amarezza questa ricerca spasmodica della giusta posa sexy.
Voi direte che c’entra la Senatrice Merlin con queste attrici, cantanti ed altro. C’entra. Perché donne come lei hanno contribuito al cambiamento della condizioni femminile, hanno fatto in modo che la donna non fosse più proprietà del padre o del marito, hanno spianato la strada a noi che abbiamo scelto di lavorare ma anche di avere figli. Voi con questi sederi all’aria a cosa contribuite? A far proliferare un mondo di guardoni. Per cosa poi? Per un pugno di Like.
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