Un 2 giugno in tono minore

Per la prima volta dal 1947, la Festa della Repubblica è stata celebrata in tono minore: niente parate militari, niente ricevimenti al Quirinale o nelle Ambasciate italiane all’estero. Solo nel 1963 la Festa era stata sospesa in occasione dell’aggravarsi della salute del Papa Giovanni XXIII, che poi morì il 3 giugno, e rinviata al 4 novembre.

È giusto che sia così. A parte il pericolo di larghi assembramenti di persone, sospendere le festività è un elementare dovere di rispetto per le migliaia di vittime del virus e per la situazione critica del Paese e il suo incerto futuro. Dignitosi e appropriati invece il discorso del Capo dello Stato e la sua visita senza pompa al Milite Ignoto. Non poteva fare di meno, neppure in circostanze come le attuali.

Ed è da accogliere e condividere il suo severo ammonimento a non permettere che le divisioni politiche alterino la solidarietà di cui ha più che mai bisogno l’Italia, la collaborazione di tutti, senza distinzione di partito, se vuole uscire senza troppo ritardo dall’emergenza.

Mai le parole del Presidente di tutti noi sono apparse così giuste. Speriamo che la gente, e soprattutto la classe politica, sappia farle proprie.

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