Pensieri di Ferro
“MORTE AL MES”: UNA POSIZIONE SENZA ALCUN SENSO ECONOMICO – Vedo con tristezza che ci sono ancora forze politiche di governo e di opposizione che si ostinano a sbandierare lo slogan “morte al MES”. E poiché questa posizione oggi appare davvero senza senso da un punto di vista economico, potrebbe essere utile applicare una analisi “punti di forza-punti di debolezza” alla questione.
PUNTI DI FORZA
1) Nessuna condizionalità – La nuova linea del MES, denominata “Pandemic line” non prevede assolutamente quelle condizionalità che caratterizzarono l’intervento del MES nella crisi del 2008- 2011. Dunque, oggi, nessuna Troika e nessuna limitazione alla sovranità delle nazioni. L’unica condizionalità attualmente prevista è quella di destinare le risorse del MES alla copertura delle spese sanitarie, dirette o indirette. Ovviamente, qualora nella fase del perfezionamento dell’intervento del Fondo dovessero emergere condizionalità non previste, basterà che l’Italia si astenga dall’utilizzo della “Pandemic Line”.
2) Lo scopo – Covid 19 ci ha mostrato con chiarezza come l’onda anomala di una pandemia, in assenza delle barriere frangiflutti costituite dalla medicina del territorio e della medicina domiciliare, tenda a travolgere i “pronto soccorso” ospedalieri facendoli collassare. Dunque appare indispensabile trasformare l’attuale modello “ospedalocentrico” in un modello più agile a geometrie variabili in grado di plasmarsi in base all’emergenza. In questo scenario, il piano del Governo per mettere in sicurezza il nostro SSN prevede investimenti per almeno 25 mld volti, da una parte, a potenziare tecnologicamente gli ospedali (10 mld) e, dall’altra, a ricostruire la medicina del territorio (altri 10 mld). Da considerare, tra l’altro, che spesso per migliorare le cose non sono necessarie cifre mirabolanti: ad esempio, per implementare e rinnovare tecnologicamente i macchinari ad alta specializzazione degli ospedali (Tac, Risonaze etc) si stima siano necessari circa 1,5 mld. Dunque appare del tutto evidente come, in questo scenario, i 36 mld del MES sarebbero assolutamente preziosi.
3) Costo dell’intervento irrisorio – La Pandemic Line è dotata di 240 mld di cui 36 mld destinabili su richiesta all’Italia. Il tasso di interesse applicabile al finanziamento, alle attuali condizioni di mercato e per durate fino a 7 anni, sarebbe addirittura negativo (- 0,07%). Il che vuol dire, estremizzando, che uno stato restituirebbe meno di quanto preso in prestito. Da evidenziare che se attualmente lo stato italiano decidesse di emettere BTP decennali per coprire appunto le spese sanitarie, dovrebbe garantire ai sottoscrittori un rendimento almeno dell’1,15%.
4) Tempi di utilizzo – I fondi del MES, contrariamente ad altri strumenti come i Recovery bond, sono attivabili in brevissimo tempo in quanto non necessitano di sostanziali variazioni normative
5) I costi indiretti degli Ecovirus – Non bisogna scordare che il Covid fa parte della famiglia degli Ecovirus, ossia di quei virus che per la loro natura non solo sono deleteri per l’uomo, ma anche fatali per l’economia dei paesi. Utilizzare i fondi del MES per investire e rendere il nostro SSN più resiliente agli ECOVIRUS vuol dire investire per evitare enormi danni economici ai paesi colpiti.
PUNTI DI DEBOLEZZA – Nessuno, almeno dal punto di vista economico. E infatti il problema è squisitamente politico. E’ evidente che le forze politiche che hanno utilizzato lo slogan NO MES nelle loro campagne elettorali permanenti si trovano oggi imprigionate in una gabbia elettorale da cui non sanno come uscire senza scatenare una rivolta tra i loro elettori. E questo nonostante sia ormai chiaro a tutti che con il NEW-MES la sovranità nazionale non è in alcun modo minacciata. E poco importa se rinunciare al MES per motivi elettorali vuol dire rinunciare ad una occasione d’oro per rendere più solida la nostra sanità pubblica, tra l’altro a costo zero.
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[NdR – Andrea Ferretti è economista bancario e giornalista economico]