Caso ThyssenKrupp, la condanna dei manager tedeschi
E’ nota alle cronache la vicenda dell’incendio divampato all’interno della sede di Terni della ThyssenKrupp, quando, nella notte tra il 5 e 6 dicembre dell’anno 2007, persero la vita 7 operai.
Non si può non affermare che in Italia non fosse stata fatta giustizia: dopo nove anni di processi, infatti, la Corte di Cassazione nel dicembre 2016, aveva confermato la condanna per i manager della Thyssenkrupp, per i reati di omicidio colposo aggravato ed incendio doloso per negligenza. La pena più aspra era stata comminata all’ex amministratore delegato, Harald Espenhahn, condannato a 9 anni ed 8 mesi di reclusione.
Tuttavia, mentre i condannati di nazionalità italiana si consegnavano alla Giustizia, Espenhahn e Gerald Priegnitz si trovavano liberi in Germania, sebbene la Procura Generale di Torino avesse immediatamente emesso il mandato di cattura europeo. Si tratta di un atto con il quale l’Italia chiedeva alla Germania di rendere esecutiva la condanna, così come previsto dagli accordi tra i due Paesi.
Si apriva un caso più che giuridico, politico: i due manager rivendicavano il diritto di espiare la pena nel proprio Paese d’origine, e la Germania non eseguiva il mandato ed i due davano origine ad un altro iter giudiziario con il quale chiedevano l’archiviazione del caso in terra tedesca, sostenendo il fatto che il processo in Italia sarebbe stato “imperfetto e non eseguito correttamente”.
Importantissimo nella vicenda, anche se non fondamentale, l’operato della trasmissione televisiva “Le Iene”, che forse più di tutti è riuscita a smuovere le acque ed a mantenere vivo il ricordo delle vittime. Pochi giorni dopo la messa in onda di un servizio, nel 2019, a distanza di quasi 3 anni, il Tribunale di Essen, competente per la decisione, emetteva un provvedimento ponendo in evidenza come non vi fossero motivi od errori procedurali per non eseguire il mandato di cattura europeo richiesto dall’Italia.
Nel frattempo, tuttavia, il provvedimento veniva sospeso, poiché la difesa dei due manager aveva proposto appello avanti il Tribunale di Hamm; e, nel frattempo, i due non avrebbero potuto essere arrestati prima della pronuncia. Solo nello scorso febbraio, tuttavia, il Tribunale Regionale Superiore di Hamm ha respinto il ricorso di Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz che sconteranno non la pena intera, ma cinque anni di detenzione. Ciò in quanto la Corte, dopo vari ed inspiegabili ritardi, aveva dato esecuzione al mandato d’arresto richiesto dall’Italia, ma lo aveva adeguato al diritto tedesco secondo il quale il reato di omicidio colposo è punito con la detenzione massima di 5 anni.
I loro legali sarebbero già pronti a proporre ricorso all’equivalente della nostra Corte di Cassazione ma, dopo dodici anni, i due manager inizieranno a scontare la loro pena. Sarebbe da chiedersi perché si è reso necessario l’intervento di una trasmissione televisiva, ma a questa domanda, probabilmente, non si potrà dare risposta.
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