Cronache dai Palazzi

L’Italia sta assistendo ad una confusa fase 2 e si prevede una non semplice fase 3 in autunno, in cui tra l’altro si assisterà al rientro in classe di molti ragazzi. Il sistema scuola è di certo uno dei settori chiave sul quale è necessario un accordo ampio tra le parti, e tra Stato e Regioni. Già solo il fatto che l’Italia sia tra i pochissimi Paesi europei a non aver riaperto le scuole genera perplessità e scontento.

La confusione delle “linee guida” da seguire per il rientro in classe, trasmesse alle Regioni e ai presidi in vista della riapertura il 14 settembre, ha scatenato non a caso proteste in oltre sessanta piazze d’Italia. Hanno protestato migliaia di genitori, studenti, e insegnanti del comitato Priorità alla scuola. “La ministra Azzolina ha incontrato i sindacati e gli Enti locali”, ha assicurato il premier Conte dal fronte governativo. “Stiamo lavorando tutti i giorni per consentire di tornare in sicurezza a scuola a settembre”, ha puntualizzato Conte.

Dal fronte degli Enti locali il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, evita a sua volta di parlare di un eventuale ‘rimpasto’, e auspica la collaborazione. “Niente pagelle” quindi alla ministra dell’Istruzione, “troviamo piuttosto soluzioni efficaci insieme”, afferma Bonaccini. “Ci stiamo confrontando con l’esecutivo per arrivare a misure applicabili, che permettano la riapertura delle scuole, non altro”. L’obiettivo è “un testo condiviso” per il riavvio del sistema scolastico.

Una pandemia senza precedenti ha di certo stressato il governo, impegnato in prima linea nella gestione dell’emergenza, che ha tra l’altro richiesto “l’impegno straordinario di tutto il Paese, istituzioni e cittadini”. Ma fin dall’inizio della fase 2 la scuola doveva essere messa al primo posto – ammonisce Bonaccini -. È la priorità, l’Italia non riparte davvero se non riparte la scuola” e, soprattutto, “le regole vanno concordate”.

“Chiudere è stata scelta molto sofferta”, ha ribadito il premier Conte al termine della Conferenza Stato-Regioni che ha dato il via alle ultime linee guida per  la riapertura delle scuole il 14 settembre. A disposizione “Un ulteriore miliardo per una scuola più moderna, sicura e inclusiva. E nel Recovery Fund un importante capitolo sarà dedicato proprio agli interventi sulla scuola”, ha aggiunto il premier assicurando che non saranno più tollerate “classi pollaio”.

“Le scuole dovranno essere prima di tutto pulite”, ha spiegato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. È inoltre necessario “tenere il metro di distanziamento, evitando gli assembramenti. Faremo formazione del personale, ci lavoreremo con la Protezione civile, e dialogheremo con le famiglie e gli studenti”. Un software permetterà al ministero di viale Trastevere di calcolare esattamente gli spazi a disposizione all’interno dei diversi istituti scolastici: “Ora so, classe per classe, quanti metri ho a disposizione”, ha affermato la ministra Azzolina. Nello specifico, dal calcolo degli spazi negli istituti e dovendo rispettare il distanziamento di un metro, “il 15% degli studenti” dovrà fare lezione “fuori dalla scuola”. “Portiamo gli studenti nei cinema, nei teatri, nei musei, facciamo in modo che respirino la cultura di cui hanno bisogno. Portiamo anche i più piccoli al parco quando il tempo lo consente a fare lezione”, ha spiegato la ministra dell’Istruzione.

Promesso inoltre un aumento di stipendio agli insegnanti che a luglio riceveranno un incremento in busta paga dagli 80 ai 100 euro. Inoltre “con i nuovi stanziamenti ci saranno 50mila assunzioni a tempo determinato”. Da gennaio ad oggi sono stati stanziati circa 4,6 miliardi a favore della scuola, ai quali si aggiunge il miliardo annunciato di recente. “La scuola non aveva mai visto tutti questi soldi perché è stata sottoposta a tagli che l’hanno in parte ridotta come è”, ha affermato la ministra Azzolina presentando le linee guida per il Piano scuola 2020-2021, approvate in Conferenza Unificata. Si promette, in definitiva, “una scuola con meno alunni per classe, più docenti e più specializzati”, come ad esempio docenti laureati in inglese fin dalla scuola primaria.

Nella bozza del documento delle linee guida è stato messo in risalto il distanziamento fisico tra gli studenti che “rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione”. Rispettando le indicazioni del Comitato tecnico scientifico (Cts), il distanziamento è “inteso come un metro fra le rime buccali degli alunni”. Specifiche “Conferenze dei servizi”, strutturate “su iniziativa dell’Ente locale competente, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici”, mireranno invece ad “analizzare le criticità delle istituzioni scolastiche che insistono sul territorio di riferimento delle conferenze”. L’obiettivo  – come si legge nella bozza – “sarà quello di raccogliere le istanze provenienti dalle scuole” in particolar modo per quanto riguarda “spazi, arredi, edilizia al fine di individuare modalità, interventi e soluzioni che tengano conto delle risorse disponibili sul territorio in risposta ai bisogni espressi”. Continua infine lo screening sierologico del personale dei vari istituti scolastici per assicurare una ripartenza in piena sicurezza.

Al di là di una politica senza certezze, il documento che mette nero su bianco le linee guida per la ripresa dell’anno scolastico 2020-2021 sembra rappresentare un sincero compromesso tra Stato e Enti locali. Questi ultimi vigilano a loro volta affinché a settembre tutti gli studenti siano presenti in aula con i propri insegnanti e per di più in condizioni idonee.

“Stiamo lavorando perché la didattica avvenga in aula, in presenza. Al governo abbiamo chiesto soprattutto due cose, il personale necessario, docente e non docente, e le risorse finanziarie per partire davvero in sicurezza”, ha affermato il presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini. La nuova scuola richiederà non solo spazi più ampi ma anche la gestione di ingressi scaglionati, trasporti e controlli adeguati. Assicurare tutto il personale necessario, docenti e personale Ata, è di certo tra le priorità più importanti per gestire la ripartenza in sicurezza della macchina scolastica. Sull’uso delle mascherine all’interno delle classi si deciderà invece a fine agosto – ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza – dopo aver ascoltato un ulteriore parere del Comitato tecnico scientifico. Il governo ha comunque già accolto la proposta delle Regioni di lasciare l’obbligo di indossare la mascherina solo negli spazi comuni, dalle elementari alle superiori, e quindi in classe molto probabilmente si starà tutti senza.

La didattica a distanza dovrebbe essere prevista per le superiori come misura integrativa ma si lavora per renderla, nella pratica, una misura residuale e limitata il più possibile a situazioni di emergenza. Le lezioni torneranno a svolgersi in presenza anche all’interno delle Università perché – come spiegano i rettori – anche se “la didattica a distanza è stato uno strumento indispensabile per garantire il diritto allo studio durante il picco della pandemia”, anche l’Università “non può prescindere dall’aula in presenza”. In sostanza, “la didattica è un’esperienza formativa sociale, non solo cognitiva”.

Rimangono comunque necessari dei chiarimenti per quanto riguarda i reali stanziamenti di risorse che saranno rese disponibili, l’incremento netto di personale (docenti e bidelli), le procedure e i tempi per l’adeguamento delle strutture.

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