L’ultima rivoluzione
Prescindendo dal significato strettamente politico che i più insistono a voler dare a dei semplici colpi di Stato, il termine rivoluzione indica il completo rovesciamento e stravolgimento di una situazione o il cambiamento radicale di un contesto economico o sociale. Lo fu sicuramente quella del neolitico, in cui l’uomo passò da un’economia di caccia e raccolta a quella agricola. Le popolazioni divennero stanziali e poterono dedicarsi all’osservazione dei cicli di vita delle piante oltre a creare i primi villaggi, deforestare, creare utensili e permettere l’aumento demografico.
Rivoluzione lo è stata quella industriale quando, con la creazione delle fabbriche, oltre ad un cambiamento totale dell’economia, si determinò un radicale cambiamento delle dinamiche sociali e familiari che vide lo sfaldarsi della famiglia come centro unico di produzione economica, sia essa artigianale che agricola. Il lavoro in fabbrica permise il distacco dal vecchio nucleo familiare. In tal senso ha avuto meno impatto la seconda rivoluzione industriale.
Altre rivoluzioni possono essere quella copernicana e quella portata dall’Illuminismo, che hanno determinato un capovolgimento del modo di pensare e, ultima, è quella generata da internet, con la possibilità di accedere alla Rete per fare semplicemente tutto. Ce ne siamo probabilmente accorti già quando abbiamo iniziato a mandare messaggi e mail invece di lettere scritte a mano; ne abbiamo preso atto accettandola nel momento in cui abbiamo iniziato a ascoltare musica e vedere film on line e, infine, siamo giunti alla sua massima forma di espressione con la vita di relazione tramite i video di cellulari, tablet e computer. Non solo incontri di lavoro (conference o call), ma anche la scuola (e-learning) e la spesa (shopping on line). E, aiutato anche dall’emergenza di una pandemia, l’E-commerce è il punto di non ritorno di questa rivoluzione globale che può soltanto proseguire. Il come, spetta soltanto a noi dirlo per non esserne travolti.
E’ una rivoluzione più importante e penetrante forse addirittura di quella della stampa, perché iniziata facendo entrare nelle nostre case e nel quotidiano notizie e informazioni con risultati e conseguenze che, nei primi anni di lavoro di Gutenberg, non potevano essere raggiunte in quanto si poteva stampare solo testi già scritti e conosciuti.
Quella di internet, dell’informatica, è stata una rivoluzione strisciante. Non ha avuto episodi eclatanti come una presa della Bastiglia o lo spuntare di fabbriche che erano dei veri e propri segni evidenti del cambiamento che si stava realizzando. Non abbiamo assistito ad un esplodere di ferrovie e aumento dei trasporti come accadde durante la seconda rivoluzione industriale. Quella della Rete è stata una rivoluzione che è iniziata a basso profilo, in maniera quasi non traumatica. Ci stavamo rendendo conto, ad esempio, che sostituire la macchina per scrivere con un primo ingombrante computer avrebbe portato ad una graduale eliminazione delle segretarie? Avevamo capito che il cellulare avrebbe cambiato il nostro modo di comunicare? Chiediamoci anche come sono cambiati moltissimi, se non quasi tutti, i nostri lavori. E cambieranno ancora. Ci siamo resi conto che il poter fare tutto da casa, senza costi per spostarsi, per comprare abbigliamento adeguato, di pasti fuori casa, è una comodità alla quale ci stiamo abituando. E anche per le aziende è un vantaggio.
Cambierà il mondo della produzione, dell’insegnamento, delle relazioni sociali. Internet è entrato nella routine. E’ avvenuto quanto era stato puntualmente indicato da Peter Druckner un precursore dei moderni concetti di management che, già in una non sospetta epoca keinesiana in cui cercò di porre l’accento sul comportamento umano che non su quello dei beni e delle commodities.
In alcuni suoi scritti dei primi anni duemila, prima ancora degli attentati dell’undici settembre, aveva posto l’accento su questo lento e inarrestabile processo di routinizzazione che, oggi, si è ormai definitivamente stabilizzato e che ci permette tra l’altro, ad esempio, di poter leggere un articolo di giornale senza bisogno di doversi recare in un’edicola, acquistarlo e, dopo, liberarsi di una carta inutile. Non ci rendiamo infatti forse ancora pienamente conto che la rivoluzione digitale ci permette di avere a nostra disposizione quantitativi di informazioni e dati assolutamente impensabili e le cui quantità e dimensioni vanno ben oltre i limiti della nostra comprensione. Non possiamo quindi parlare solo di una rivoluzione digitale o dell’informazione. Questa probabilmente è davvero l’ultima rivoluzione totale e globale.
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